Normal Topic THE BASS GANG on the DOUBLE BASSIST (Read 1453 times)
vitoliuzzi
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THE BASS GANG on the DOUBLE BASSIST
31.12.2005 at 10:53:10
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Con il nostro Stefano Sciascia era stato abbastanza facile essere profeti in patria, visto che personalmente l' ho sempre seguito sin dalle sue prime uscite discografiche, assolutamente fuori da qualsiasi schema precedentemente ascoltato. L' avventura in America alla ISB, il tour in Giappone ed il giusto tributo conferitogli con la copertina di Double Bassist ed un articolo straordinario.

Bene, sembra che Double Bassist non possa a meno dei contrabbassisti Italiani e, a distanza di pochi mesi, dopo l' intermezzo con Mike Rieber, ecco che giunge a noi una nuova e simpatica copertina di D Bst: sono la The Bass Gang, sì proprio i mitici quattro cavallieri armati di pistola ed armamento pesante costituito dai loro quattro contrabbassi. Non ho voluto leggere ancora l' articolo per non farmi influenzare in quello che vorrei dirvi e commentare con voi tutti. Sono certo che i tour in Giappone siano forieri di conseguenze estremamente positive, visto che anche per la TBG questo successo editoriale nasce quasi a ridosso della loro spettacolare tourneè in terra nipponica. Ma non vi era il bisogno di vederli dal vivo (cosa consigliabilissima) per apprezzarne le doti e qualità. I vari lavori discografici ne erano ormai una testimonianza di grande versalità e sincronismo perfetto. E' chiaro che dal vivo fanno molto più impressione (ecco perchè non vado mai a sentirli ... mi spaventerebbero e soffro di cuore!!) sotto il profilo della teatralità mista a quel sano humor che quasi sempre contraddistingue un contrabbassista. Ma vi è di più, a mio giudizio. La TBG si è proposta al pubblico con un' idea ben preciso: sbalordire il pubblico eseguendo musiche a tema o singoli brani riarrangiati per quattro contrabbassi assolutamente al di fuori di una articolazione classica come poteva essere l' esecuzione del quartetto di Alt. Questa idea, per dire il vero, la ebbe anche il Bass Sonority con l' inossidabile maestro Michele Cellaro (che saluto se mi sta leggendo) ed il bravissimo maestro Leonardo Presicci. Il nostro piccolo pubblico apprezzava quella commistione fra classicismo puro e temi trascritti di stampo più variegato e fuori da quel tema preciso. Bene, mettete il tutto nelle mani di un Pighi, Sciancalepore, Bocini e Bernardi ed i risultati non potevano che trovare un consenso esponenziale, prima a livello nazionale e, da oggi in poi, spero anche a livello internazionale, nel senso più pieno del termine.
Qualche purista troppo zelante potrà aver anche criticato una simile impostazione eccessivamente a-formale, meno descrittivistica ma più legata al riconoscimento immediato del tema conosciuto e rinomato. Ma chi ha ragionato o continua a pensare in questo modo non comprende la specificità di questi professionisti nell' "Arte de sonar' lo istrumento". Una specificità che non rilega il quartetto nelle cinghia strette di quella che definiamo scorrettamente "musica classica". Mantenendo questo terminologismo improprio, ritengo che sarebbe più corretto parlare di una sorta di "new sound " a carattere teatrale e scenico. La musica della TBG è curata a tal punto che nulla è lasciato al caso. Per questo motivo nutro una viscerale ammirazione per il maestro Pighi che in questa sua veste di "arrangiatore" ha determinato gran parte del successo del gruppo. Pighi dimostra di avere ben chiara il prodotto finale che vuole ottenere dai quattro contrabbassi a disposizione e, come un sapiente dosatore, ripartisce piccoli frammenti del tema o dell' accompagnamento fra le diverse parti in maniera assolutamente pregievole, dimostrando la piena e totale conoscenza dello strumento, oltre ad un innato gusto e genialità nella rielaborazione del materiale sonoro a disposizione. Mi sembra ovvio che i quattro interpreti lavorino comunque sempre all' "unisono" e, talvolta o come sempre capita, durante i lavori in corso si ha la possibilità di sfruttare anche l' esperienza degli altri tre cavalli di razza, elemento essenziale per quella partecipazione corale e che mi sembra rendere il gruppo molto coeso.

Scusate se mi sono soffermato con questo mio intervento "a braccio" sulla the Bass Gang. Qualcuno dirà! Ma è facile scriverne bene quando la consacrazione è già avvenuta con un articolo su Double Bassist. Il problema è che in miei vecchi interventi qui ed altrove, avevo già evidenziato la novità nata con l' eccelso Luca Cola e poi sviluppatasi appieno nella TBG. 
Se proprio volete una mia critica spacciata e da faccia tosta, credo e mi ricredo sulle registrazioni discografiche del quartetto. In taluni Cd, forse tutti, si nota troppo questo tipo di attacco sulla corda molto aggressivo e spesso stancante all' orecchio umano (il mio solamente!). Viene penalizzata in tal moto la sensazione "surround" del suono (come potrebbe avvenire nei concerti dal vivo con le varie frequenze che rimbalzano su più parti), mentre si accentua sensibilmente la concezione stereofonica, bella si ma alcune volte sminuente il contrabbasso meno potente o ricco di armoniche che, nell' evidenza dei fatti, viene così penalizzato. E ciò si nota.

Mi chiedo! Chi ci sarà fra due numeri su Double Bassist?
Boh! Abbiamo finito le cartucce? Non credo ... io un' idea ce l' avrei! Ma Double Bassist a volte si basa su di un' editoria abbastanza discutibile. Vedremo.

VL
  
vito liuzzi
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