Grazie Stefano, utilissime le tue informazioni, come sempre. Sinceramente sarei curioso anch'io (come al solito!) di provare questo ulteriore prototipo di Mimmo. Solo per il fatto che avendo provato le sue Pizzicato mi sono reso conto che l' uso dell' arco con questo modello non è proprio impossibile, specie se si tengono accordate un tono sopra per un periodo di una settimana e poi le si riportano allo stato naturale. Il miglioramento è notevole. Tuttavia, dalla mia esperienza con le Pizzicato, ho constatato che cmq. la pressione dell' arco deve essere maggiore rispetto alle corde in acciaio. Ma chi possiede una buona tecnica in questo senso non avrà problemi nel fare musica filologica o, per i jazzisti, tirare poche note all' occorrenza. Allora mi chiedo, Stefano, se queste che chiamiamo "nuove kaplan" possano chissà avere magari una migliore reattività all' arco rispetto alle Pizzicato. Concordo con te che non le consiglierei proprio ad un classico, ma sono convinto che se dovessi fare musica per esempio Barocca (magari una bella incisione in sala di registrazione), io personalmente le monterei sul mio strumento per suonare solo al manico e non a capotasto. Ma questa è un' opinione personale. Ad ogni modo, mi farebbe piacere sapere se hai notato con questo nuovo prototipo di corda la notevole potenza sonora, pur avendo una costruzione "antica", ed un equilibrio eccezionale fra le quattro corde ed in ogni posizione. Questo mio tipo di ricerca, vista l' alta competenza di Mimmo, è particolarmente rivolta alla comprensione dell' esatto tipo di corda usata da Dragonetti e Bottesini (magari Mimmo se mi puoi dare delucidazioni tecniche da questo punto di vista ne sarei felice). L' obbietivo è quello di comprendere i tempi di esecuzione dei loro brani sotto il profilo filologico e come potevano uscire gli armonici naturali, con quale brillantezza e qualità. Usando le Pizzicato di Mimmo, dopo il trattamento di tiratura, questi armonici uscivano molto precisi ed abbastanza focalizzati (cosa che non credevo proprio). Ma ascoltando "Bach on fire" di Charlton (che mi pare abbia usato le Pirastro in budello), il risultato sonoro secondo me è stato pessimo. Allora i dubbi s'insinuano nella mia mente e comincio a pensare che uno Stefano Sciascia filologicamente non abbia così torto quando "rallenta" tutti i tempi in Bottesini, cercando il massimo dell' espressività ma anche un tipo di discorso musicale-interpretativo che nel XIX sec. per il contrabbasso non doveva essere poi così lontano da questo tipo di fraseggio meno "andante" ma più chiaro, specie in ambito solistico. Vedremo... Ciao Stefano ed a presto. Vito
|