Hot Topic (More than 10 Replies) Frequenze e tecniche di equalizzazione (Read 16307 times)
campus
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Frequenze e tecniche di equalizzazione
25.03.2005 at 12:29:00
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Tra gli argomenti che mi hanno sempre affascinato/tormentato relativamente al nostro strumento c'è quello della riproduzione fedele dal vivo o in studio del SUONO attraverso sistemi di amplificazione. La letteratura relativa a regole generale di equalizzazione per basso elettrico o contrabbasso è spesso lacunosa o troppo legata allo specifico uso di determinate apparecchiature o strumenti.

Di qui il desiderio di condividere con voi alcune semplici note di esperienza sulle frequenze, in modo tale che quando ci si trovi di fronte ad un amplificatore o ad un mixer in sala si abbia almeno una infarinatura di come questi oggetti possono condizionare il suono, a prescindere dalle loro specifiche tecniche.

Premesso che un sistema standard di amplificazione è generalmente composto da
 
1) uno stadio di preamplificazione del segnale (il "pre") pilotato da un Gain (guadagno); 
2) uno stadio di trattamento delle frequenze che compongono quel segnale (l' equalizzatore: parametrico, semiparametrico, grafico, a shelving type ecc)
3) uno stadio di amplificazione (il "finale") pilotato da un Volume o Master

occorre dire che all'interno di tale sistema lo stadio di trattamento delle frequenze è forse quello più complesso da comprendere e da far funzionare correttamente. Un semplice sistema di equalizzazione si può comporre di controlli di Bassi, Medi e Alti.

Ma su un ampli o su un mixer ciascuno di questi controlli lavora di taglio (cut) o di accentuazione (boost) di particolari frequenze, secondo i criteri costruttivi dei filtri impostati dal costruttore.

Orbene: se si conoscono le frequenze di intervento delle singole manopoline (nel caso di un equalizatore parametrico et similia) o delle slitte (nel caso dell'equalizzatore grafico) che altro non sono che singoli volumi sulle singole frequenze, si potranno fare interventi di "aggiustamento" del suono amplificato con cognizione di causa.
 
Premettendo che l'orecchio deve rimanere lo strumento principe per ogni valutazione del risultato finale e che lo strumento più fortemente condizionato dalla risposta ambientale è proprio il basso/contrabbasso, forse può essere anche utile sapere che:

-      le frequenze da 40 a 60 Hz comportano il soffio dello strumento (attenuare le frequenze sotto gli 80 hz; 100 Hz +3 dB)
-      le frequenze attorno ai 100 - 200 Hz danno il corpo dei bassi (180 / 250 Hz + 1 dB)
-      le frequenze  tra 200 e 315 Hz danno la “fangosità del suono” ( - 3/-6 dB)
-      le frequenze dai 300 ai 500 Hz danno la presenza e la spinta dello strumento (spingendo troppo si ottiene un suono “throaty” di gola) (tra 440 e 500 Hz + 3 dB per il basso; - 3 dB per la batteria)
-      le frequenze dai 630 agli 800 Hz danno il focus dello strumento e l’ articolazione delle note ( 800 Hz - 3 dB)
-      le frequenze attorno ai 1,0 – 1,5  Khz danno la vetrosità del suono e un maggiore attacco sulle note basse (1,5 Khz  - 3 dB)
-      le frequenze superiori vanno attenuate per non avere gli alti troppo taglienti (3 Khz –6 dB)
-      per far "bucare" il basso considerare le frequenze critiche tra 300 e 550 Hz

Disponendo l’ amplificatore (inteso come intero sistema, combo ecc.) a terra inclinato a 45° verso le orecchie del musicista a mo' di spia si possono attenuare i bassi e sfruttando così il basso reflex e la dispersione del suono sul pavimento. 
Il guadagno è fino a 3 Db.

Disponendo l’amplificatore in un angolo di un ambiente chiuso il guadagno è fino a 6 Db.

In ambiente aperto conviene aumentare un po’ i bassi fino a dare l’ effetto di riempimento dell’ area in cui si suona.

(to be continued ...)








  
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vitoliuzzi
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #1 - 25.03.2005 at 13:20:23
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Sarà un piacere ascoltare il seguito della tua lezione Smiley!

Vito
  
vito liuzzi
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #2 - 25.03.2005 at 15:51:41
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Ascoltami Giancarlo,
magari alla fine puoi darci dei consigli pratici pratici su come equalizzare un contrabbasso con microfono o pick-up? Non cambia qualcosa tra i due sistemi di ripartizione del suono?
Grazie per il Post MOLTO interessante.

Un saluto

Vito
  
vito liuzzi
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #3 - 29.03.2005 at 07:20:59
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Vito provo a rispenderti con quel poco che conosco. Le vere lezioni di regia sonora le lascio fare a gente come Harvey Gerst.

C'è molta differenza tra interventi di equalizzazione su un microfono e su un pickup che servono un contrabbasso.

C'è molta differenza tra interventi di equalizzazione su un basso elettrico e su un contrabbasso.  

La differenza sostanziale tra i due strumenti, quello smilzo e quello grasso, dal punto di vista sonoro sta nel fatto che il contrabbasso è uno strumento acustico, con un timbro tipicamente ricchissimo di armoniche e che diffonde la sua voce attravero l'aria in tutte le direzioni. 
Il difficile è catturare la sua voce rispettando il carattere dello strumento.

Il suono del parente elettrico, in genere privo di cassa di risonanza ed al limite provvisto di sole camere tonali, è più povero di armoniche e deve essere per così dire ... costruito attraverso un'alchimia di legni, pickup, hardware e sistemi di amplificazione che rendano giustizia allo strumento.

I trattamenti di equalizzazione su i due strumenti cambiano moltissimo a seconda che ci si trovi in studio o dal vivo.

IN STUDIO

Il "tutorial" che ho introdotto con il primo topic ha carattere solo di esempio di come si può lavorare in studio, ed ha una maggior valenza per lo strumento elettrico, perchè più plasmabile. I correttivi tra parentesi sulle frequenze sono puramente esemplificativi di una situazione reale. Infatti i bravi ingegneri del suono hanno ormai tipizzato le caratteristiche dello strumento elettrico e conoscono gli effetti di interventi tipici di cut o boost su particolari frequenze. Tali frequenze vengono chiamate in gergo FORMANTI proprio perchè scolpiscono il carattere dello strumento elettrico.

Anche qui però si tratta di frequenze di puro riferimento perchè a parità di strumento e settaggi la sonorità finale può essere stravolta da un diverso esecutore: l'elettrico insomma può suonare di volta in volta più da basso elettrico o più da contrabbasso. 

Il contrabbasso in studio paradossalmente è più facile da trattare perchè le componenti sonore le ha già tutte in sè, direi quasi che il contrabbasso ha un patrimonio genetico di tale complessità da renderlo facilmente caratterizzabile e riconoscibile al primo ascolto.

Se il suono viene catturato in aria da microfoni a diaframma largo a risposta lineare e opportunamente posizionati (penso per esempio al tipico AKG 414), l'equalizzatore praticamente non si tocca.

Semmai occorrerà vedere se nella stessa registrazione si presentano FREQUENZE DI MASCHERAMENTO prodotte da altri strumenti.

A livello puramente orientativo in studio per il contrabbasso nelle  bande di frequenza comprese
 
- tra 100 e 150 Hz avviene il controllo di esaltazione dei bassi (boost);
- tra i  150 e i 250 Hz avviene l'intervento di riduzione del rimbombo (cut);
- tra i 450 e gli 800 Hz avviene il controllo della definizione timbrica (boost);
- tra i 3,5 e i 7 KHz avviene il controllo sull'incisività d'attacco

DAL VIVO

Abbiamo già visto come molti di noi che dal vivo necessitano di amplificazione, perchè per esempio suonano jazz, si appoggiano di solito al sistema pickup + amplificatore. Il microfono in genere dà troppi condizionamenti ambientali (rientri di altri strumenti, feedback ecc.). Ebbene per esperienza mi sono reso conto che i risultati sonori migliori a livello sonoro sull'amplificatore si ottengono TAGLIANDO (cut) e non esaltando (boost) determinate frequenze.

Di solito gli interventi più efficaci sono quelli di taglio sulle frequenze più fastidiose che provocano "boominess" o mascherano l'articolazione delle note. E tanti avranno notato che tagliando determinate frequenze si acquista anche un maggior margine potenziale di volume (headroom) senza saturare il suono e restituendo un'immagine sonora più realistica.  
  
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andrea
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W il contrabbasso!

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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #4 - 29.03.2005 at 09:54:15
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bellissimo argomento!
hai per caso delle referenze bibliografiche per approfondire l'argomento?

vi riporto la mia piccola esperienza, senza nessuna pretesa tecnica...
per quanto riguarda l'amplificazione live, io ho notato che con il contrabbasso la cosa migliore e' sollevare l'ampli da terra quando c'e' il bass reflex. in questo modo sono sempre riuscito ad avere un suono migliore, piu' definito, anche se un po' meno presente sulle basse frequenze. e me la sono sempre cavata con i 3 controlli bassi-medi-alti del mio marshall da 30 watt, aggiungendo un po' di bassi e medi e tagliando un po' gli alti. purtroppo non posso fornire dati perche' il mio amplificatore non specifica nulla (frequenze di intervento e db +/-). In ogni caso anche su ampli diversi i risultati migliori li ottenevo quando potevo escludere l'equalizzazione, e ora che mi sono fatto il preamplificatore (senza controlli!) il meglio lo ottengo entrando direttamente nel finale.
e questo perche' il contrabbasso e' gia' "ricco" di frequenze e probabilmente l'accoppiata fishman (piuttosto medioso) e ampli per basso (spesso orientati sulle basse) riesce a dare un risultato abbastanza bilanciato, senza pretendere la fedelta' assoluta al suono acustico.

scusate, mi sa che sono stato un po' logorroico...
andrea
  
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campus
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #5 - 29.03.2005 at 11:06:30
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Se tu sei logorroico allora io sono il profeta Geremia.

Scherzi a parte, Andrea fai delle osservazioni corrette a proposito del posizionamento dell'ampli perchè sollevandolo da terra in teoria gli togli il contatto con una superficie di diffusione ed esaltazione delle frequenze basse.
 
In termini di pressione sonora dovresti togliergli circa 3 dB, il che equivale ad ottenere l'effetto equivalente a dimezzare la potenza del tuo ampli. Il che non è necessariamente un male. Si tratta di vedere se oltre al miglioramento che avverti tu nella definizione dell'immagine sonora stando accanto all'amplificatore, riesci ugualmente a farti ascoltare "fuori" dagli altri musicisti e da chi ti sta di fronte e di valutare se il tuo sistema di amplificazione ti consente di mantenere una sufficiente proiezione di suono per il contesto in cui lo usi.

Il problema degli ampli con sistema di controllo Bassi Medi e Alti è che i costruttori realizzano, per motivi di ovvia opportunità, dei filtri semplificati di equalizzazione  detti shelving type, generalmente tarati su frequenze che in negozio danno l'impressione all'utilizzatore di gran resa e definizione. Cosa tutta da verificare in un contesto di musica d'insieme dal vivo.
 
Tali controlli spostano in alto o in basso intere porzioni o spettri di frequenza tipiche dello strumento.

In altre parole, per fare un esempio, il controllo dei medi potrebbe spostare verso il basso o verso l'alto, secondo la rotazione del pot, una intera banda di frequenze comprese tra i 500 e gli 800 Hz, senza che si abbia la possibilità di intervenire "di fino" sulle singole frequenze che stanno in mezzo. 

Perciò una variazione di controllo sui medi potrebbe influenzare la resa di bassi e alti. Bassi Medi e Alti insomma potrebbero essere "allacciati" tra di loro e dipendere gli uni agli altri.
 
Trovare il bilanciamento a volte è una impresa e quindi necessariamente si ricorre a delle approssimazioni.

Riferimenti bibliografici specifici su frequenze e tecniche di equalizzazione per il basso e contrabbasso non ne conosco, mentre esistono molte cose in letteratura o siti specializzati su tecniche di ripresa audio che danno anche indicazioni di equalizzazione su vari strumenti.
 
Io ho molte schede scritte su carta da formaggio che un giorno o l'altro dovrò riordinare. Ne frattempo se trovo qualcosa di interessante vedo di segnalartela. 

  
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andrea
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W il contrabbasso!

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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #6 - 29.03.2005 at 11:36:46
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grande campus.
in effetti so che togliere 3 db vuole dire dimezzare il volume, ma questo dimezzamento mi ha sempre permesso di "raddoppiare" la qualita' del suono.

so anche che i tre controlli bassi-medi-alti sono una pessima approssimazione e infatti cerco di toccarli il meno possibile, e tenere il suono "d'origine", che pro', arrivando da un pick-up non e' mai veramente fedele.
diciamo che con quello che ho a disposizione "si fa quel che si puo'!"
del resto non ho uno strumento per cui valga la pena di investire per riprodurre il suono perfettamente... Smiley insomma, mi accontento!
  
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vitoliuzzi
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #7 - 29.03.2005 at 14:05:15
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Grazie infinite per questa bella "tesina" di Laurea.

Vito
  
vito liuzzi
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MrPC
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #8 - 30.03.2005 at 04:36:27
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Sicuramente interessante questo post.
Anch'io come Sergiao preferisco utilizzare l'ampli sollevato da terra, almeno di 60 cm, di non intervenire sull'equalizzazione (lasciando tutto in flat).
Il mio problema in ambienti chiusi è infatti dare chiarezza al suono, evitando toni troppo cupi con note poco distinte.
La LittleMark ha regolazioni di 16db (in più o in meno) @40Hz, a 400Hz, a 800Hz ed a 6Khz.
Con queste possibilità di regolazioni che interventi consigli in fase di equalizzazione?

Ciao!
  
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campus
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #9 - 30.03.2005 at 07:22:00
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Per MrPC.

Ti posso solo dare qualche consiglio del tutto teorico perchè non sono lì con te:
- bisognerebbe ascoltare il tuo strumento dalle tue mani ad ampli spento per valutare bilanciamento tra le corde, corpo, definizione e proiezione del suono;
- occorrerebbe capire come il tuo pickup traduce le vibrazioni di ponte e tavola armonica e quanto rispetta la timbrica dei legni (saluta da subito gli armonici trasmessi in aria perchè quelli l'ampli non li può sentire);
- occorrerebbe sentire in quale contesto suoni e insieme a quali strumenti per ascoltare eventuali frequenze di mascheramento;
- occorre valutare che condizionamento ambientale riceve il tuo suono (un conto è suonare in un pub con gente vociante, un conto è un teatro).

Personalmente dal vivo mi muoverei così:
LA PREPARAZIONE DEL SUONO
- ascolterei molto accuratamente il suono del mio strumento in ambiente tranquillo (ad es. a casa mia o in sala prove) e con media riverberazione suonando in acustico (rigorosamente ad ampli spento) con "energia da concerto", cioè imprimendo quella forza che mediamente sono in grado di mantenere per circa 1 ora, 1 ora e mezza senza morire;
- da qui partirei per costruire il mio suono, partendo dalla posizione flat sui quattro controlli e cercando di riprodurlo nel modo più fedele possibile sull'amplificatore ed alzando gradualmente gain e volume FINO AD UN LIVELLO DI COMFORT ACUSTICO (tale livello di pressione sonora è quello da cui è possibile partire equalizzando con i controlli a disposizione cercando di non snaturare il suono d'origine dello strumento);
- a questo punto si passa alla FASE PIU' CRITICA: provo a mandare IN CRISI il mio sistema di amplicazione alzando gain e volume fino ad identificare il livello in cui perdo la sensazione di comfort con l'amplificatore accanto, l'amplificatore diventa di troppo perchè non riesce più ad interpretare correttamente il suono del contrabbasso, il suono diventa più elettrico che acustico e l'ampli perde di fedeltà, inizia eventualmente ad entrare in saturazione o feedback, mi viene da piangere perchè non riconosco più il mio strumento; questo è un passaggio obbligato, anche se traumatico, per capire i limiti dell'intero sistema, so che lì non ci dovrò più arrivare;
- a questo punto trovo una via di mezzo tra i due livelli di pressione sonora calando di nuovo con gain e volume ma SENZA ritornare al primo livello di comfort (da considerare solo per lo studio d'ora in pioi). In pratica devo rimanere un po' più sopra al livello di comfort di un ambiente tranquillo, perchè se dovrò portare il mio suono sul palco in una situazione reale con piano batteria un fiato o una voce è facilissimo che il mio suono ben confezionato in cameretta si perda nel mix;
IL BATTESIMO DEL SUONO DAL VIVO
- a questo punto con i controlli di equalizzazione che mi hai detto mi muoverei così: 
a) se il suono amplificato già ti appaga in flat lavora solo di gain e master-volume settandoti ad un livello di buon ascolto nel mix, ma senza spingere troppo;
b) se il boominess è eccessivo, taglia un pelo a 400 hz (diciamo - 3dB), così dovresti avere più pulizia (su quel taglio di frequenza potresti avere conflitto  con le frequenze che danno corpo sonoro alla voce, al sax, alle ottave centrali del pianoforte ed ai toms della batteria); potrebbe accadere però, in determinati contesti energici, di dover chiedere all'ampli "più corpo centrale" e quindi alzare a 400Hz (di solito in queste circostanze il suono del contra da solo fa schifo perchè sembra cartonato ma nel mix ci sta bene);
c) se vuoi avere maggiore definizione nel fingering alza un pelo a 800 Hz (prova circa + 3dB);
d)  se vuoi avere incisività nell'attacco delle note prova ad alzare un pelo a 6 KHz
e) la frequenza che mi mette più in crisi è a 40Hz perchè lì occorre vedere come risponde il cono dell'amplificatore: tendenzialmente starei fermo in flat o andrei di taglio perchè potresti impastarti con la cassa della batteria e se alzi probabilmente l'effetto shelving ti porta nella regione tra i 70 ed i 150 Hz dove risiedono la pienezza di suono del rullante, la profondità di cassa e toms e le fondamentali di tutti gli altri strumenti.
Al limite è meglio perdere le fondamentali sull'ampli e conservare gli armonici che tanto il tuo cervello ti inganna e te le fa ricostruire. 
Solo se ti manca il "riempimento" del fondo, la terza dimensione dello strumento nello scenario musicale in cui sei attore, osa ad alzare un pochino i 40Hz ma senza che il cono slabbri e vada in crisi.

In bocca al lupone. Giancarlo

  
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #10 - 30.03.2005 at 10:11:45
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Dopo questa lezione universitaria, quasi quasi mi compro un REALIST , un Pre della Akggio, un Ampli della Fender .... un equalizzatore della Samson Wink!
Bravo!

VL
  
vito liuzzi
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #11 - 30.03.2005 at 10:17:57
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Noooooo !!! L'ampli della Fender per il contra proprio noooo !!!


Vito aspetta che MrPC faccia almeno una prova perchè poi magari ti dice che mi sono inventato tutto e non funziona niente...anche perchè sono sordo.
  
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MrPC
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #12 - 30.03.2005 at 11:17:04
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Illuminante Campus!
Farò le dovute prove seguendo le tue indicazioni.
  
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #13 - 30.03.2005 at 11:33:19
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Scherzi a parte.

C'è forse una regolina semplice per equalizzare che mi ha salvato come musicista e fonico in più di una occasione e che effettivamente ha un fondamento scientifico.
Il nostro orecchio per sua natura non è un ricettore lineare di frequenze. Gli esperimenti fatti dai signori Fletcher e Munson, due padri di psicoacustica ed autori delle famose curve isofoniche, dimostrano l'andamento non lineare della percezione di suoni da parte del nostro orecchio.

In particolare le curve dimostrano una naturale maggiore sensibilità dell'orecchio umano sulle frequenze del parlato comprese tra i 1500 e i 4000 Hz. Ed è affascinante scoprire come popolazioni di lingua diversa abbiano sensibilità diversa di percezione sonora.

Purtroppo a volte traumi acustici o il semplice invecchiamento causano problemi di ascolto. Generalmente gli anziani sentono bene le vocali (fascia di ascolto attorno ai 400 Hz) ma perdono con il tempo le consonanti (fascia di ascolto attorno ai 4000 Hz) per cui la domanda " ti friggo il salmone ?" potrebbe essere ascoltato come "ti rigo il salone ?" con le conseguenze dei noti attriti familiari tra nuora e suocera .

Considerando che fino a 500 Hz circa un orecchio sano non ha grosse difficoltà di percezione delle frequenze medio basse ma ha bisogno di un aiutino l'addove le famose curve dei signori di cui sopra dimostrano un flesso (cioè approssimando via via i 4000 Hz), dal punto di vista pratico, quando lavoro di equalizzatore faccio in modo di aiutare l'orecchio a recuperare quello che Madre Natura non gli ha dato, cioè la corretta percezione delle frequenze medio alte.

Cioè in pratica avvicino lo strumento alle frequenze del parlato.

Stando attento a che ciascun strumento possa affacciarsi dalla sua finestra (o spettro di banda) facendosi riconoscere per quello che è e senza pestare i piedi a quello che sta accanto a lui.

Per riferimenti più scientifici rimando a questo sito:

http://pcfarina.eng.unipr.it/Dispense01/colombo130356/colombo130356.doc

Un abbraccio.
  
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #14 - 31.03.2005 at 11:03:16
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Arrivo con i primi risultati.
Contrabbasso senza altri strumenti, sala prove (circa 24mq, quadrata, soffitto a 5m)
Essenziale è stata la riduzione di 3db a 400Hz, ha pulito il walking sulle corde di Mi e La.
Buoni risultati sulla corsa Sol incrementando di 3db i 6Khz.
Sugli 800Hz mi sembrava di ricordare di tagliare di circa 3db, ma il risultato era un aumento dell'alone suonando la corda Re, mentre se aumentavo di 3 db ottenevo pulizia anche su quella corda (ed in effetti ricordavo male, perchè tu avevi scritto di aumentare).
Alla fine il risultato è ottimo, più che buono nei diversi punti della stanza, suono pulito anche a volumi alti, (il limite del comfort è con il gain ad 1/3 mentre il master può andare in su senza problemi).
Poi ho provato, con questa equalizzazione, ad inserirmi direttamente nell'amplificatore di potenza attraverso il return degli effetti. Ancora meglio, olte alla pulizia si aggiungeva trasparenza, risultato molto simile all'acustico, anche se chiaramente non potevo provare a volumi alti in quanto ero senza pre.
Ovviamente resta tutto da testare con gli altri strumenti, ma sono molto fiducioso perchè sicuramente parto da una situazione migliore.

Grazie Campus!
  
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Re: Frequenze e tecniche di equalizzazione
Reply #15 - 31.03.2005 at 11:33:50
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Prego MrPC !

Raga, sto diventando come il Mago Otelma: riesco a fare le cose anche a distanza ...scherzi a parte sono contento davvero per te. Divertiti !

PS. Sai che figura "cannare di brutto" dopo lo sproloquio dei giorni scorsi 

  
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