Cari colleghi, è con immenso piacere che vedo pubblicata un' intervista su DOUBLE BASSIST periodo Primaverile 2005, al nostro contrabbassista di riferimento M.° FRANCO PETRACCHI. Vi dirò subito che da giornalista pubblicista quale sono, mi è piaciuta più l' intervista al M.° Stefano Sciascia, forse perchè piena di "pathos" e perchè Stefano è mio amico, detto per l' "incisivo cariato". Ma a parte queste mie personali analisi tecniche, trovo che Double Bassist non poteva dimenticarsi del Petracchi, autentico baluardo della Scuola Contrabbassistica Italiana e che ha, per così dire, sfornato il meglio o quasi del contrabbassismo italiano. Certo, come si diceva sul Forum Classico di Bocini, non si dovrebbero dimenticare altri famosissimi esponenti della nostra Scuola come Pederzani, Benzi padre e figlio, Ferraris, Milani (di cui sono un fun acceso!) e tanti altri che ora non ricordo. Ma questo è un altro discorso. Come dice quella canzone "Uno su cento ce la fà". Bene, essere rappresentati dal Petracchi non è cosa da poco. Parliamo ovviamente della c.d. "non più giovane" classe di ferro. Ma su di un punto vorrei soffermarmi con voi, se possibile. Il punto è il seguente: anche nell' intervista, il Petracchi ha ribadito la concezione che il vero Solista si vede solo dal vivo, nei Recital dal vivo, nei concerti dal vivo. Non certo da morto! (battuta infelice, lo so). Perchè, a Suo dire, una cosa è suonare sui dischi una cosa è suonare dal vivo. Lasciando stare da parte la querelle del "Vivo o Morto", io personalmente posso capire il Petracchi, con cui ho avuto modo più volte di discutere la questione personalmente in occasione delle sue venute giù in Puglia. Niente da fare! E' così e non cambierà mai idea! Idea e principio che io approvo ma non condivido. Non vorrei dilungarmi, ma i tempi sono proprio cambiati. Ed è a questi tempi che bisogna adeguarsi. Dal vivo può succedere l' errore, la stonatura, l' armonico artificiale che non esce, i problemi con l' arco che non attacca causa umidità e via discorrendo; ma se un contrabbassista è bravo sul disco lo sarà anche dal VIVO, anche se noi tutti ormai siamo abituati ad una certa "perfezione virtuale da vinile". Pensate ad uno Sciascia, Bocini, Ettorre, Siragusa, Donati e via dicendo. Se sono bravi non è mica per i dischi che hanno inciso, ma prima perchè hanno dimostrato SUL CAMPO di cosa fossero capaci. Secondo voi un Bottesini, se ci fossero state le conoscenze tecnologiche sufficienti, non avrebbe registrato tutto il suo repertorio ed anche di più? Mi sembrerebbe assurdo, per chi conosce la sua biografia, dare una risposta negativa a codesta mia illazione. Allora, ripartiamo da zero. Il tema che propongo, che è poi una sorta di sondaggio, è il seguente: "Siete o meno d'accordo sul fatto oggettivo che un vero solista si giudica dal Vivo e non per i Dischi che ha inciso? Può una serata negativa compromettere il nome di un Thomas Martin, Streicher, Azarkin, KARR ed altri? Spero di sentire i vostri sapienti e dotti pareri! A presto Vito Liuzzi
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