Vorrei esprimere il mio pensiero su questa problematica che forse è un pò "atipico". A mio giudizio, non è possibile parlare di altezze standard per le corde. Sono tutte leggende metropolitane quelle che portano qualcuno a dire che le corde debbano avere una certa altezza ed una certa larghezza fra di loro. Se Tizio, famosissimo contrabbassista classico o Jazz usa determinate altezze, è sbagliatissimo dover necessariamente riportare sul proprio strumento quelle dimensioni. I parametri che variano sono molteplici. Una volta scelta la corda, dobbiamo anche cercare di capire cosa vogliamo fare, le nostre individuali caratteristiche fisiognomiche (sono alto o basso, mano grande o piccola, mano robusta o debole...) e come il NOSTRO strumento in base al nostro sentire musicale, possa rendere al massimo. Se un buon liutaio non è in grado di aiutarci in questo senso, ma è "standardizzato", meglio fare da sè. Verifichiamo anche lo spessore del manico: talvolta, basta riportarlo a dimensioni più consone alla nostra mano, e tutto cambia. Io non sono un jazzista, ma un ponticello regolabile è un' invenzione straordinaria: io lo uso per il classico. In USA è più facile trovare contrabbassisti che montano il regolabile che non il contrario. L' action la si può stabilire nella maniera ottimale in base a fattori musicali ed anche metereologici. E' una pretestuosa falsità affermare che con i regolabili il suono è meno potente. Falso! Studi fonometrici hanno dimostrato la stessa capacità di viaggiare del suono ed un' identica pressione sonora. Cosa cambia? A seconda degli anelli regolatori usati, in alluminio forse sono i migliori (ve ne sono ben sette tipi diversi) ... ecco perchè sono i più usati, il nostro strumento produrrà una serie di frequenze base e relative armoniche differenti. Con l' alluminio, si è visto che la qualità del suono è praticamente identica a quella di un ponte normale. In taluni casi il regolabile aumenta una determinata fascia di armoniche che rendono il suono più ampio e meno compresso. La qualità varia con altri tipi di anelli regolatori. Ma con l' alluminio non vi sono problemi di sorta. Qui in Italia abbiamo una mentalità molto fossilizzata. Se durante i miei studi qualcuno mi avesse parlato dei regolabili, ragazzi!!! ... sarebbe stata una fortuna. Suoni in orchestra? Bene, alza la action. Fai il solista? Abbassa la action anche a 5 mm per la prima, basta che non frusti con facilità. Devo suonare un bel Blues? Beh qui voi siete gli esperti. La cosa però più importante è però la qualità della tastiera e come viene lavorata. Un classico ha esigenze diverse da un jazzista. Pertanto il buon liutaio deve sapere quali sono i segreti per regolare una tastiera per un jazzista affinchè non frusti tutto al minimo affondo. Come porla in asse è la cosa più difficile. Come lavorare il capotasto è un altro fattore importante. La tastiera di un jazzista viene registrata in maniera leggermente diversa da quella di un classico. In tal modo, il discorso dell' action diventa più logico, poichè anche con corde bassissime si possono ottenere ottimi risultati anche con un fabbricone. Poi la qualità dello strumento è un altro discorso, che nel Jazz non so fino a che punto possa valere, specie quando si amplifica. E' una provocazione, ovviamente. Ma anche con una buona fabbrica, registrata a dovere, i risultati possono essere sorprendenti se siete anche dei buoni fonici di voi stessi. Scusate la prolissità. A presto Vito p.s.: ottima scelta, Giorgio, quella del regolabile da Gollihur. Ne ha veramente di eccezionali: spero che scelga per te il legno meglio stagionato.
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