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Hot Topic (More than 10 Replies) C. MINGUS ed INTONAZIONE (Read 14803 times)
vitoliuzzi
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C. MINGUS ed INTONAZIONE
27.08.2005 at 14:20:50
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Cari amici "jazzisti",
l' ottimo Emiliano mi ha inviato due brani in cui Mingus suona specialmente con l' arco. Devo dire, Emiliano, con grande professionalità, i soli di Mingus sono tutti stonati rispetto ad un tappeto armonico di estremo valore e precisione tonale. Mi chiedo: ma sono io che ho una deformazione professionale per la giusta intonazione di ogni nota, oppure questo è il tipico timbro e suono che si ascolta nel jazz. A fronte di idee compositive molto fortunate, gli assoli di Mingus sono un quarto di comma giù e qualche volta anche di più. Non è una critica al povero Mingus, ma una mia ricerca della suonabilità del contrabbasso nel jazz con l' arco. L' effetto in alcuni contesti è simile a Rabbath, solo che questi se decide di suonare intonato lo fa divinamente.
Insomma, vi chiedo, cosa c'è sotto? Sono io mal orientato poichè mi piace la Fusion ( e che ce posso fa!!).

Vi ringrazio anticipatamente e ringrazio ancora il nostro Emi per questo interessante viaggio musicale che ho percorso in terre a me poco abituali.

Abbracci

Vito
  
vito liuzzi
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vitoliuzzi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #1 - 27.08.2005 at 16:05:06
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dimenticavo ...
l' intonazione nel Jazz ha la stessa importanza che in un contesto meglio definito come il classico? Grandi pianisti jazz hanno appagato la loro tecnica frequentando Conservatories o University of Music, con grandi risultati nel settore che meglio gli si calzava. Fortunati i miei amici del Conservatorio di Monopoli dove da tempo di può studiare jazz con Gianni Lenoci e classica col mio maestro Michele Cellaro.
E' il caso di dire che l' impostazione classica fa sempre comodo?

Grazie.

VL
  
vito liuzzi
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gpto
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #2 - 28.08.2005 at 08:51:57
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Mah, bel dilemma...provo a rispondere.
Prima di tutto bisogna capire la realtà dell'epoca alla quale Mingus apparteneva. Ti consiglio la lettura di "Charles Mingus -Peggio di un bastardo" edito da Baldini e Castoldi che parla della vita di Mingus.

Diciamo, per farla breve, che in quel periodo ai neri non era permesso suonare la musica dei bianchi e tantomeno studiare nelle loro scuole. Quindi seppur Mingus avesse una base di preparazione classica, probabilmente qualche imprecisione ci  sta, forte del fatto che il basso fu il suo ultimo strumento. Mingus inizio suonando il trombone, poi passo al violoncello per poi passare al basso su consiglio di un suo amico afroamericano con la promessa di una nuova musica che gli avrebbe dato da vivere...ovviamente abbandono gli "studi" classici per dedicarsi al Cb Jazz ed al piano.

Diciamo che l'intonazione era forse l'ultimo pensiero dei bassisti di quell'epoca, l'importante era "starci dentro"...forse è anche questo il motivo per cui la musica jazz va ascoltata dal vivo...

Ti riporto un breve passaggio di quel libro consigliato...
Mingus sta parlando al telefono con Buddy Collette.

Ciao Buddy, puoi venire a suonare da Billy oggi? Cosi mi fai vedere cosa sai fare con quel bocchino stretto con l'ancia morbida di cui mi parlavi... ci sarà Charlie Parker, quel vecchio stonato, come dici tu...Si, l'ho sentito con gli archi. A me sembra che fossero stonati gli archi, mentre Bird suonava Jazz strapazzando le note infischiandosene di tutti quei figli di °#@##@ strapagati. Non c'era un solo violino nero in tutta la session!.............etc etc

Questa potrebbe essere una risposta?

Bye!
Paolo
  
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JazzBass
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #3 - 28.08.2005 at 14:58:46
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Concordo con quello che dice Paolo a proposito di Mingus e consiglio  anchio la lettura del libro " Peggio di un bastardo" che fa capire bene quale era l'ambiente e le vicissitudini dei musicisti dell'epoca.
Proprio poco tempo fa ad es., parlando con un amico trombettista, mi diceva che ai tempi di Armstrong, per l'intonazione con la  tromba era ancora peggio, non avendo i musicisti allora, (Armstrong compreso) nessuna cognizione tecnica di respirazione diaframmatica, suonavano come meglio riuscivano  affidandosi alla loro musicalità instintiva, la cosa + importante era il walking, lo swing ed il discorso ritmico-armonico del fraseggio per l'improvvisazione,  quindi l'intonazione passava in secondo piano.
Bisogna pensare daltronde che il problema per la gente nera di quel periodo non sussisteva nemmeno, poichè  chi era figlio di schiavi come Armstrong ed aveva avuto la fortuna di avere uno strumento in regalo, di certo non avrebbe  potuto frequentare mai scuole musicali bianche per poter imparare a suonare secondo la tradizione bianca " colta". Questo per due motivi, da un lato perchè era "nero" e discriminato, dall'altro perchè essendo nero non avrebbe mai avuto i mezzi economici per farlo.
Salutoni JazzBass Ezio
  
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emi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #4 - 28.08.2005 at 16:03:55
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Sul discorso formazione musicale , sono generalmente daccordo con voi ,  anche se Mingus e' in parte una mosca bianca rispetto agli altri musicisti afro americani. 
Mingus ha studiato ed ha studiato anche classica...  a 16 anni (16!) ha composto "The Chill of Death" , ascoltare per credere!

Sul discordo intonazione:
Anch'io ascoltando alcune cose live di Mingus con l'arco , sento delle stonature. E' una cosa che molti critici confermano. 
Pero' Vito, vorrei porre l'attenzione sul fatto che il pezzo live che ti ho spedito "Meditation on Integration" e' un brano inconsueto, sperimentale a tratti,  il cui tema e il suo sviluppo sono improntati sulla ricerca di una atmosfera particolare , ad es. Dolphy e Mingus duettano con contrabbasso e flauto traverso giocando sui cromatismi ed a mio avviso talvolta anche toni non interi... e lo stesso avviene nei momenti cui il contrabbasso si scambia con il piano , muovendosi su accordi ed intervalli "dissonanti".
Insomma , c'e' una ricerca che mi sembra vada oltre al "suonare pulito". 
Per il mio (soggettivissimo!) parere il risultato e' grandioso anche se magari certe stonature NON sono certo volute... ma sono venute fuori nell'esecuzione live del pezzo. 

Metto il brano scaricabile. 
Dato che ci sono metto anche l'altro che ti ho spedito Vito , 
il classicheggiante "Adagio ma non troppo" , sempre di Mingus , ovviamente. 
(sono file .mp4)

Un saluto a tutti. 

http://www.sanja.it/emi_jazz/x_vito/Meditations_on_Integration.mp4


http://www.sanja.it/emi_jazz/x_vito/Adagio_Ma_Non_Troppo.mp4
  
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gpto
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #5 - 29.08.2005 at 05:08:42
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Sul discorso formazione musicale , sono generalmente daccordo con voi ,  anche se Mingus e' in parte una mosca bianca rispetto agli altri musicisti afro americani. 
Mingus ha studiato ed ha studiato anche classica...  a 16 anni (16!) ha composto "The Chill of Death" , ascoltare per credere!



Guisto! 
però, ha studiato classica col violoncello mentre il basso lo ha imparato suonando mentre ascoltava la radio...almeno stando a cio che è riportato nelle sue biografie.
  
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emi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #6 - 29.08.2005 at 13:07:00
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Davvero interessante questo thread. 

A me risulta (fonte "Charles Mingus" Di S.Zenni) che nel '39
Mingus prendesse lezioni di contrabbasso da Herman Rheischagen, membro della New York Philarmonic. 
E' vero: Aveva gia' iniziato a studiare acoltando la radio ma sopratutto andando a lezione di contrabbasso da Red Callender , un altro giovane contrabbassista che suonera' in tanti dischi jazz famosi di quell'epoca...

IN ogni modo , la passione per la classica era  presente in tutto il periodo giovanile di Mingus : Ai tempi del liceo era un assiduo ascoltatore di Bach, Beethoven, e poi anche di Ravel,Debussy per poi avere come vero e proprio punto di riferimento musicale Richard Strauss , in particolare "Morte e Trasfigurazione".  Mingus si e'  velocemente avvicinato alla cosiddetta "black-music" anche per motivi pratici , di sostentamento diciamo... perche' come giustamente dici, da nero (o meticcio se vogliamo) non avrebbe comunque avuto spazio nel mondo della classica di allora. 
Ma la vicinanza all'universo della classica si manifestera' anche molti anni piu' tardi , come testimoniano alcune sue composizioni... 

Un saluto
  
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vitoliuzzi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #7 - 29.08.2005 at 15:32:53
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Grazie ragazzi per le vostre delucidazioni.
E' stato molto interessante quello che avete detto e che mi hanno fatto riflettere molto su alcuni aspetti del del jazz "nero" (passatemi l' attributo) a cui non avevo pensato.
Effettivamente, Emiliano, quello che hai detto sul discorso tonale può essere giusto tuttavia non so fino a che punto. Nel senso che, per esempio, ascolto Patitucci con l' arco a capotasto e non ho nulla da dire: è abbastanza intonato! Ascolto Mingus ed è stonato! Il problema è che sotto certi aspetti mi piace più Mingus poichè non si tratta di stonare una nota ma di concepire il fraseggio al capotasto in un particolare modo direi anche di un certo pregio sotto il profilo della ricerca sonora. La mia non è una critica ma un' osservazione! Ad ogni modo mi resta un dubbio amletico che è anche una piccola provocazione: ai jazzisti è permesso avere con l' arco un' intonazione labile, oppure viene apprezzato anche il virtuosismo sotto questo profilo, quello cioè di una corretta intonazione ? 

Grazie di tutto.

p.s.: e pensare che noi classici se stoniamo una sola nota siamo considerati dei "bidoni di spazzatura": "il cinismo è semplicemente l' arte di vedere le cose come sono, non quali dovrebbero essere " Wink!
  
vito liuzzi
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gpto
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #8 - 29.08.2005 at 15:38:15
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Letto anche quello di Zenni su Mingus un'anno fa ed evidentemente mi sono perso nelle disamine armoniche della musica di Mingus al punto che mi è sfuggita questa nota sulla sua vita. Resta comunque il fatto che quando Mingus abbandona il violoncello per il contrabbasso automaticamente il suo mondo "classico" finisce li.
Che poi abbia preso lezioni da un contrabbassista mi sembra il minimo che potesse fare, ma l'idea classica oramai era abbandonata...quindi ci puo anche stare quel "quarto di comma" di stonatura.
Tutto il mio discorso, aveva questa intenzione, quella di dimostrare che anche Mingus puo essere stonato; non c'è niente di male.

Se poi i suoi studi classici hanno influenzato le sue composizioni -ed in questo periodo suonava il piano- mi sembra altrettanto normale. In fondo il nostro cervello e una banca inesauribile di dati immagazzinati quotidianamente fin dalla nascita.
A riusciamo ad accedere a questi dati senza troppe difficoltà quando si trovano le giusti chiavi d'accesso...il pianoforte nel caso di Mingus.

Salutazioni
Paolo
  
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gpto
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #9 - 29.08.2005 at 15:46:27
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p.s.: e pensare che noi classici se stoniamo una sola nota siamo considerati dei "bidoni di spazzatura": "il cinismo è semplicemente l' arte di vedere le cose come sono, non quali dovrebbero essere " Wink!



La faccio anch'io la battutina, posso?

Il classico in fondo l'unica preoccupazione che ha è l'intonazione, visto che c'è chi gli scrive la musica e chi gli tiene il tempo. Smiley

E' una vecchia battuta di una scuola civica di musica che ho frequentato. Non insultatemi please.

p.s. c'è anche una leggenda metropolitana che sostiene che i musicisti americani si accordano a "444" e non "440" come noi europi...non so se è vera ma si dice cosi.
  
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JazzBass
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #10 - 29.08.2005 at 16:55:38
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Salve carissimi
Ragazzi, siete tutti " giustissimi " ed informatissimi e per questo che ogni volta che apro le pagine di questo forum ( anche se il mio tempo è veramente poco) dico sempre " che bello  che è sto forum" e la gente che lo frequenta....eheheh....!!!!
Comunque a proposito di quello che diceva vito:
" ascolto Patitucci con l' arco a capotasto e non ho nulla da dire: è abbastanza intonato! Ascolto Mingus ed è stonato! Il problema è che sotto certi aspetti mi piace più Mingus poichè non si tratta di stonare una nota ma di concepire il fraseggio al capotasto in un particolare modo direi anche di un certo pregio sotto il profilo della ricerca sonora " . 
Grande Vito....!!!secondo me è proprio questo il punto....!!! Concordo pienamente con te, visto che all'ascolto  anche a me  succede proprio la stessa cosa.
Vorrei solo aggiungere che, alla luce di questo, possiamo alla fine discutere finchè vogliamo sulla tecnica e  ribadisco, le cose dette fin'ora sono tutte scientificamente giustissime e le condivido in pieno, però forse,  proprio  quello che proviamo ascoltando il raffronto Patitucci - Mingus ci aiuta a capire perchè il vecchio Charlie Mingus, sia diventato un caposcuola del contrabbasso nel Jazz.
Abbraccioni e buona musica a tutti. JazzBass
  
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emi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #11 - 29.08.2005 at 16:56:00
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p.s. c'� anche una leggenda metropolitana che sostiene che i musicisti americani si accordano a "444" e non "440" come noi europi...non so se � vera ma si dice cosi.


Penso sia vero , ne parlavo con un amico vibrafonista che ha acquistato un vibrafono negli Us (risparmiando un bel mucchio di soldi) ma si e' trovato con questo quasi impercettibile ma presente problemuccio...  Wink
  
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emi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #12 - 29.08.2005 at 17:15:07
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ai jazzisti � permesso avere con l' arco un' intonazione labile, oppure viene apprezzato anche il virtuosismo sotto questo profilo, quello cio� di una corretta intonazione ? 


Dal mio punto di vista L'intonazione e' importante e apprezzatissima , ma non determinante.  Ad esempio se un contrabbassista ha grande groove, senso del tempo e magari e' capace anche di bellissimi solo ma e' un po' stonato , e' comunque un ottimo contrabbassista jazz.
Stesso discorso NON si puo' fare al contrario. 

In ogni modo,  credo che lo stesso Mingus  avrebbe evitato volentieri alcune delle stonature che tu hai sentito Vito! Wink

  
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gpto
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #13 - 29.08.2005 at 18:43:28
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Dal mio punto di vista L'intonazione e' importante e apprezzatissima , ma non determinante.  Ad esempio se un contrabbassista ha grande groove, senso del tempo e magari e' capace anche di bellissimi solo ma e' un po' stonato , e' comunque un ottimo contrabbassista jazz.
Stesso discorso NON si puo' fare al contrario. 

In ogni modo,  credo che lo stesso Mingus  avrebbe evitato volentieri alcune delle stonature che tu hai sentito Vito! Wink



Quoto e sottoscrivo!  Smiley
  
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vitoliuzzi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #14 - 29.08.2005 at 23:13:38
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OT
Riprendo un attimo il discorso sui 444 Hz in America che mi sembra interessante. Ho sentito anch'io da qualcuno questa sorta di aneddoto, ma credo che vada preso con le giuste cautele. Fino a quando si tratta di suonare in contesti che potrebbero permettere l' accordatura a 444 allora la cosa potrebbe avere un senso. Succede anche con alcuni solisti classici, che ovviamente fanno accordare il pf. alla stessa altezza. Solo che è un "non sense" visto che i costruttori di corde consigliano i 440 per avere la corda estremamente performante. E la differenza si sente ... cosa che io personalmente non apprezzo. Tuttavia se riesco a comprendere i 444 nel classico dove c'è questa smania di farsi sentire come se il contrabbasso fosse un violoncello, cosa che aborro, non riesco a capire nel jazz quale necessità vi sia di sfasare l' accordatura alzandola di 4 Hz. Il bello di un contrabbasso Jazz sta proprio nella profondità dei bassi che riesce a creare; al massimo sarebbe più logico accordarlo a 438 per enfatizzare le frequenze più gravi, ma un contrabbassista jazz che suona a 444 proprio non riesco a concepirlo. Magari le motivazioni sono le stesse come nel classico, ma sinceramente mi sembra una cosa illogica. Lascio agli esperti jazzisti un eventuale commento.

Dimenticavo.... una curiosità! Anni or sono (credo una decina) sul tema è intervenuta addirittura la Cee emanado una norma (una direttiva che gli Stati membri dovevano poi applicare) la quale statuiva che le orchestre dovevano essere accordate a 440. Sembra una cosa incredibile, ma anch'io quando la lessi rimasi basito. Soprattutto le orchestre tedesche sembra che avessero questo vezzo, al fine di rendere più brillante la sonorità. Non so se in Italia tale direttiva sia mai stata recepita, ma penso che alla fine ognuno faccia come crede, senza tener conto del dettato normativo. Mah ! 

a presto

vl
  
vito liuzzi
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Amin
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #15 - 30.08.2005 at 13:56:58
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Riallacciandomi al post del Maestro Liuzzi, mi sento di dire la mia in questione.

Nel jazz si da' la priorita' al fraseggio, alla scelta delle note e alla pulsazione ritmica,al momento improvvistivo-compositivo (che e' un tutt'uno...) talvolta -spesso- mettendo in secondo piano la pulizia dell'esecuzione.
Questo porta il jazzista ad abituarsi a privilegiare l'aspetto piu strettamente "creativo-musicale" che quello esecutivo. E' la natura della musica stessa...

Inoltre dobbiamo assolutamente considerare che un contrabbassista classico che suona il concerto di bottesini sa perfettamente prima di iniziare tutte le diteggiature, tutte le arcate, tutte le dinamiche, etc... e si concentrera' sull'esecuzione piu musicale e perfetta tecnicamente possibile...
Il contrabassista jazz non sa tutto questo, perche' quando improvvisa non sa nemmeno tre secondi prima forse che frase suonera' la battuta dopo... la musica e' in fieri, e quindi approntare una diteggiatura efficace al 110 per cento e' talvolta arduo...e questo puo' sicuramente portare una intonazione non troppo convincente...cosa che nel jazz non pregiudica il giudizio su un contrabbassista (gary peacock, eddie gomez...etc.etc..). Contano piu le note e il suono, e la poetica musicale di un contrabbassista nel jazz (che non e' solo un contrabbassista ma anche compositore-improvvisatore...!).

Poi c'e' una categoria di virtuosi (Marc Johnson su tutti..per me) che ha una preparazione strumentale che gli permette di eccellere anche tecnicamente. (L'ho visto improvvisare con l'arco ed era molto preciso e intonato).

Cio' non toglie che il contrabbassista jazz mediamente ha circa la meta' della tecnica di un contrabbassista classico.
Trovo francamente triste che spesso nel jazz vi siano tanti contrabbassisti poco preparati tecnicamente...in fondo l'intonazione e' un problema pure per i sassofoni, le trombe, ma il livello tecnico-strumentale e' piu alto, mi sembra...
Il rapporto con lo strumento e con la tecnica nella musica classica e' molto differente..e' piu profondo e serio, e' sicuramente piu intimo..

Sono convinto che un contrabbassista jazz possa sicuramente fare concerti con strumenti altrui, cosa che farebbe soffrire fino al pianto la maggior parte dei contrabbassisti classici.. 
La cosa e' sintomatica.

Ovviamente, capitemi, parlo in linee generali...

Sono due mondi bellissimi per le loro differenze..
Entrambi i mondo devono fondersi e attingere l'uno dall'altro. 

Strumentalemente, ritengo che a nessun contrabbassista dovrebbe mancare una solida e efficace preparazione classica.  La ritenga fondamentale culturalmente e tecnicamente.. Che poi una voglia dedicarsi ad altro, e' un altro discorso.

Un abbraccio a tutto il forum.

Amin
  
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #16 - 30.08.2005 at 14:00:22
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"cosa che nel jazz non pregiudica il giudizio su un contrabbassista (gary peathingy, eddie gomez...etc.etc..)."

ovviamente volevo scrivere GARY PEACOCK... mi sa che mi e' partito un copia incolla a tradimento col mouse...

Buona musica
  
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Amin
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #17 - 30.08.2005 at 14:10:14
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non capisco perche' non mi scrive PEACOCK....  alla mia tastiera si vede che non gli piace...
  
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Amin
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #18 - 30.08.2005 at 14:11:39
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c'e un problema... il contrabassista di Jarrett ha come cognome "p e a c o c k" ma se scrivo "peacock" tutto attaccato non me lo scrive sul forum... perche'?
  
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vitoliuzzi
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Re: C. MINGUS ed INTONAZIONE
Reply #19 - 30.08.2005 at 15:57:02
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Amin,
mi hai convinto con tutto quello che hai detto: è la "poetica musicale" che alla fine predomina in entrambi i mondi. 

Il problema della scrittura lo ha spiegato bene Giorgio Dini, sempre attentissimo a tutto. Il programma di questo forum prevede che se in Inglese vuoi scrivere una parolaccia tipo "cock" o nelle parole composte c'è ne una, lui te lo cancella mettendo dei simboletti.
Giorgio è più o meno così?

Un saluto

Vito

p.s: come vedi io avevo scritto l' organo genitale maschile in Inglese ed il programma me lo ha cambiato. Ma varrà anche per l' Italiano? Proviamo! Ho scritto la stessa parola in Italiano e me l'ha riportata fedelmente.
Giorgio come si spiega questo fatto? Mi sembra ridicolo Smiley!
  
vito liuzzi
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