Normal Topic Koussevitzky e filologia musicale ?! (Read 6808 times)
vitoliuzzi
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Koussevitzky e filologia musicale ?!
17.04.2005 at 05:41:34
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Caro Forum,
sono consapevole del fatto che questo Topic possa più interessare i Classici, ma invito anche i Jazzisti a riflettere sulle parole che andrò dicendo, allargando il discorso proprio al jazz.
Noi classici ci sveniamo pur di suonare in maniera "filologicamente" corretta! Cosa vuol dire: bisogna rispettare il pensiero musicale dell' epoca in cui il brano è stato scritto. Bene, come concetto generale la cosa mi può andare anche bene e cerco di insegnare ai miei poveri allievi lo stesso tipo di principio. 

Mah.... ??? 
Ascoltando la registrazione di Koussevitky e di come LUI proprio interpreti il secondo tempo del suo immenso concerto ( forse una delle prime registrazioni per contrabbasso a ridosso degli anni 50), mi sono reso conto di un fatto: la filologia musicale deve essere rispettata sotto alcuni profili basilari ma non è poi tutto!

Infatti se ascoltate il grande Koussevitzky vi accorgereste che suona con MOLTI GLISSANDO REALI, specie al capotasto. Assurdo ma vero! Una volta mi presentai ad un importante concorso proprio suonando il secondo tempo "alla Koussevitzky", usando gli stessi suoi glissandi. Fu l' unico concorso in cui arrivai quasi ultimo e ci rimasi male, dopo averne vinti moltissimi. Il presidente di giuria si infuriò con me dicendo che quel secondo tempo non gli era piaciuto e che sarebbe potuto bastare non averlo suonato in quel modo che avrei potuto vincere il concorso. Io spiegai il perchè "filologico" delle mie scelte, ma lui rispose che adesso "i tempi sono cambiati".

Allora, e concludo, fino a che punto il bravo musicista deve cercare di rispettare storicamente quanto già è avvenuto? Bottesini, per esempio, poteva realmente suonare la sua Tarantella ai tempi da "giro veloce" di Formula Uno come oggi solitamente si intepreta? 
Insomma, non abbiamo registrazioni epocali poichè questo mezzo tecnologico è venuto dopo. Ma, sempre provocatoriamente, fino a che punto suonare in maniera " filologicamente corretta" è musicalmente corretto? La nostra "libertà interpretativa" deve essere bloccata oppure può navigare intorno a dei principi comuni ormai acquisiti? E nel Jazz esiste un' interpretazione filologica oppure si è più liberi di "parlare con la musica" in maniera più libera e meno avulsa ai canoni della Tradizione?

Scusate la lungaggine, ma è un tema che mi è sempre stato molto a cuore. Che ne pensate?

Ten kiù Smiley!

Vito
  
vito liuzzi
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dinibass
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #1 - 18.04.2005 at 05:52:35
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Interessante; se non erro però alcuni musicisti hanno proposto interpretazioni inusuali e questo li ha contraddistinti; penso a Nicolas Harnoncourt con le sue 4 stagioni per esempio. Ma credo sia un'eccezione purtroppo.

Recentemente va per la maggiore la musica suonata su strumenti originali, per riportare al pubblico le stesse sonorità dell'epoca. 
Quindi ci dovrebbe essere anche la capacità di proporre le interpretazioni originali ma forse il punto è questo, visto che come dici tu all'epoca non c'erano registratori, ci sono diverse visioni ed opinioni sull'origine dell'opera.

Secondo me nel Jazz (o meglio, in certo Jazz) c'è molta meno apertura e molta 'settorialità': questo a parer mio non permette alla musica di progredire, è giusto tener conto della tradizione ma non possiamo fermarci lì!

g
  
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emi
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #2 - 18.04.2005 at 07:29:34
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Quote:
I

Secondo me nel Jazz (o meglio, in certo Jazz) c'è molta meno apertura e molta 'settorialità': questo a parer mio non permette alla musica di progredire, è giusto tener conto della tradizione ma non possiamo fermarci lì!



Quoto. 
Aggiungo che a parere mio il "ritorno al passato" e' possibile fino ad un certo punto nel jazz. 
Intendo dire che il ns. strumento ha avuto una brusca evoluzione negli  ultimi decenni. (MIngus diceva che il ns. era uno strumento "tutto da scoprire")
Credo che si possa (anzi si debba) guardare indietro fino a Chambers o Blanton addirittura , ma prima ancora sarebbe fare un passo indietro e ributtarsi in un periodo nel quale il ns. strumento aveva grossi limiti e potenzialita' inespresse...  ( a volte non c'era proprio ed era sostituito da un fiato...)
  
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Beppe
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #3 - 18.04.2005 at 08:50:19
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Non sono un grande fan del suonar filologico, cioè suonando Bottesini mi piace usare anche la 4a corda, sebbene lui non l'avesse.

Una cosa interessante la sentii l'anno scorso a Mondomusica di Cremona nella conferenza tenuta da Rostropovich, parlava del suo amico, un certo Prokofiev che si lamentava della scarsa intonazione delle trombe e si augurava che la tecnologia dei tempi a venire avrebbe risolto i problemi tecnici. E Rostropovich ironizzava sul fatto che, dopo la morte di Prokofiev, ha poi assistito ad un'interpretazione di una sua composizione in cui i musicisti usavano tutti strumenti inizio 900, proprio per ottenere il suono dell'epoca (ovviamente i musicisti non erano al corrente del pensiero di Prokofiev).

Mi è capitato però di sentire la Tosca di Puccini registrata con i vecchi sistemi ad incisione. Credo fosse del 1915, Beh era molto ma molto diversa da quella che si sente oggi. Non so dire se meglio o peggio, di sicuro diversa.
  
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vitoliuzzi
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #4 - 19.04.2005 at 05:26:47
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Allora, caro Beppe,
ti chiedo (ma la domanda è rivolta a tutti) nessuno è portatore sano del "Verbo" e quindi cosa ne pensi di quei maestri che vogliono fare filologia sul contrabbasso senza mai aver sentito il suono delle corde in budello e le reali possibilità che all' epoca un arco curvo poteva fornire? Sai che molte volte nei passi più veloci erano gli stessi direttori a dire ai contrabbassisti di ribattere solo la prima nota?
Insomma, mi chiedo io stesso: cosa dobbiamo pensare di chi ritiene che quello è il modo di suonare filologicamente e non vi sono altre alternative? Possiamo utilizzare gli scritti dell' epoca per capirci qualcosa, ma personalmente non ho mai apprezzato quei docenti che ti dicono: è così, punto e basta! Occorre avere più umiltà e una maggiore critica nei confronti di se stessi.

Ciao

vito

p.s.: esempio lampante Smiley! Ad un celeberrimo concorso diteggiai un brano di Bottesini utilizzando volutamente la quarta corda e pochissimo la seconda corda in terza ottava, sfruttando a dovere quei pochi glissandi che si venivano inevitabilmente a percepire. Bene, anzi male: Tom Martin mi fece le sue congratulazioni per il modo di suonare e le scelte fatte, un altro membro della commissione, forse Azarkin (non lo ricordo), mi disse che rimase deluso per quelle scelte fatte perchè Bottesini non suonava così!!! Mah... forse lo aveva sentito suonare in sogno Wink! AHhh... che mondo strano Smiley!

  
vito liuzzi
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andrea
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #5 - 19.04.2005 at 07:10:41
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in effetti il problema e' di difficile soluzione, specialmente per la musica classica, che "costringe" a suonare brani che nessuno ha mai sentito in originale. 
per parte mia sono convinto che il gusto del tempo in cui si vive inevitabilmente influenza il modo di suonare e interpretare i brani, e il gusto si evolve grazie a quelli che superano le convenzioni del loro tempo. basti pensare (unico esempio che conosco) a toscanini e al suo grande lavoro di pulizia dell'interpretazione dall'enfasi romantica. la filologia e' una cosa interessante e una bella ricerca, ma non si puo' pretendere di suonare "esattamente" come suonavano nel settecento o nell'ottocento quando nessuno ci puo' dire come suonavano davvero. e non si puo' pretendere di attenersi ESATTAMENTE alla partitura, che spesso e' impossibile. mi diceva il mio maestro di contrabbasso che c'e' una parte di una sinfonia di beethoven nella quale i contrabbassi "dovrebbero fare" una quintina cromatica legata sulla quarta corda molto veloce, e non la fa nessuno, si glissa e via...(scusate le imprecisioni... sono abbastanza ignorante in fatto di musica classica...)
secondo me e' giusto attenersi alla partitura, ma e' anche lecito suonare secondo il proprio gusto e interpretare il brano secondo il proprio tempo. magari anche con scelte "non comuni".
senza ricerca non c'e' evoluzione.

in ogni caso io sono l'ultima persona che puo' dare un parere "autorevole" su queste cose. 
andrea
  
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vitoliuzzi
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #6 - 19.04.2005 at 07:33:33
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No! Sei la prima ... quanto hai detto su Toscanini, sulla pulizia da un Romanticismo ormai troppo scialbo è un argomento interessantissimo. Toscanini fece spegnare anche le luci in sala per concetrare maggiormente l' attenzione su quanto stesse accadendo sul palcoscenico. Non ci dobbiamo sentire Utenti di serie A o di serie B. Anche l' opinione più scontata e sincera può essere argomento per ulteriori dibattiti: e questo vale sempre! Es.: come si accorda il contrabbasso, come si mette la pece sui cini? Domande semplici e complesse allo stesso tempo. 
Caro Andrea, continua così ... vai benissimo !

Ciao

Vito
  
vito liuzzi
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andrea
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #7 - 19.04.2005 at 10:04:10
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grazie vito.
vorra' dire che portero' nel forum l'opinione del "contrabbassista della strada"! Smiley
  
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Amin
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Re: Koussevitzky e filologia musicale ?!
Reply #8 - 19.05.2005 at 12:42:03
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Caro Forum,
sono consapevole del fatto che questo Topic possa più interessare i Classici, ma invito anche i Jazzisti a riflettere sulle parole che andrò dicendo, allargando il discorso proprio al jazz.
Noi classici ci sveniamo pur di suonare in maniera "filologicamente" corretta! Cosa vuol dire: bisogna rispettare il pensiero musicale dell' epoca in cui il brano è stato scritto. Bene, come concetto generale la cosa mi può andare anche bene e cerco di insegnare ai miei poveri allievi lo stesso tipo di principio. 

Mah.... ??? 
Ascoltando la registrazione di Koussevitky e di come LUI proprio interpreti il secondo tempo del suo immenso concerto ( forse una delle prime registrazioni per contrabbasso a ridosso degli anni 50), mi sono reso conto di un fatto: la filologia musicale deve essere rispettata sotto alcuni profili basilari ma non è poi tutto!

Infatti se ascoltate il grande Koussevitzky vi accorgereste che suona con MOLTI GLISSANDO REALI, specie al capotasto. Assurdo ma vero! Una volta mi presentai ad un importante concorso proprio suonando il secondo tempo "alla Koussevitzky", usando gli stessi suoi glissandi. Fu l' unico concorso in cui arrivai quasi ultimo e ci rimasi male, dopo averne vinti moltissimi. Il presidente di giuria si infuriò con me dicendo che quel secondo tempo non gli era piaciuto e che sarebbe potuto bastare non averlo suonato in quel modo che avrei potuto vincere il concorso. Io spiegai il perchè "filologico" delle mie scelte, ma lui rispose che adesso "i tempi sono cambiati".

Allora, e concludo, fino a che punto il bravo musicista deve cercare di rispettare storicamente quanto già è avvenuto? Bottesini, per esempio, poteva realmente suonare la sua Tarantella ai tempi da "giro veloce" di Formula Uno come oggi solitamente si intepreta? 
Insomma, non abbiamo registrazioni epocali poichè questo mezzo tecnologico è venuto dopo. Ma, sempre provocatoriamente, fino a che punto suonare in maniera " filologicamente corretta" è musicalmente corretto? La nostra "libertà interpretativa" deve essere bloccata oppure può navigare intorno a dei principi comuni ormai acquisiti? ?

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Vito



Che bella osservazione...

Tra l'altro anche alla fine del IImovimento del Concerto di Koussevitzky c'e' chi sostiene che le ultime battute vadano suonate con gli armonici all'ottava alta(come le incise Koussevitzky, o sbaglio?), e chi invece ritiene che vadano suonato pigiate...

A me piace di piu pigiato,per esempio, si controlla piu il suono secondo me... 

Mah...

Buona Musica!
  
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