Hot Topic (More than 10 Replies) ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE? (Read 10762 times)
vitoliuzzi
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ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
30.12.2005 at 18:26:05
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Inserisco alcuni messaggi postati altrove per cercare di aprire una discussione sul tema proposto. Spero sia utile e soprattutto degno di essere approfondito, magari, per taluni, oggetto di riflessione.

Vito
  
vito liuzzi
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vitoliuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #1 - 30.12.2005 at 18:32:00
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Stefano,   
forse il fatto che in molti siano restii al fatto di acquistare i due DVD di Rabbath può essere dovuto alla circostanza che costano abbastanza, o perchè Rabbath e le sue tecniche rivoluzionarie siano poco conosciute in Italia. Magari c'è anche qui una scuola-antiRabbath che non vuole far cadere o mettere in discussione dei dogmi inattaccabili. 
 
Ma un serio professionista, secondo me, dovrebbe possedere questo splendido materiale per capire come  si possa approcciare al contrabbasso in un modo totalmente diverso. Ed i suoi tre testi di tecnica (costosi) ne sono la pratica realizzazione.   
 
Ciao Vì 
Caspita, già gli assaggi a cui si può accedere dal sito di cui hai dato il link sono molto interessanti (ma io, per dirla alla David Bowie, sono un absolute beginner). Il DVD non è esattamente a buon mercato (mi pare 90 dollari), ma poi, pensandoci bene, sono il costo di poche lezioni... Mi sapete dire se si trova anche qui in ITA o se bisogna comprarlo tramite web? Grazie ancora per lo spunto. 
 
giuseppe 

Ma lo sai Vito che c'e' un famoso "giovane" Maestro che chiede 70 euro a lezione ? 
 
Non faccio lezioni private . 
 
Sono gia' pagato dallo Stato . 
 
Riguardo alla  "paura" di una scuola diversa da quella chiamata a torto italiana e' reale . 
 
Ma lo sapete che nessuno vuole ricordare la vera scuola milanese , quella di Bottesini . 
 
Ora che piaccia o no Bottesini e' esistito e tutti suonano le sue Opere . 
 
Perche' negare la sua scuola dell'arco fino a dire :" Non si puo' sapere come teneva l'arco Bottesini " 
 
Per fortuna sono rimasti alcuni metodi originali di Giovanni Bottesini dove invece solo un cieco non vede e uno stolto non comprende i suoi insegnamenti . 
 
I disegni e le sue parole sono stati omessi dai grandi didatti italiani Bille' Caimmi e coloro che li hanno seguiti . 
 
Non esiste una scuola italiana se non si parte almeno da Bottesini . 
 
Una recente si' , ma allora sono tante . 
 
Rabbath ha modificato un po' la scuola francese non l'ha stravolta . 
 
Il puntale che usa e' un suo vezzo perche' io tengo la strumento alla stessa maniera con un puntale dritto . 
 
La Verita' fa paura ma le bugie hanno le gambe corte , penso che questo lungo periodo di oblio e tentativo di forgiare tanti "cloni" sia finito . 
 
Le frontiere della comunicazione ormai sono aperte , tutti hanno la possibilita' di scrivere in piena liberta' seguendo il Giusto il Bello ed il Vero . 
 
DVD - CD - filmati ed altro ci danno la possibilita' di guardare il mondo intero in tempo reale . 
 
Questo non si puo' fermare , come la liberta' di scelta . 
 
Se poi si vuole lavorare .. 
 
allora   
 
sta   
 
a   
 
tutti   
 
noi 
 
spezzare 
 
questa 
 
regola 
 
Stefano Sciascia 


OT piccolo piccolo... 
si puo' sapere come teneva l'arco bottesini? 
ultimamente e' saltata fuori spesso in vari contesti come "terza oltre a impugnatura francese e tedesca". 
ma insomma... com'e'? cos'ha di cosi' strano e "indicibile"? 
 
fine OT. 
 
andrea 


Facile! 
Come lo impugna esattamente il maestro Stefano! 
Ti carico una foto tratta dal Metodo del Bot su come tenere l' arco (ovviamente è una raffigurazione ma indicativa). Lo stesso Bottesini affermava che l' arco occorreva tenerlo alla stessa maniera dei violoncellisti. Insomma, pollice sulla bacchetta e dita molto spostate più in avanti rispetto al tallone. Osserva la figura e la descrizione fatta dallo stesso Bottesini.   
 
A dopo 
 
Vì 
 
p.s.: carico la riproduzione sul sito di Yahoo.   
 
 
Stefano, 
come al tuo solito in poche battute hai aperto una tematica che meriterebbe una tavola rotonda per discuterne chissà per quanto tempo. Ed io sai che faccio? Apro un Topic. Magari qualcuno potrebbe essere interessato, magari proprio i numerosissimi Visitors che ci seguono da molto tempo e che ringrazio per la loro partecipazione estemporanea. 
 
Ciao 
 
Vito 




  
vito liuzzi
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vitoliuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #2 - 31.12.2005 at 15:44:22
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Stefano,
devo dire ancora una volta che mi sento di concordare con te. Non sono uno specialista nel merito, tuttavia una mia opinione credo di averla.
Spesso parliamo, in tema di arco e relativa impostazione, di Scuola francese, tedesca, arco alla Dragonetti (molto più arcuato, eccessivamente arcuato rispetto al modello tedesco con cui condivide solo l' Idea della presa verticale, ma che alla fin dei conti rimane una presa tipica di Dragonetti la cui bietta non so che fine abbia mai fatto) e Scuola "italiana". Italiana. Ma si può dire che ne esista una? E se si, quale? Verrebbe da dire che c'è una corresponsione con quella francese, come genericamente si pensa. Magari la risposta è giusta. Ma cosa abbiamo da spartire noi con i Francesi quando proprio a metà ottocento Bottesini spadroneggiava in lungo ed in largo con la sua presa violoncellistica? E' ovvio che vi è da riferirsi ad un momento storico precedente, cioè quello del "pratico" Dragonetti che, per spingere sui suoi cordoni del suo Gasparo da Salò o del "giant" conservato al British Museum di Londra (appeso a chissà cosa), non disdegnò minimamente l' impugnatura verticale, anzi ne magnificò i pregi, forse mai i difetti (almeno leggendo la sua biografia). 
Ergo, fra tanti nomi e definizioni semplificative di un fenomeno che ancora oggi trova fervidissimi sostenitori e propugnatori per un genere di Scuola come migliore rispetto all' altra, mi chiedo nel XX sec. cosa sia accaduto, specie in casa nostra. Dimentichi del buon Bottesini, "Paganini del Contrabbasso" ma forse un pò più ingenuo come didatta, si passa ad una Scuola e relativi microcosmi dove vi è chi prosegue tale discorso e chi  pensa di spostare il pollice nella U, o giù di lì. E qui cominciano i guai, specie di carattere discriminatorio.

Devo andare. Alla prossima.

The Mad
  
vito liuzzi
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Stefano_Sciascia
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #3 - 05.01.2006 at 10:12:10
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Caro Vito ,
e' esattamente come dici tu .

Lo stesso Bottesini non era esente da questo, essendo nato e vissuto dopo Dragonetti .
Si dice e si legge che il Maestro non andasse volentieri a Venezia , a detta sua per l'aria poco salubre che si respirava per tutti quei canali , troppa umidita' per la sua salute cagionevole .
Per altri invece le pochissime visite di Bottesini a Venezia erano dovute alla enorme fama di Dragonetti che ancora aleggiava nell'aria e che ne facevano sentire la presenza incombente .
Sicuramente romanzato e Romantico , ma ci fa capire gia' come stavano le cose in Italia .
2 grandi Scuole ,dici bene , francese e tedesca come le chiamiamo oggi .
2 archi differenti e qui' , come sai bene , si cerca ancora di stabilire quale sia il migliore .
Cosa dire poi dei concorsi dove sei ammesso o no a seconda di che arco impugni ?
HO scritto impugni perche' alle volte sembra una Guerra !
Serenamente , se si accettasse ed imparasse ad ascoltare senza guardare , a comprendere che la Musica , quella che ci fa "sentire" guarisce anche gli animi piu' "duri ", Serenamente non si farebbero piu' discriminazioni di sorta.
Ho parlato di Giovanni Bottesini non per dire che era superiore ad altri , ma solo perche' era e non e' piu' .
Perche' non si puo' ricordare solo la sua Musica senza trarre il piu' grande insegnamento che ci ha lasciato dalla stessa .
Gia' perche' ci ha lasciato solo la Musica  , neanche una parte staccata per contrabbasso , un dito od una arcata .

Ma alcune preziose indicazione di fraseggio e poi quei segni , gli appoggi , le note che cantano come le piu' importanti ,quelle che vibrano dentro .

Nessuno e' superiore a nessuno .
Vorrei estendere questo discorso oltre alla ridotta sfera del campo contrabbassistico , ma ognuno puo' ben comprendere dove si possa finire con questi discorsi .

Parlo a ragion veduta , penso a chi deve intraprendere la nostra carriera , giovane e pieno di speranze , che la Liberta' e la passione lo ispirino sempre .

Che  possa volare con le proprie ali senza mai doverle piegare per imitare un volo controllato ma senza aria .

La Paura e' grande ma la sensazione di poter andare in alto quanto si vuole e poi tuffarsi in picchiata per poi rialzarsi ed atterrare con un respiro calmo e regolare , impagabile .

E i soldi ..come li faccio .. il lavoro..i concorsi..

I sogni si realizzano sempre se ci si tende con animo puro , libero da secondi fini .

Suonare solo per suonare direi .

Stefano .

P.S. Grazie Giorgio Dini  per la bella frase di Sostakovic che ho letto e riportato dal tuo sito , era voluto .
  
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vitoliuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #4 - 05.01.2006 at 15:03:22
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Molto bello questo tuo commento, Stefano. Poetico ma anche irriducibilmente realistico. "Impugnare" l' arco o le "ARMI" ? Bella!

Mi sa che sta diventando questo topic un discorso a due caro Stefano. Ma non è malaccio! Soprattutto per tentare di spiegare ai giovani contrabbassisti/e che in Italia, ahimè, non sembra vigere quella Libertà di cui parlavi. Il fine giustifica i mezzi? Se libertà volesse dire esprimersi per quello che realmente si è, a prescindere dalla Scuola di provenienza, allora si potrebbe parlare di un grande salto di qualità. Scuola Italiana? Parliamo di Scuole Italiane e del contributo enorme che hanno dato all' evoluzione del nostro strumento, SENZA DIMENTICARE NESSUNO e senza pensare che la scuola dell' uno superi o primeggi sull' altra. E' questo, secondo me, un pensiero stolto, ingenuo, ingrato e, tutto sommato, stupido! Perchè è sempre meglio ascoltare più campane per poi trarre le proprie conclusioni generali.

Utopia? In parte si!

VL
  
vito liuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #5 - 07.01.2006 at 16:31:22
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Salve  Ragazzi,
gia che si parla di arco, e visto che suono principalmente jazz, ma mi piace dilettarmi nell'esecuzione di brani ballad usando l'arco, avrei questa domanda da principiante dell'arco da porvi:
Oltre all'impugnatura dell'arco, c'è una regola per la tensione che deve avere il crine dell'arco, o anche questa è comunque una cosa molto soggettiva e personale ? E per la pece, conviene sempre usarne poca vero? o mi sbaglio.
Un grazie anticipato  a chi vorrà rispondermi e illuminarmi con i propri consigli.
Ciao JazzBass - ezio
  
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pabbass
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #6 - 07.01.2006 at 20:00:17
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Quote:
Oltre all'impugnatura dell'arco, c'è una regola per la tensione che deve avere il crine dell'arco, o anche questa è comunque una cosa molto soggettiva e personale ? E per la pece, conviene sempre usarne poca vero?


Riducendo ai minimi termini la risposta ad un quesito che dovrebbe essere trattato in modo un po' più ampio...
1) tendenzialmente, la tensione standard per l'arco dovrebbe essere quella con cui, essendo nella'area di metà arco e suonando un 'forte', il crine sfiora il legno. Poi tutto dipende dal tuo tipo di approccio. C'è chi strozza l'arco per suonare, chi tiene il crine molto lento e riesce comunque a cavar fuori suono. 
2) meno pece metti, meglio è. L'eccesso di pece non fa suonare di più o meglio, fa solo fischiare. A fare la differenza sono piuttosto altri fattori: la qualità del crine / la qualità della pece (solo un Petracchi o un Karr - forse! - riuscirebbero a far suonare accettabilmente un arco impeciato con certe oscenità tuttora in commercio...non faccio nomi, a voi intuire) e, soprattutto, la tenuta d'arco. Non è la pece che attacca, è prima di tutto la mano.
  
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dinibass
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #7 - 08.01.2006 at 17:11:32
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Quanta pece mettere è soggettivo credo, vero che è meglio mettrene poca ma ci puoi arrivare per gradi secondo me, iniziando a mettrene un po' di più per grippare bene e poi, quando la mano prende la giusta 'confidenza' con gli equilibri dell'arco e con la pressione necessaria, diminuire la quantità di pece.

Ma è importante il tipo di pece, a me il buon Vito consigliò tempo fa la Nyman e mi sono trovato davvero bene.

Per la tensione del crine, vedi il suggerimento di Paola che è ineccepibile come sempre.
Da parte mia ti posso solo dire che non mi trovo bene con un crine troppo teso, risulta più difficile il controllo.

ciao
g
  
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JazzBass
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #8 - 09.01.2006 at 18:31:34
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Grazie ragazzi, siete gentilissimi,grazie dei preziosi consigli che cercherò di mettere a profitto in fretta.
Salutoni Jazzbass - Ezio
  
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andrea
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #9 - 10.01.2006 at 07:56:41
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riallacciandomi al discorso di vito e in particolare alla "scuola italiana" sarei molto curioso di sapere se effettivamente qualcuno suona con l'impugnatura alla bottesini e quali sono i pregi di questo tipo di impugnatura, che arco ci vuole (magari un po' piu' lungo?) ma soprattutto perche' si e' persa per strada?

ciao
andrea
  
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #10 - 12.01.2006 at 13:55:08
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Premetto che non conosco così a fondo la questione impugnatura, però vorrei dire la mia esperienza. 
Credo che se la questione differenziale sia quella del poolice, io trovo questo tipo di posizione  diciamo così (anche se non è prporio così) "alla Bottesini" migliore: infatti l'ho modifoicata e così ai miei allievi, anche se non la impongo... cerco di studiare ogni mano, e di adattarle la posizione più naturale.
Dicevo che trovo troppo "esclusicva" la dicitura "alla Bottesini", perchè le grandi scuole di vcello già suonano così, e d è stato Rostropovich a modificare la posizione (ci credo, con quel badile al posto della mano) perchè secondo me il pollice in quel punto prpoprio non ci stava!
L'idea di modificare la posizione è partita dalla scuola di vcello di Janigro, attravesro i suoi allievi.
Quindi forse i cellisti per una volta tanto hanno ragione (questo lo dico per dimostrare che non ce l'ho con i cellisti, montati bastardi e cornuti che non sono altro).
Quindi, sintetizzando: non mi interessa sapere da quale scuola proviene un certo tipo di direttiva didattica, ma se questa può funzionare per la persona che specificamente la deve utilizzare. Mi sembra una questione più pratica che altro: credo che chi scriveva metodi e trattati di questo si preoccupasse: di dare informazioni utili, veri e propri manuali d'uso.
Tipo: come diventare tecnico di computer, qualcosa del genere... boh! Non direi che ci siano tentativi di occultare qualcosa... praticamente su internet c'è di tutto di più...
Ciao a Vitone e a tutto il forum
alfrè
  
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #11 - 12.01.2006 at 14:02:15
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... e ssate, a proposito di quanto detto su Rabbath: è un maetsro veram interessante, e forse sarebbe ora di invitarlo in Italiaa tenere una master per illustrae il suo metodo.
Se costa troppo, allora se siete insegnanti fatelo comprare alla Biblioteca del vs Istituto facendolo inserire nel piano acquisti.
Quello che so di questo metodo è di seconda mano, cioè illurtato da persone che seguono le direttive Rabbath... ma mi è bastato per capire che c'è del talento, e parecchia lucidità in quest'uomo...
di nuovo ciao
alfrè
  
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vitoliuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #12 - 15.01.2006 at 12:23:03
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Spero che questa problematica possa interessare a più di una persona poichè di carattere generale, e non finire in una disquisizione fra pochi eletti.
Ma di una cosa sono certo. In Italia esistono molti docenti (me compreso) o solisti di chiara o dubbia fame, che mi sembrano troppo altezzosi, arroganti, stupidi e presuntuosi quando inneggiano la propria Scuola dell' Arco (comprese quella Mongola e della Botswana) come la migliore sulle altre. Il peggio arriva quando queste imbecilli convinzioni si protraggono nelle Istituzioni (esami) o Concorsi (orchestra o solismo). Qui il danno discriminatorio che si perpetra ai danni del povero concorrente, che si è fatto un .... così durante ore ed ore di studio, è a dir poco da DENUNCIA PENALE, anche il vecchio rogo non sarebbe male.
Mi sbilancio, come sempre (ed i miei allievi lo possono dire). Vi eseguo Koussevitzky o Rota o quello che conosco impugnando l' arco alla metà oppure, cosa più fattibile, tenendo con tre sole dita. In quest' ultimo caso il risultato finale non è poi così differente da una impugnatura standard. Nel primo, dovrei essere Valentino Rossi per non far sentire la differenza.
Ma cosa voglio dire. Se un Rabbath, nel suo terzo corso, si è inventato più di cinquecento colpi d' arco (ma Billè nel suo secondo corso non è da meno) eseguiti tutti in maniera impeccabile (come del resto è nel suo stile), allora l' arco mi sembra proprio come una racchetta da tennis. I primi dieci giocatori al mondo eseguono i colpi (per noi colpi d' arco), mantenendo l' impostazione da "maestro di tennis" ma alla fine interpretandoli in maniera personalissima, magari anche in maniera snaturata e fuori da ogni convenzione. Perchè? Facile, il fine giustifica i mezzi e poi la struttura neuro-scheletrico-muscolare di Tizio non potrà mai essere identica a quella di Caio.

Mi spiace aver sentito un grande didatta italiano, durante un corso, fare una serie di affermazioni balorde su alcuni tipi di colpi d' arco, partendo dal significato etimologico della parola. Purtroppo fino a quando ci sarano questi "signori degli anelli" che ingenerano confusione e zizzanie, io dico che la migliore Scuola dell' Arco è quella MIA. Per Alfredo quella SUA, per Stefano quella TUA.

L' impostazione di base è un obbligo del buon docente. Il suo studio e perfezionamento un onere del discente.

VDL
  
vito liuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #13 - 16.01.2006 at 18:08:19
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Caro Vito, siamo d'accordo.
L'unico distingo che farei è quello dello stadio di evoluzione del contrabbassista: se si tratta di un principiante gli devo comunque passare un tipo di impostazione
La prima cosa da chiedersi sarebbe: è un'impstazione "sana"? gli sto rovinado l'ariticolazaione della spalla, irrigidendola, e /o massacrando la colonna vertebrale?
Per il resto, sperimentiamo! solo così si va avanti! Confrontiamoci.
Quindi, per concludere il ragionamento: io imposterei un principiante "standard" spiegando però che l'impostazione è work in progress, e che può durare anche per tutta la vita, con piccoli aggiustamenti o bruschi cambi di rotta. Sono sicuro che Rabbath "scombussolerebbe" le idee a molti di noi, ma ciò non sarebbe affatto male, anzi! magari poi ritorniamo sui ns passi, tuttavia niente sarebbe come prima dopo tale esperienza.
Ciao 
P.s. forse il problema è un po' più vasto dell'impugnatura, e rigurda tutta l'impostazione e un certo dogmatismo che non fa bene a nessuno: diversità significa ricchezza, non confusione
Alfrè

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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #14 - 20.01.2006 at 21:13:20
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Scusate, visto che in questo post si parla di arco, ne approfitterei per farvi alcune domande a proposito dell'uso dell'arco, e devo proprio essere grato a chi mi ha gia dato preziosissimi e giustissimi consigli nel mio post precedente che sto mettendo in pratica con grande soddisfazione personale.
Dunque ecco le domande:

Per preservare  meglio il crine dell'arco, oltre le varie operazioni di pulitura pece e di pettinamento come conviene trattarlo? ad es. finito di studiare, è buona abitudine mollare la tensione del crine dell'arco, o è meglio lasciarlo sempre alla tensione abituale di studio?

Il consiglio di usare poca pece, mi è ritornato utilissimo, l'arco fischia meno, e riesco di più a controllare la " pressione " per farlo suonare, ma quando c'è bisogno di  impeciare l'arco? ci sono regole precise....o si va ad occhio?,e se si va ad occhio, secondo voi, quali sono i sintomi " sonori" da tenere d'occhio" per capire che l'arco a bisogno di pece?

Scusatemi anticipatamente se per qualcuno le mio domande possono sembrare banali, ma come ho gia scritto precedentemente, sono jazzista, ma principiante dell'arco ed ora, anche se  non più giovanissimo, sto riscoprendo le enormi possibilità dell'arco anche nel jazz, fermamente convinto che per usare l'arco come si deve è impossibile prescindere dagli studi " classici".

Un grazie anticipato Ezio - JazzBass
  
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #15 - 21.01.2006 at 16:46:24
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Quote:
Scusate, visto che in questo post si parla di arco, ne approfitterei per farvi alcune domande a proposito dell'uso dell'arco, e devo proprio essere grato a chi mi ha gia dato preziosissimi e giustissimi consigli nel mio post precedente che sto mettendo in pratica con grande soddisfazione personale.
Dunque ecco le domande:

Per preservare  meglio il crine dell'arco, oltre le varie operazioni di pulitura pece e di pettinamento come conviene trattarlo? ad es. finito di studiare, è buona abitudine mollare la tensione del crine dell'arco, o è meglio lasciarlo sempre alla tensione abituale di studio?

Il consiglio di usare poca pece, mi è ritornato utilissimo, l'arco fischia meno, e riesco di più a controllare la " pressione " per farlo suonare, ma quando c'è bisogno di  impeciare l'arco? ci sono regole precise....o si va ad occhio?,e se si va ad occhio, secondo voi, quali sono i sintomi " sonori" da tenere d'occhio" per capire che l'arco a bisogno di pece?

Scusatemi anticipatamente se per qualcuno le mio domande possono sembrare banali, ma come ho gia scritto precedentemente, sono jazzista, ma principiante dell'arco ed ora, anche se  non più giovanissimo, sto riscoprendo le enormi possibilità dell'arco anche nel jazz, fermamente convinto che per usare l'arco come si deve è impossibile prescindere dagli studi " classici".

Un grazie anticipato Ezio - JazzBass


Ciao Ezio.
Sarò brevissimo ma spero efficace.

1) Una volta decisa la tensione ottimale per il TUO arco e per il Tuo modo di tirarlo, non lasciarlo mai in tensione nei periodi vuoti. Se lo lasci in tensione, quest' ultima, col tempo, va a determinare uno sfibramento del legno che può portare fino alla rottura. Rectius, tale sfibramento provoca un impoverimento della capacità dell' arco di creare sempre più armoniche e lo rende meno reattivo nei vari colpi d' arco, specie i più virtuosistici. Ovviamente mai suonare con i crini troppo tesi, quasi tipo autostrada. A parte i problemi accennati, si ha la falsa sensazione di avere più suono od un miglior attacco. Dragonetti non la pensava così, ma l' arco che si era scelto non possiamo purtroppo ascoltare in una riproduzione sonora.

2) Per me, sui crini non usare assolutamente nulla. Non lavarli in lavatrice e non passarli in candeggina. Qualunque agente agisce!! Anche il meno aggressivo o il più naturale. MEglio passare a crini nuovi e ben dentati. Solo se in Estate dovesse capitare che si incollano fra di loro, bene, anzi male, puoi utilizzare trielina o altro sul genere, lasciandoli asciugare possibilmente al naturale. Oppure, se hai fretta, predi un pettine stretto, non scherzo, e passalo fra i crini con un phon a medio calore che asciughi moderatamente le varie sezioni dei crini stessi.

3)Quando impeciare l' arco. Non esiste una regola tipo ogni giorno, ogni due, una volta all' anno, meglio nei giorni fecondi e così via. Poca pece non è un bene, troppa è un grande male. La via di mezzo è l' ottimale. L' ERRORE che molti fanno è questo: prima mettono la pece all' arco e poi cominciano a suonare. Occorre fare esattamente in contrario. Prima cominciare a sfregare l' arco contro i crini anche a corde vuote per valutare se vi è della pece residua che con l' attrito poi si riscalda e riporta l' arco in vita. Se invece anche dopo questa piccola prova le cose non vanno, impeciare tenendo i crini un pò più tesi del normale, in modo tale che tutti formino una sorta di struttura dove tutti i crini sono bene tesi ed al loro posto, non rischiando di spezzarne qualcuno.

4)Come si impecia un arco?? Non lo so! Troppe scuole di pensiero!

Ciao

Vito

p.s.: dopo ogni session prendere l' abitudine di pulire anche la bacchetta dell' arco. Col caldo, la pece grassa che si impregna nel legno non è una cosa molto positiva.
  
vito liuzzi
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Re: ARCO e SCUOLA ITALIANA. MA QUALE?
Reply #16 - 21.01.2006 at 18:57:14
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Grande Vito,
veramente puntualissimi i tuoi presiosi consigli. Ne ho gia fatto un bel copia e incolla nella mia mente...eheheheh.....!!!!
Sono contento perchè così ad occhio, ho sempre mollato i crini dell'arco finito di studiare, mi sembrava infatti più dannoso lasciarli in trazione. Sui crini, visto che l'arco è nuovo, non ho messo mai niente per pulirli e continuerò così seguendo il tuo consiglio.
Infine di pece ne uso veramente poca, e quando sento che l'arco non tira più come prima lo impecio un pò, sempre comunque a bassi "dosaggi " . 
Ti ringrazio quindi tantissimo  per le "dritte " che mi hai dato ....sei veramente un grande come questo forum
Ciao Ezio
  
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