Quote:provare per credere...e quindi ieri mi sono comprato il mio primo arco tedesco (ovviamente in legnaccio brasile)
In bocca al lupo, caro Beppe ... non ti appassionare troppo!!!
OT
Ma alla fine dice bene Gary Karr quando afferma che bisognerebbe conoscere entrambe le tecniche e poi fare una scelta. Vi posso garantire che già conoscerne una sola ed a fondo è di estrema difficoltà, figuriamoci due. Ma il concetto è valido. Personalmente adotto una tecnica alla francese di stampo tedesco. La cavata del suono è perfettamente uguale a quella alla tedesca, come la qualità dell' aderenza dei crini alla corda. I colpi d' arco sembrano essere efficaci nello stesso modo. L' unica pecca è che se Rabbath suona dei colpi d' arco che quelli che suonano alla tedesca se li possono sognare (a meno che non nasca un "Rabbath votato per la presa alla tedesca"), è pur vero che Rabbath si può sognare certe cavate nel suono che la presa alla tedesca facilità maggiormente.
Ecco perchè negli anni e con una maggiore esperienza sto cercando una presa alla francese che nei principi generali rimane tale, ma con una disposizione del polso meno accentuata e una collocazione delle dita che "avvolga" più la bacchetta e che possa permettere alle stesse, con lo stesso tipo di presione, di poter "premere" sulla bacchetta, irrigidendo od allentando la presa a seconda del tipo di colpo d' arco che s' intende adottare.
Poi ti accorgi che con lo studio, riesci ad ottenere le stesse cose anche tirando l' arco con sole tre dita. L' importante, con entrambe le tecniche, è non avere un suono "frusciato" ma ben chiaro e rotondo, sia nel forte che nel pianissimo.
Anche il miglior contrabbasso al mondo rischia, dal vivo, di essere quasi sempre sovrastato dal pianoforte e sempre da un' orchestra poco sensibile alle necessità acustiche dello strumento.
In sala di incisione la storia cambia. Io ci registrerei anche con un cinesino lamellare stratificato da euro 300.
Morale della favola? Cercare una tecnica dell' arco (quella che uno più desidera) che ti permetta di avere comunque una sonorità che ti dia una certa soddisfazione sonora a livello qualitativo (e non rumoracci o effetti da musica avanguardistica, con tutto il rispetto!). Una volta ottenuta qualità e una discreta potenza sonora si passerà al "fraseggio" per capire come destreggiarsi con l' arco non solo nella pressione delle dita o nella loro rigidità o maggiore flessibilità, ma soprattutto nella ricerca migliore delle "zone dell' arco" dove è meglio suonare alcuni passaggi rispetto ad altri, oltre alla "lunghezza" di arco da utilizare per sfruttare al meglio anche le possibilità effettistiche del vibrato.
LA SCUOLA DELL' ARCO NON FINISCE MAI ... francese, tedesca, spagnola o portoghese che sia FINE OT
vito Liuzzi
p.s.: per Beppe! Lo sai benissimo che come per la Scuola dell' Arco "alla francese" ci sono mille impostazioni e teorie pratico-filosofiche, la stessa ed identica cosa vale per la presa "alla tedesca". Anche qui mille diatribe ... ti consiglio di prendere qualche lezione dal mio mancato parente (per fortuna per lui!) maestro Matteo Liuzzi

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p.p.s.: per gli amici jazzisti "autodidatti" nella presa dell' arco, consiglio di utilizzare quella alla tedesca perchè più intuitiva e molto meno complessa sotto il profilo bio-meccanico. Magari usando pece Nyman o Pops che assicurano un ottimo grip e suono subito dolce. Ma senza esagerare!