Allora, Federico, il meccanismo non è molto complesso anche alla luce delle recenti normative. La norma basa, detta in parole semplici, è che devi avere versati 120 giorni di contributi all' anno e per 20 anni. In questo caso, hai il pieno diritto di ricevere la pensione minimale prevista dalle Legge vigente. Ora, poichè la materia è ancora in fase di "consolidamento", soprattutto per alcuni casi particolari che magari la Legge non prevede direttamente (occorrono interpretazioni analogiche o poco restrittive) ma che, in parte, trovano conforto in alcune sentenze della giurisprudenza, personalmente ti suggerisco di consultare una serie di siti che affrontano questo tema in maniera molto dettagliata. Ne trovi tanti.
http://www.infomusicante.it/documenti/articoli_2003_html/marzo_2003.htm Quello di sopra è un sito "sintetico" ma esaustivo dei casi più generali che si possono avere nella pratica. Ce ne sono tanti altri. Il tema è molto sentito e dibattuto.
La domanda che si potrebbe porre è: quanti musicisti ( in generale, lavoratori dello spettacolo), oggi, in Italia, possono permettersi di versare 120 giornate lavorative in un anno ? Quanti sono i datori di lavoro disposti a farsi da sostituti d' imposta versando il contributo dovuto? E' già difficile lavorare, difficile farsi retribuire, difficile farsi retribuire adeguatamente, difficilissimo trovare un datore di lavoro che faccia le cose in regola. Non credo sia una visione catastrofica, ma bisogna darsi molto da fare.
L' input che hai lanciato è attualissimo e ricco di problematiche. Personalmente ritengo che ancora una volta la Legge penalizzi, nel nostro ordinamento, la figura generica del lavoratore dello spettacolo. E non è una cosa nuova. La vecchia normativa era forse più "accogliente". La nuova, per far emergere il "lavoro a nero" , ha messo molti col coltello alla gola. Alla fine mi sembra che solo l' Enpals ne esca vincitrice ... e pochi altri che ci speculano.
Vito