OT
Molto bello ed interessante quello che è stato detto. Mi piace il tuo discorso, Emiliano, su questa sorta di "obbiettivo" di vario carattere che anche un musicista deve possedere. Il problema, a mio avviso, è abbastanza complesso visto che noi musicisti lavoriamo con i suoni, qualcosa di immateriale, impalpabile, etereo,
spirituale e legato all' animo di ogni individualità. Un lavoro molto strano sotto certi punti di vista, almeno se confrontato con le attività lavorative più comuni.
Ma facciamo un discorso che sia meno generalizzato e più "in-topic", nel senso che possa essere legato a noi musicisti-contrabbassisti. Potremmo intitolare questo Post "l' obbiettivo del contrabbassista", legandomi al discorso che faceva Emiliano ma contestualizzandolo direttamente al nostro strumento.
Il contrabbasso è sempre stato considerato uno strumento di "second' ordine", quasi come a voler dire che può esserci come non può esserci. Sappiamo che questo non è vero, anche se purtroppo la realtà culturale della nostra cara ed amata Italia sotto il profilo musicale è rimasta molto indietro rispetto a Nazioni che comprendono meglio il valore sociale e sociologico che la Musica (la "M" maiuscola non è posta a caso) può avere.
Ma a parte i discorsi filosofici o politologi che si possono fare, dobbiamo chiederci "NOI" contrabbassisti, non conta il livello di musicalità o professionalità, quale obbiettivo possiamo avere per dare un significato a quello per cui siamo più portati, il "far musica".
Non credo che sia facile dare una risposta esaustiva o definitiva, forse perchè non c'è risposta che si possa dare. Credo che ognuno di noi nella sua individualità, nel suo essere musicista, trovi la risposta dentro di sè, al di là di quello che un pubblico più o meno attento può richiedere. Noi siamo consapevoli del fatto che ogni obbiettivo deve essere giustificato e rispettato, sempre se confinato all' interno del concetto della legalità e dell' accettazione sociale. Ma vorrei puntare il dito verso un obbiettivo più generale che può riguardare un pò tutti: lo sforzo di far comprendere la "dignità musicale e strumentale" del contrabbasso. Al di là di qualsiasi forma di esibizionismo, positivamente inteso, che risiede in ognuno di noi e che giustifica in un certo senso il nostro lavoro rivolto al pubblico, non certo introiettato esclusivamente all' interno della nostra personale percezione musicale, la dignità eccelsa di un contrabbasso e del contrabbassista risiede proprio nel suo essere più profondo: un musicista indispensabile esattamente come un violino od una batteria. Ecco perchè il contrabbasso può diventare uno strumento "egregio" (ex-grege, cioè al di sopra degli strumenti più comuni), anzi sicuramente lo è diventato deviando da una concezione retrograda ed antiquata che lo vuole solo come uno strumento di mero accompagnamento.
Cerco di concludere il mio pensiero.
Se la logica si presta a proporre questo obbiettivo comune il cui scopo deve essere solo quello di far crescere l' interesse per il nostro strumento (in modo che, ad esempio, anche gli stessi compositori si avvicinino maggiormente a comprendere le potenzialità espressive dello stesso), non si comprendono le invidie e gelosie di cui si parlava. Quando un obbiettivo è comune, come si suol dire, l' unione fa la forza. Diffidare di chi assume atteggiamenti eccessivamente individualistici e personalistici è cosa lecita; nessuno è depositario di una Verità Assoluta, visto che la relatività ha sempre spazzato via ogni forma di "assolutismo conoscitivo". Ma questo non è compreso da tutti ... purtroppo. Quando si giudica qualcuno, occorre prima di tutto aver giudicato se stessi in maniera intellettualmente onesta e pacata. L' invidia non fa crescere l' invidioso; la gelosia del successo altrui sminuendolo non fa crescere "musicalmente" il geloso. Costoro che dovessero rientrare in codeste categorie non possono trovare una giustificazione morale od etica nel nostro mondo (ma è chiaro che il discorso vale per ogni settore della conoscenza umanistica, scientifica ed artistica). Non dimentichiamo che il pensiero ed il linguaggio sono per l' artista gli strumenti della sua arte.
Ma se l' arte musicale si distanzia da qualsiasi obbiettivo moralmente accettabile, ecco che il musicista non fa arte ma è solo socialmente un musicista. E la cosa è sinceramente frustrante e poco gratificatorio.La vera scuola dell' arte non è la vita, ma l' arte stessa. Ed il vero fine o scopo od obbiettivo soprattutto di un contrabbassista è quello di far arte, non lasciarsi imbrigliare in sterili polemiche su qualità altrui poche accette.
PASSO e CHIUDO
!
Cari salutoni
Vito