Taz, riesco a comprendere il tuo sfogo personale nei confronti di un personaggio musicale come Billè che, nel bene o nel male, ha tentato di scrivere un corso teorico-pratico per l' intera durata di studi in Conservatorio (ed adesso anche IMP, luogo in cui insegno io). Non voglio assolutamente fare l' avvocato difensore di Billè, ma ricordiamo che uno stuolo di contrabbassisti si è formato proprio grazie a questo metodo il quale, sotto certi punti di vista, è il più completo e graduale di cui oggi possiamo disporre noi docenti, fatte salve delle eccezioni di cui ti parlerò in seguito. Analizzando sommariamente il panorama di metodi che ci sono a disposizione per il contrabbasso classico, balza subito all' occhio come non vi siano dei testi completi e di un unico autore che possano coprire le necessità didattiche dell' intero corso di studi. Il metodo di Bottesini, giusto per fare un esempio di un solista illustre, non ha quelle caratteristiche che rispondono a quello che definisco il "principio di gradualità", attraverso il quale si conduce l' allievo passo passo ad affrontare le difficoltà dello strumento con una certa soluzione di continuità. Anche il metodo del Simandl non rispecchia questa esigenza che diventa in questo caso molto settoriale, tenuto conto anche degli altri esercizi o studi scritti da questo contrabbassista che in fatto di bellezza risultano essere notevolmente scarsi sotto qualsiasi angolatura li si osservino. Poi ci sono una marea di altri nomi che, ad ogni modo, non andranno mai a colmare un vuoto di cui noi stessi docenti sentiamo la mancanza sotto il profilo dell' impostazione e della musicalità. In realtà i programmi per contrabbasso non sono più legati, almeno in parte, a quelli del 1930 (se riesco a trovarli nella mia biblioteca te ne faccio una copia sul Forum) che, solo ad analizzarli, sembrano legati ad una concezione del contrabbassista che deve a mala pena conoscere mezzo manico per essere considerato un virtuoso dell' orchestra. Ci sono state delle modifiche normative a tale vetusta situazione, ma purtroppo risalente sempre a quei tempi a noi ormai così lontani. Allora, tutto ciò sta a spiegare come noi stessi docenti siamo stati nel tempo molto legati a Billè ed al suo metodo, poichè è l' unico che conosciamo bene e che a suo tempo abbiamo studiato con grande devozione. Andare a proporre qualcosa di nuovo e che non rientra nelle proprie conoscenze è cosa ardua ma non impossibile. Allora gli insegnanti più volenterosi cosa fanno (parlo di me, in linea di massima). Hanno come punto di riferimento il metodo di Billè che, nel bene o nel male, deve essere affrontato visto che al V anno si portano alcuni suoi studi, estremamente tecnici e poco melodiosi, ma mai stupidi o fuori da una certa logica compositiva che si deve adattare al contrabbasso. Tuttavia, bisogna rendersi conto che non avremo mai una letteratura come quella violinistica o pianistica. Anzi, direi che oggi come oggi siamo anche abbastanza fortunati in relazione al fatto che vi sono strumenti (tipico il corno, strumento dalle sonorità eccezionali) il cui patrimonio letterario e chiaramente strumentale risulta essere notevolmente più scarso del nostro. Ma a differenza di altri strumenti, il contrabbasso classico ha subito nell' ultimo ventennio delle trasformazioni e delle mutazioni che definirei "genetiche" e che lo hanno condotto a divenire uno strumento da una duplice connotazione (se non triplice): adatto all' orchestra, quando a ciò serve, ma anche SOLISTA e "cantante" alla stregua di un violino, quando occorre. Se poi inseriamo a ragion veduta anche il Jazz, abbiamo uno strumento unico nel suo genere, dalla triplice rilevanza. Billè questo certo non poteva aspettarselo, anche se vi era stato un certo Bottesini che aveva gettato le idee di una nuova concezione solistica del contrabbasso, ma mai da nessuno realmente considerata a livello pedagogico.
|