Questo è un bel dibattito, va ben oltre i limiti del problema posto. Che occasione per andarci giù dritto, bello prolisso. Sono d'accordo con pabbass anche se dovrei starmi zitto in quanto, a suo tempo, non potei continuare il conservatorio perché causa incidente mi distrussi lo scafoide della mano destra (immaginate un po cosa vuol dire tirare l'arco in queste condizioni). Ma ho comunque sempre continuato a studiare, non solo il contrabbasso, l'armonia etc., e le altre cose che mi danno da vivere. Lo stesso discorso vale per la ricerca scientifica, ad esempio. Non si è NIENTE dopo un dottorato di ricerca, per quanto l'università o il docente dove e con cui si conseguono siano prestigiosi. Bisogna sempre andare avanti, cercare di vedere cosa si fa in altri luoghi e non pensare mai "OK, ora conosco quello che faccio e vivo di rendita". Continuare a fare le stesse cose per una vita in musica (parlo per me, non voglio offendere nessuno) mi sembra come volersi mettere a fare un lavoro impiegatizio. Nella ricerca è la stessa cosa. Insomma, dopo il diploma c'è tanto da fare suppongo: gente da sentire, scuole da valutare, un mondo di musica e musicisti da conoscere, studiare, etc. A proposito del "Vangelo" di Petracchi: Vito io me lo sono studiato (con i miei tempi) e per me è stata una Bibbia per un bel po. Ma alla fine mi sono reso conto di aver perso qualche anno in quanto o hai una mano che è una "palanca" (come si dice a Roma), come ha Petracchi, oppure se hai una manina come la mia stai fresco. Voi che ne sapete più di me non pensate che si debba trovare la tecnica più adatta alle proprie caratteristiche fisiche dopo averle valutate un po tutte ?
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