"Le più antiche opere che si conoscano per contrabbasso solista sono le sonate composte da o per Giovannino del Violone, conservate nella Bodleian Library di Oxford. Malgrado la loro origine non sia affatto sicura, è probabile che risalgano al 1690 circa. Posto che il concerto di Stamitz non è che la trascrizione di una composizione per viola, non si hanno notizie certe di musiche per contrabbasso solista scritte nel Settecento precedenti le rilevanti parti che compaiono nelle sinfonie di Haydn composte all'inizio del settimo decennio del Settecento (per esempio, nn. 6, 7 ed 8); in seguito, nei dieci anni che intercorrono fra il 1765 ed il 1775 apparvero ben 28 concerti (di cui furono autori Vanhal, Zimmermann, Haydn, Franz Hoffmeister, Johannes Sperger e Dittersdorf). Nel 1791 Mozart scrisse un'aria per basso con c.basso obbligato, "Per questa bella mano" (K612), destinata ad essere eseguita dal cantante Gerl insieme al contrabbassista Friederich Pilschelberger (1741-1813); entrambi gli artisti erano impegnati con Schikaneder nella produzione di 'Zauberflöte'. Il brano venne pubblicato nel 1822, e fu una delle prime opere del virtuosismo contrabbassistico dato alle stampe. Pilschelberger e Johannes Sperger furono i più brillanti esponenti della scuola austriaca del tempo, ed è probabile che nessun altro contrabbassista si fosse, prima di loro, neppure remotamente avvicinato a tali livelli. Le opere di Sperger comprendono 18 concerti, 3 arie da concerto per contrabbasso e soprano ed un buon numero di cassazioni e quartetti. Lo strumento di Sperger era un contrabbasso a 5 corde che egli adoperò con accordature diverse. Verso la fine del Diciottesimo secolo, il virtuoso ungherese Josef Kampfer (1735-88) percorse tutta l'Europa e, a quanto sembra, dovette grandemente impressionare Haydn. Pur essendo stato un viaggiatore notevole che, fra l'altro, aveva suonato a S. Pietroburgo, Copenhaghen, Amburgo e Londra, è solo con lo stabilrsi di Domenico Dragonetti in quest'ultima città che il contrabbasso acquistò popolarità in Inghilterra. Il successo di Dragonetti fu davvero unico, nel senso che per oltre un cinquantennio non vi fu riunione musicale che potesse considerarsi pienamente riuscita ove egli non fosse stato presente: le sue eccellenti interpretazioni gli valsero riconoscimenti inusitati in tutta l'Europa, mentre l'indole amabile e gentile lo rese caro al cuore del pubblico inglese. Contava fra gli amici Haydn, Beethoven, Hummel, Spohr, Liszt, oltre ad un buon numero di altri compositori. Rossini, che lo stimava enormemente, gli dedicò nel 1824 un duetto per contrabbasso e violoncello che egli avrebbe dovuto suonare insieme a David Solomons, banchiere di professione e violoncellista dilettante. Su insistenza di Rossini, Dragonetti si fece fare una copia del proprio arco per Cherubini, che era stato incaricato di tenere un corso di contrabbasso al Conservatorio di Parigi. In questa città si usava la posizione francese con il palmo rivolto verso il basso, una presa che alcuni ritenevano inadatta a garantire la potenza sonora raggiunta da Dragonetti, il quale impugnava invece l'arco posteriormente. Rossini in persona consegnò l'arco a Cherubini, ma questo tipo di presa non ebbe successo. La British Library possiede un'ampia raccolta di manoscritti di Dragonetti e la maggior parte dei moderni contrabbassisti inglesi vengono ancora educati secondo la tradizione didattica facente direttamente capo ai suoi allievi" (Rodney Slatford) Ti ho trascritto la parte del capitolo "Repertorio ed esecutori": il capitolo però continua ed in genere la sezione dedicata al contrabbasso è decisamente ponderosa, troppo perchè possa essere trascritta in questa sede o scansionata. Il volume dovrebbe essere comunque ancora reperibile, se non per l'acquisto (ma in fondo risale solo ad una decina di anni fa) almeno presso qualche biblioteca di Conservatorio. Te lo consiglio in quanto si tratta di un testo di assoluto interesse per qualunque studente, docente o cultore dello strumento, e che raccoglie apporti fondamentali sulla storia, l'evoluzione, il repertorio e la liuteria della famiglia degli strumenti ad arco dalle origine ad oggi. Un intero capitolo è inoltre dedicato alla storia dell'arco, e vi sono utili ed ampie sezioni bibliografiche, oltre che una dettagliata legenda di liutai ed un glossario approfondito. Il testo non era decisamente economico, ma valeva fino in fondo ogni lira spesa per l'acquisto (oltretutto, all'epoca della pubblicazione io ero alla vigilia dell'esame di quinto, quello con la prova di conoscenza teorica dello strumento... me l'ero accaparrato immediatamente)
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