Forse ne avevamo parlato già in qualche Post precedente. Ma non fa nulla.
Grazie ad Ernesto sono riuscito ad avere una compilation di jazzisti che suonano con l' arco, e ciò che si nota maggiormente è che alcuni di loro hanno avuto anche una formazione classica (alla francese o alla tedesca o alla Dragonetti), altri, invece, hanno per così dire fatto da sè. Nel primo caso il suono sembra essere (specie al capotasto) più fluido, ben marcato o focalizzato, negli altri casi, e personalmente, lo reputo un pò bruttino, assolutamente privo di armoniche ma che, tuttavia, in quel particolare contesto potrebbe avere una ragion' d' essere.
Forse non credo che il problema sia se un jazzista debba ottenere un suono simile al classico (solitamente i jazzisti, in generale, utilizzano una forma di "detachè" che permette loro di creare sfumature e stonature, anche volute, allontanandosi dal concetto di focalizzazione) ma se quella sonorità che ottiene è la migliore che possa lui stesso possa avere. Proprio perchè nella maggior parte dei casi il suono prodotto dall' arco viene amplificato (e quindi "distorto" in partenza), sarebbe bene, secondo me, che anche lo stesso jazzista ponga maggiore attenzione alla qualità "sonora" di ciò che poi andrà a sviluppare. Infatti, essendo necessariamente sottoposto a quella tortura che sono i pre, ampli, mixer, equalizzatori ed altro, dovrà trovare una soluzione anche sui giusti pesi da conferire al suo arco per avere un suono più contrabbassistico e meno ovattato. Alcuni mi sembra che ci riescano in pieno, altri un pò meno.
Tuttavia, e concludo, è sempre l' ascoltatore che alla fine decide, facendo magari più leva sulla qualità dell' improvvisazione che su quella del tipo di suono, potendo anche non essere abituato ad ascoltare un suono classico a volte molto tirato e pieno di armonici ed armoniche.
Poi, come si dice, "de gustibus"!
Ma il consiglio di imparare a tirare l' arco al ponticello lentissimamente e con la massima potenza possibile magari anche a corde vuote, rimane
!
Ciao Vì