La testata
La testata che ho trovato grazie ad un amico tecnico e musicista, appassionato più di bel suono che di vintage collezionistico è una Siemens AUSO mod. ELA 91-03 (ELA era anche l’acronimo per la divisione Electro Acoustic di Telefunken - Elektroakustische Anlagen) solid state da 100 watt compatta assemblata completamente a mano, che pur avendo le dimensioni di una Little Mark, pesa circa 15 kg. a causa principalmente della presenza di due pesanti trasformatori, uno di alimentazione e uno di uscita (quest’ultimo variamente configurabile).
Ed è quest’ultima la caratteristica che la rende piuttosto insolita.
http://digidownload.libero.it/tweakacoustic/ELA%209113%20inside.JPG I trasformatori di uscita ebbero negli anni sessanta grande attenzione per le caratteristiche di fedeltà che potevano conferire ai sistemi audio, soprattutto valvolari, garantendo, se ben realizzati, una banda passante sulle frequenze molto ampia. Normalmente venivano utilizzati negli amplificatori audio valvolari per adattare l'alta impedenza delle valvole d' uscita con la bassa impedenza dell'altoparlante.
Per i curiosi qui trovate documentazione tecnica specifica di quel periodo sui trasformatori d’uscita.
http://digilander.libero.it/giunchifabrizio/biblioteca.htm La componentistica all’interno di questa testata è accuratamente cablata manualmente point to point e i cavi sono raccolti con un filo di spago sottile, per intenderci quello che si usava e si usa per legare gli arrosti. Si è resa necessaria la sostituzione dei soli condensatori elettrolici esausti e una buona pulita per rimetterla a nuovo.
Mi è stato riferito che è possibile trovare praticamente tutta la componentistica per eventuali interventi manutentivi e soprattutto configurarla in tanti modi diversi secondo i propri desiderata, un po’ come una piccola multiplex allo stato solido. La componentistica di bordo è di gran qualità.
Il telaio è in alluminio con due pannellini laterali in teak avvitati su lamiera.
Il pannello frontale ospita 6 distinti potenziometri, 4 per i segnali di ingresso, con i primi 3 splittabili in modo da fungere da Gain separati sullo stadio di preamplificazione, il quarto da Master generale e due pots per i controlli di tono (bassi e alti).
http://digilander.libero.it/tweakacoustic/ELA%209113%20dimensioni.JPG Ho fatto configurare la testata in modo da avere un unico controllo generale di volume già ottimizzato per i miei strumenti con il solo quarto potenziometro (in definitiva ho un solo volume generale) e nel contempo poter aver a disposizioni ben due ingressi indipendenti per utilizzare due distinti microfoni, dinamici o a condensatore e un ingresso jolly con due impedenze selezionabili con apposito switch.
Gli altri due controlli sono controlli di tono shelving per bassi e alti, molto discreti ma anche molto efficaci.
Sul retro si trovano ben 6 ingressi bilanciati con prese DIN, provvisti di differenti impedenze per sorgenti audio e mic indipendenti (l’AUX , in particolare, è da 600 Ohm, e con un opportuno cavo adattatore è risultato perfetto per il basso elettrico e con un piccolo pre esterno ideale per ospitare anche il segnale del contrabbasso).
http://digilander.libero.it/tweakacoustic/ELA%209113%20retro.JPG Caratteristica insolita è il pannellino posteriore che, con opportune combinazioni ad inserto manuale di 4 viti ottonate (si lavora di cacciavite), secondo le coordinate dello schema cartesiano sulla destra, consente di adattare il trasformatore di uscita alle esigenze di diversi diffusori e allacciare casse da 16, 8 o 4 Ohm o, mi è stato detto, serie lunghe di diffusori provvisti di proprio trafo (uscita 100 volts).
http://digidownload.libero.it/tweakacoustic/ELA%209113%20impedenze.JPG Inoltre la testata, concepita all’epoca per il mercato internazionale, ha un selettore di alimentazione che varia da 125 volts a 240 volts e generose protezioni in uscita
http://digidownload.libero.it/tweakacoustic/ELA%209113%20tensioni.JPG Non so quanti esemplari di questo amplificatore siano stati prodotti e quanti ne esistano ancora in giro perché in rete non ho trovato proprio nulla (ma finirò presto con lo scoprire che ogni buon padre di famiglia nell’Italia di fine anni cinquanta ne aveva uno con cui diffondeva per il vicinato le note di Gorni Kramer dal Musichiere di Mario Riva).
Per il momento ho potuto ricostruire solo in parte la storia della produzione Siemens a Cascina Castelletto dapprima attraverso le indicazioni dell’amico tecnico che ci ha messo le mani e poi attraverso cronache di giornali locali dell’epoca trovati in biblioteca.
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