ARCO - ARCO Non sono un grande esperto di archi ma, al contrario, credo ormai di conoscere la maggior parte dei colpi d' arco. Almeno lo spero. Studiando da varie fonti, tuttavia, mi sono reso conto che non c'è assolutamente uniformità di concezione per quanto concerne la nomenclatura e la relativa descrizione del colpo d' arco. Mi permetto di dire che anche il Petracchi ogni tanto confonde il balzato col saltellato col ricochet o col detachè e via discorrendo. Ma la cosa più interessante è che la confusione è solo definitoria, poichè all' atto pratico il "suo arco" ha una conduzione a dir poco perfetta e stilisticamente ineccepibile, forse la più bella anche a livello internazionale, e non esagero. Altri preferiscono una presa più alla Sciascia o alla Roelofsen con il pollice che non va nella U ma che, come nei tempi antichi, poggia sulla bacchetta dell' arco in posizione leggermente più avanzata. Qui sarebbe bello ascoltare l' opinione del nostro Stefano Sciascia che con una tale impostazione riesce a suonare di tutto anche a grandi velocità e con un suono molto bello e differente dagli altri grandi contrabbassisti italiani. Perchè questa differenza di sonorità? Non è difficile comprenderla se pensiamo al fatto che l' arco può essere tirato in due modalità principali, di cui mi pare di averne già parlato. Uso la terminologia Inglese che mi sembra la più intuitiva da comprendere. Possiamo pensare all' arco che tira la corda senza grande pressione su di essa come ad una conduzione "out" (che non è il cd di giorgio dini !). In tale modalità l' archetto è come se sfiorasse la corda lasciandola vibrare sotto solo il suo peso. Si potrebbe pensare che una siffatta modalità crei un suono quasi "frusciato" e che non viaggi molto, con una sonorità e capacità di fraseggio limitata. Assolutamente errato! Sentite Martin, Roelofsen, Martin, Rabbath e poi comprenderete. Direi che da un punto di vista di pura fisica acustica, si è notato in Austria dove esiste una scuola particolare che studia il "bel suono", che questo modo di tirare l' arco è quello più adatto per far sentire un contrabbasso od un violino fino in fondo alla sala, anche di grande dimensioni. Oistrach, giusto per citare un immenso violinista, non aveva grande suono e soprattutto un bel suono, ma ad una certa distanza la sua sonorità si apriva ed il suono diventava bellissimo. E' una testimonianza abbastanza conosciuta nell' ambiente. La corda, in sostanza, non dovrebbe essere "pigiata o piegata", perchè è come se si bloccasse la sua capacità di produrre armoniche che non decadano subito ma che, al contrario, trovino il miglior modo per crearsi e viaggiare quanto più nell' etere fino a rimbalzare od essere assorbite dalle diverse ambientazioni acustiche. Questa è la tipica sonorità che si può ottenere con un arco barocco (ma io direi anche con un arco normale) ed impugnatura col baricentro delle forze e pesi più spostato in avanti. Basta sentire un suonatore di viola da gamba per capire il concetto. Ovviamente le corde devono essere in budello altrimenti si perde la "filologicità" dell' esecuzione (aspetto che non tutti tengono in considerazione; fare musica Barocca con corde in acciaio è di una bruttura inerrabile ed indescrivibile). Ma se abbiamo parlato della modalità "out" nella conduzione dell' arco, oggi si usa molto la modalità "in", ove l' arco viene premuto sulla corda fino in punta e possibilmente con tutti i crini, per avere un suono totalmente diverso. Sempre dolce ma più aggressivo, più sonoro sul posto e forse un pò più gracchiante (sempre sul posto) ma, a detta di molti, che viaggia meno. Personalmente non sono sicuro di questa affermazione: appositi apparecchi elettronici anche di poco costo non dimostrano una sostanziale differenza sotto questo profilo, ma si evidenzia un suono dal timbro sicuramente leggermente diverso, ma più potente e più udibile specie se si suona con una grande orchestra. Gary Karr è un maestro in questo suonando sempre, o quasi, nei pressi del ponticello e caratterizzando il suo timbro con una sonorità di grande pregio e molto ma molto facile da identificare (qui l' arco è alla tedesca, ma anche con l' arco alla francese si può riprodurre la stessa sonorità). Non pensate che fra la modalità "out" ed "in" ed i diversi modi di impugnare l' arco cambi "radicalmente" il proprio modo di suonare. E' ovvio che il timbro tenda ad assumere delle caratteristiche differenti, ma proprio oggi nei tempi moderni sembra che il recupero della tradizione non sia poi così lontano. Specie in sala d' incisione con due bei microfoni specifici piazzati a breve distanza dalla strumento. C'è da specificare che con il pollice nella U la modalità "in" è più semplice da attuare soprattutto grazie ad un indice che sulla bacchetta riesce ad esercitare grande pressione a seconda del fraseggio che si intende porre in essere. Questo più o meno in breve e mi piacerebbe sentire altri pareri per confermare, chiarire o smentire quanto si è andato dicendo. "Nessuno è depositario del Verbo", ma la discussione può aprire varchi di conoscenza di grande interesse per tutti. Saluti Vito Liuzzi
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