Hot Topic (More than 10 Replies) Corso di Stoll a Fiesole (Read 12760 times)
infinito67
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Corso di Stoll a Fiesole
22.02.2005 at 19:58:25
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Carissimi amici contrabbassisti,
sono appena entrato nel forum e inauguro la mia presenza chiedendo ragguagli sul corso che dovrebbe tenere Klaus Stoll a Fiesole durante il mese di Aprile e se fosse opportuno farlo anche utilizzando una tecnica diversa  dalla tedesca! Aspetto eventuali pareri sperando che un buon impulso musicale possa spesso trascendere tecnica e scuola!(Sto valutando ,ascoltando contrabbassisti come Streicher o Karr,  che con l'arco alla francese risultanno più ardue alcune trovate di fraseggio sia per l'emissione che per il tipo di sonorità e di legato.Che ne pensate?
Grazie della vostra attenzione!
Infinito67
  
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dinibass
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #1 - 23.02.2005 at 10:01:41
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Benvenuto!
Credo che il M° Vito Liuzzi (valente moderatore del forum) non concorderà con il tuo commento sull'arco francese rispetto al tedesco. Ma sono certo che ti risponderà lui!!

Nel frattempo ti invito a tenere infornato il forum sull'argomento del workshop di Stoll!

ciao
g
  
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Beppe
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #2 - 23.02.2005 at 10:53:18
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Parlando in maniera molto semplicistica le differenze potrebbero riassumersi in:

con l'arco alla tedesca è più facile suonare i cantabili alla koussevitzky, mentre è più difficile suonare i pezzi in cui l'arco deve continamente saltare da una parte all'altra (tipo dittersdorf).

Ho conosciuto diversi contrabbassisti che son passati dall'arco alla francese al tedesco, non ho mai conosciuto nessuno che ha fatto il passo contrario
  
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vitoliuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #3 - 23.02.2005 at 15:59:04
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Quote:


Ho conosciuto diversi contrabbassisti che son passati dall'arco alla francese al tedesco, non ho mai conosciuto nessuno che ha fatto il passo contrario

Amen!

Benvenuto anche da parte mia, Infinito67.
Che dire! Si potrebbe scrivere una Tesi sui due tipi di arco ed ognuno continuerebbe a rimanere sulle proprie opinioni. Come dire: è meglio l' arco alla francese od alla tedesca? Risposta: entrambi!
Dopo il Diploma, parlo del periodo Mesozoico, m' incuriosi anche l' arco alla tedesca e ne acquistai uno in legno brazile, discreto ma giusto per provare. E' sicuramente più facile da impostare! Su questo non vi è dubbio ... l'ho sperimentato con i miei poveri allievi anni or sono. Sono due tecniche differenti ma, a mio giudizio, non ve ne è una che prevalga sull' altra. I limiti della prima vengono assorbiti dalla seconda e viceversa.
Mi spiego meglio.
Karr-Streicher : eccezionale il loro arco alla tedesca ... ma Karr sa anche suonare bene con l' arco alla francese e dice che solo studiandoli entrambi si possono capire pregi e difetti dell' uno e dell' altro. Ma lui a 10 anni tirava l' arco alla tedesca e così ha continuato.

Rabbath: arco alla francese col pollice sulla bacchetta e non nella "U" del nasetto. Bene ... sentite o vedete ciò che ha fatto (e fa tuttora) questo talento incredibile con il suo arco. Ci sono colpi d' arco che possiamo solo sognare e che "alla tedesca" sono a dir poco impensabili. Ma il suono di Rabbath è un pò più povero, insomma non è tirato come l' altra tecnica.

Allora? Personalmente, e cerco di non dilungarmi in tecnicismi nevrotici, cerco di insegnare la tecnica alla francese con il pollice nella "U", cercando di applicare alcuni modelli di tenuta della tecnica alla tedesca.
Insomma, si prendono delle idee da una parte per applicarle all' altra!

Hai mai ascoltato un Volteggio balzato in velocità fatto bene dai "tedeschi"? Io mai! E' la postura della mano che ne impedisce il giusto balzato!
Hai mai ascoltato un "satillè" alla Rabbath fatto dai "tedeschi"? Io no!
Ma, dall' altra parte, mi fa venire i brividi la portanza sonora di Karr anche se non c'è nessun colpo d' arco che mi sia rimasto impresso nella mente.
Forse è questa la differenza!
Alla francese c'è più fantasia e maggiore libertà di movimento anche con polso e dita. 
Nella tedesca si predilige la spinta orizzontale della bacchetta ma qualche colpo d' arco non è poi così bello da ascoltare.

Insomma è difficile propendere per una delle due, ma è più semplice carpirne i pregi e difetti e fare un giusto mix.
Prova ad ascoltare Milani o Ferraris o Bocini e così via. Possiedono colpi d' arco che non sono mai stati secondi a nessuno.

Stoll è un grandissimo! Ma non ho mai sentito suoi colpi d' arco che mi hanno fatto venire i brividi ... forse era estate quando lo ascoltavo! Wink!

Insomma, è una scelta che di solito non viene fatta spontaneamente e quindi posso capire le varie "fazioni".
Ma in un modo o nell' altro, se si studia bene e tanto, i risultati si ottengono ugualmente. Il problema è studiare BENE e TANTO (o quello che basta!).

Saluti.

Vito Liuzzi

p.s.: l' impugnatura alla tedesca segue la Tradizione dei violoni, viole da gamba ecc., quella alla francese inizia là dove la Traditio ha fine! Ma certamente sono in errore ...

  
vito liuzzi
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Stefano_Sciascia
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #4 - 23.02.2005 at 21:08:20
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Un saluto a tutto il Forum *** 
 
Arco alla francese e alla tedesca insieme nella stessa mano !!! 
 
Questa e' la risposta esatta . 
 
Ciao amici e nemici   
 
Stefano Sciascia   
 
e la Musica suona.........e il silenzio....suona *** 
 
Stefano Sciascia *** 
  
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infinito67
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #5 - 24.02.2005 at 08:58:36
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Grazie degli interessantissimi spunti.
Sono concorde nel preferire la tecnica alla francese per la diversificazione dei colpi ed anche per  una maggiore personalizzazione dell'approccio al fraseggio . A quanto penso di aver capito conviene conoscere il meccanismo di emissione dell'arco alla tedesca diciamo per una componenete "culturale"come penso abbia fatto a suo tempo Jean Marc Rollez.Forse il vantaggio concreto dei tedeschi potrebbe essere legato alla forza peso quando si suona in piedi ed ad uno staccato d'orchestra più netto e forse immediato.Ma per l'uso solistico dello strumento è una tecnica che in qualche modo frena un certo slancio e presenta un'eccessiva linearità  anche se risulta più pronta sull'attacco dei bassi.Io perseguo e cerco di migliorare la tecnica con cui sono cresciuto strumentalmente che è quella alla francese la quale mi consente anche maggiore condivisione di pareri e di confronti, essendo quella maggiormente utilizzata in Italia.
Alla prossima!
Infinito67
  
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vitoliuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #6 - 24.02.2005 at 09:33:25
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Il maestro Stefano scherzando ha detto una cosa esatta: servirebbero entrambi Smiley!
Ma alla fine l' arco alla francese proprio se senti gli staccati alla torinese od altri colpi d' arco ANCHE eseguiti dall' anziano ma eccezionale Milani, ti fanno capire, per esempio, che la nostra conduzione dell' arco non è seconda a nessuno. O ascolta i fraseggi magici di un certo Stefano Sciascia: con l' arco alla tedesca simile fraseggio è a dir poco impossibile ottenerlo ... almeno io non ho sentito ancora nessuno.
Cmq. la questione rimarrà sempre aperta 8)!

Saluti

Vito
  
vito liuzzi
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Stefano_Sciascia
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #7 - 24.02.2005 at 10:39:49
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Grazie Vito ,

il mio saluto amici e nemici e' una consuetudine , considero da sempre amici tutti fino a prova contraria ,ciao Giorgio Dini , hai reg un disco molto bello.

Ho scritto entrambi gli archi ,scherzando ,perche' come dice saggiamente Vito servirebbero tutti e due .

J.MRollez che conobbi alcuni anni fa...non dico quanti , durante una lezione mi fece provare una sua invenzione realizzata con un liutaio francese di sua fiducia,il nome non lo ricordo .

Era un incrocio tra l'arco francese ed il tedesco , un ibrido che ancora adesso alcuni cb francesi usano .

***

La mia esperienza mi ha portato ad inventare una tecnica che possa essere un unione di entrambi gli archi .

Questo  nasce dall'esigenza di unire le caratteristiche che i colleghi hanno magistralmente descritto come punti forti o deboli di ogni arco .

Invito quindi a scegliere un denominatore comune : provate a suonare una frase musicale esattamente come la cantate con la vostra voce .

Usando i due archi ,non insieme..ha ha..

Poi imitate con il vostro "solito" arco (francese o tedesco) il suono che vi piace di piu' .

Nei passi molto veloci usate sempre il suono che vi piace di piu', fraseggiando il brano esattamente come fosse un adagio anche se e' Paganini , poi suonatelo pure a tempo ,ma lasciando lo stesso fraseggio nell'arco .

risulta molto flessibile " ad agium " a proprio agio ,correggimi Vito se ho toppato !

E' il processo inverso ,partiamo dalla nostra voce per suonare come ci piace , mi chiedevo sempre perche' quando il mio Maestro al Conservatorio cantava io suonavo meglio .

Ok mi fermo .

Spero che la mia poca esperienza possa servire a qualcuno affinche' la Musica che tutti noi abbiamo nel Cuore possa vibrare FF e portare serenita' anche a chi la Ascolta .

Frate Stefano ***

P.S. Vedi Vito e' per questo che scrivo poco..



  
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vitoliuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #8 - 25.02.2005 at 09:53:46
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Caro Stefano,
ahhh.... se potessi scrivere sempre così!
E' un piacere ascoltare il tuo pensiero.
E poi non hai fatto altro che descrivere la particolarità che ti ha reso lo Stefano Sciascia e che noi tutti conosciamo e spero apprezziamo ( io SI!): la cantabilità.

Quando sentirò un contrabbassista che suona alla tedesca fraseggiare e "cantare" come fai tu, evidenziando il più piccolo particolare o tocco di vibrato, forse cambierò idea sugli archi ... che poi non sono tutto se non c'è uno studio serio alle spalle. Basta ascoltare il "vasto" materiale discografico ormai a disposizione, o dal vivo, per potersi fare un'idea!

Ciao Stè!

p.s.: Stefano, è interessante leggere in un Forum non solo i "messaggini" ma anche un pensiero più corposo. Chi vuole legga ... altrimenti il web presenta tante altre novità più interessanti specie "da vedere" Wink!
  
vito liuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #9 - 25.02.2005 at 09:59:59
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ops.... dimenticavo!

Non credo che si possa creare un archetto ibrido perchè si verrebbe a snaturare il concetto stesso delle due diverse scuole. Ma immodestamente nel mio piccolo anch'io mi sforzo di insegnare a tirare l' arco applicando anche una certa filosofia "alla tedesca". Ma è solo per avere una conoscenza ed abilità maggiori nella conduzione dell' arco. Un misto fritto? Probabile! Ma vi assicuro che rende in termini di "focalizzazione" del suono, alcune volte un pò troppo "spazzolato". FINE!

VL
  
vito liuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #10 - 25.02.2005 at 10:13:59
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Grazie Frate Stefano per la tua lezione gratis:

in effetti ad un masterclass l'anno scorso un tuo famoso collega (prima parte in una grande orchestra italiana) mi fece cantare l'inizio dell'allegro alla Mendelssohn e mi fece notare la differenza tra quello che cantavo e quello che suonavo. Molto interessante. 

Certo che è molto più elegante vedere uno che suona con l'arco alla francese. (parlo solo a livello estetico)

Beppe
  
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #11 - 25.02.2005 at 16:18:40
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Caspita, la presenza di Stefano dà un gran bel valore aggiunto a questo Forum!

Non posso che invitare il M° Sciascia a elargire questo tipo di consigli più spesso!

giorgio
  
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vitoliuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #12 - 25.02.2005 at 17:32:34
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Non per nulla il maestro Frate Stefano Sciascia ha pubblicato il più alto numero di CD in Italia. Forse non lo sapevate 8:) ... ma Stefano ha inciso più di Petracchi (non me ne voglia il venerando MAESTRO) e se continua così "partorirà" un Cd all' anno. Grande Stefano!
A dispetto di chi sostiene che il vero solista si vede e si sente solo "dal vivo" ( "da morto" è un pò più difficile!).

Allora io dico, anche ad i miei allievi: "Provate a registrarvi quando ne avete il coraggio e capirete quanto difficile sia impostare un progetto discografico: studio, lavoro e ... sacrifici, ... stonature ed imperfezioni comprese !!!"

Magari apriamo un topic sull' argomento ... non si può pensare nel terzo millennio una cosa così vetusta.

Se Bottesini avesse potuto incidere qualcosa (i tempi non glielo hanno purtroppo permesso), avrebbe registrato più dei 54 CD di Karr. E chi ha letto la vita del B.o.t. sa che era una persona sensibile e legatissima al padre, ma pronto a far di tutto pur di "pubblicizzare" il suo amato contrabbasso. STOP!

  
vito liuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #13 - 26.02.2005 at 08:09:52
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Cari amici ,

sto cercando di approfondire il discorso tecnico dell'arco sul materiale musicale cercando di estrapolare spunti tecnici dai passi dei concerti o degli studi evitando una dicotomia Tecnica /Musica.Ma la difficoltà è far venire fuori da un pur solido impianto base di formazione ,la propria voce ,la propria personalità .Con il contrabbasso ,sormontati i macigni tecnici e le svariate problematiche di arco etc...,rimane l'obiettivo di un'idea musicale con cui approcciarsi coerentemente con il repertorio ed in particolare una precisa identità di suono.
Il problema grosso è fare la musica poichè ,nonostante l'evoluzione dello strumento abbia schiarito molti orizzonti prima inesplorati, la caratteristica sonorità va "domata" per così dire , per favorire espressività e cantabilità,spesso poco immediate. Concordo nell'ascoltarsi continuamente e di fare un analisi attenta di ogni passo che si compie partendo sempre dalla musica e da un'idea precisa!
Infinito67(luigi)
  
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infinito67
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #14 - 26.02.2005 at 11:24:10
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Carissimi colleghi,
ho da poco trovato un recapito a cui fare capo per eventuali informazioni sulla masterclass che Klaus Stoll terrà a Fiesole dal12 al 17 aprile 2005.
Ve lo comunico qui di seguito insieme ad un indirizzo e mail della segreteria di Fiesole:

Recapito telefonico: 055/597851
indirizzo e mail: segrdidattica@scuolamusica.fiesole.fi.it
Se il  costo fosse accessibile potrebbe essere interessante .(Ho ascoltato Stoll in una registrazione della Passione secondo Matteo di J.S.Bach in cui aveva il ruolo di continuo.L'orchestra della Scala era diretta da Abbado.Molto preciso e pulito in tutte le figurazioni contrappuntistiche , aveva un suono avvolgente e morbido)
Un saluto a tutti voi!
Infinito67(Luigi)
  
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vitoliuzzi
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Re: Corso di Stoll a Fiesole
Reply #15 - 26.02.2005 at 13:47:50
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Grazie Luigi per le tue indicazioni.
Il problema è "fare musica"! ... è FAR CANTARE un contrabbasso, aggiungo io!.

Tema ancora più complesso del primo se pensiamo che sul contrabbasso occorre studiare tre volte di più per avere la meta delle soddisfazioni rispetto ad altri strumenti. 
Personalmente sono convinto di un aspetto che, irrimediabilmente ne coinvolge altri: l' importanza dello Studio della Tecnica Pura Applicata al contrabbasso diventa fondamentale (ovviamente cercando di avere i ferri del mestiere sistemati in modo adeguato ed appropriato). 

Un tempo si era convinti che solo studiando ore ed ore quello studio o quel concerto o quella sonata, si potessero migliorare le cose, almeno sotto il profilo della cantabilità e di un fraseggio decente dal punto di vista melodico.

Oggi non è così!
Occorre abbinare un duro lavoro di conoscenze puramente tecniche per poi notare come l' esecuzione di un brano può seguire il nostro volere, quello che abbiamo intenzione di realizzare. Il maestro Stefano prende a riferimento il Canto magari di una bella cantante per riportarlo sul suo magico strumento: e vi riesce con grande naturalezza. Ma sono certo che alle spalle per ottenere un simile risultato assolutamente personalizzato ma nuovo nel panorama internazionale, vi sia ancora oggi grande studio di Tecnica Applicata.
Il contrabbasso può essere un leone inferocito ma addomesticabile; solo quando riusciamo a non essere suoi schiavi nelle esecuzioni ma riusciamo a tenere le redini per il grande "tecnico" sviluppato sullo strumento, allora potremmo avere qualche soddisfazione.

La ricerca musicale del "bello Artistico" in forma pura ed assoluta, legata all' individuo che cerca di esprimere la parte più profonda del proprio Io (o Super-Io in alcuni casi!), non può assolutamente prescindere da uno studio tecnico serio e ben programmato per non avere problemi di tendinite o altri acciacchi.

Quando questo primo e durissimo scoglio viene affrontato e superato, quando la padronanza dell' arco è tale da permetterti di "suonare al buio parlando di calcio o donne o quello che volete voi" (come la padronanza assoluta delle posizioni e relativa intonazione), bene, solo allora si può cominciare a lavorare seriamente sul piano dello "strumetalismo puro", ovvero sulla capacità di esprimere il proprio pensiero e sentimenti attraverso uno strumento ostico come un contrabbasso.

Naturalmente solo l' insegnante, nel corso degli anni, può rilevare e correggere i punti deboli dei propri allievi, intervenendo con appropriati esercizi di tecnica, da non considerare MAI fini a se stessi.

In tal modo, lo strumento diventa una sorta di "longa manus" del nostro inconscio, ed entrambi riescono ad interagire al fine di ottenere un risultato che sia almeno confacente con i nostri obiettivi.

Ascoltare fa molto bene. Ma in che modo si ascolta un collega o la musica in generale? E' la ricerca del Bello artistico che rende tutto più interessante. La presenza di bravi maestri da seguire ne è una conseguenza logica, ma non necessaria. 

Ad ogni modo, e concludo, tecnica-musicalità-fraseggio costituiscono non una meta da raggiungere (non tutti vi riescono) ma quasi un anelito forse dicotomico verso cui aspirare anche per tutta la propria esistenza, esattamente come hanno fatto i grandi.

La filosofia musicale è poco insegnata nei Conservatori, così come le tecniche per un approccio mentale con uno strumento che non ti regala niente ma che, "per assurdo", può diventare la tua sana droga quotidiana da cui non potersi staccare.

L' ascolto è fondamentale ma non è tutto! Altri aspetti devono essere messi sul tavolo della discussione. La musicalità si può coltivare e far crescere gradualmente. Una buona dose di tecnica ne costituisce la linfa vitale.

Vito Liù

p.s.: la sensibilità è un dono comune, peccato che alcuni la sopprimano per non sembrare estremamente debole alla reazione con quei sentimenti che fanno la musica, la pura interpretazione di note che da puntini neri si trasformano in qualcosa di magico. Prima per l' esecutore e solo dopo si condivide il Tutto in maniera empatica col proprio pubblico. Se un' emozione non vive in te, non la potrai mai regalare all' Altro.
  
vito liuzzi
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