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Very Hot Topic (More than 25 Replies) l'arco e il polso (Read 18365 times)
danilo76
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Re: l'arco e il polso
Reply #20 - 16.03.2007 at 10:48:15
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Caro Pino,

sono anche io un iperdilettante (e per di piu' autodidatta) e ho avuto i tuoi medesimi problemi (anche se sono destrimano) per oltre un anno. 

Secondo il mio modestissimo parere (Vito, correggimi se sbaglio!!!) il primo punto fondamentale per avere una condotta d' arco sciolta e' quella di adottare innanzi tutto una presa d' arco confortevole. Io ne ho cambiate almeno una ventina, seguendo i consigli sul forum e osservando con spasmodica attenzione la sezione dei contrabbassi dell' Orchestra della mia citta' (Genova). Mi sono reso conto che ognuno impugna l' arco in modo diverso a seconda del modo di suonare, della postura, della conformazione della mano... Dopo aver trovato una presa confortevole, pian pianino anche la condotta dell' arco si e' sciolta ad un punto che non avrei mai pensato di raggiungere (anche se suono una nota degna di questo nome solo sporadicamente). 

Il mio consiglio (di totale incapace, pero') e' quello di osservare diversi musicisti mentre suonano e sperimentare le loro soluzioni, appoggiandoti al il tuo Maestro per capire se queste diverse soluzioni possono avere un senso e perche'... 

Non demoralizzarti ed insisti. Suonare e' troppo bello per farsi scoraggiare dalle prime difficolta'.

Danilo

  
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Re: l'arco e il polso
Reply #21 - 16.03.2007 at 11:52:04
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Per Bruno (OT):
In orchestra il problema del mancinismo si risolverebbe mettendo insieme tutti i mancini da una parte e tutti destrimani da un' altra Smiley!
Quindi anche nei concorsi bisognerà specificare la tendenza politica sul contrabbasso: se si è a destra o sinistra. Così, come si fa in Rai o sulle TV private si lavorerà a seconda della tendenza e non della professionalità ???
Certo in alcune mie giovanili spedizioni punitive si suonava in luoghi angusti ed un mancino probabilmente lo avremmo fatto suonare da solo sull' all' altare. Ma alla fine la soluzione si trova.
A volte, ma non voglio fare assolutamente polemica (è solo un' osservazione), hanno bisogno di molto più spazio coloro che suonano (per loro scelta) seduti sullo sgabellino da batterista i quali, spesso, oltre ad aver bisogno anche di un qualcosa per l' attacco del puntale (tipo i violoncellisti, ed inclinando il contrabbasso hanno necessità di più spazio) tendono a dover suonare più lontani dal leggio. Se si tratta di un primo contrabbasso il problema non sorge. Ma quando si tratta di un contrabbasso di fila, qualche problema di "occupazione di suolo pubblico altrui" potrebbe nascere. Ma non stiamo parlando di inezie. Anche se qualche volta capita anche a professori destrimani ma leggermente "claustrofobici" che cercano di farsi spazio quanto più possibile e devono avere il leggio la dove dicono loro, altrimenti non suonano (le lo facessero realmente, cioè il suonare, non combinerebbero tutto questo tram-tram!). 
Per non parlare i chi suona diciamo sulla destra o sulla sinistra, rispetto ad un leggio centrale. Se c'è spazio si trova sempre la soluzione migliore per entrambi. Se questo viene a mancare, allora chi si  trova a sinistra del leggio (ES.: un primo contrabbasso) rischia di leggere col la testa non in linea con lo stesso, e torna a casa con una cefelea muscolo-tensiva non da poco; chi suona a destra magari è più in linea con il leggio, ma talvolta più che leggere le note si diverte a vedere come il suo pollice scorre sul manico, visto che questo gli si può parare davanti a lui. 
Come vedi Bruno, tanti problemi in fase di disposizione dei contrabbassi Wink! L' esperienza poi ti insegna anche a suonare "in ginocchio da te". Anche se non ho mai capito perchè molte volte i contrabbassi suonano con le effe rivolte verso i fiati e non verso il pubblico (in qualche orchestra questa strana cosa avviene per tradizione). Credo che la disposizione tattica nelle orchestre italiane sia errata! Bisognerebbe adottare un modulo di gioco diverso, forse come i Wiener! 
Fine OT

VL
  
vito liuzzi
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vitoliuzzi
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Re: l'arco e il polso
Reply #22 - 16.03.2007 at 12:19:57
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Il mio consiglio (di totale incapace, pero') e' quello di osservare diversi musicisti mentre suonano e sperimentare le loro soluzioni, appoggiandoti al il tuo Maestro per capire se queste diverse soluzioni possono avere un senso e perche'... 

Non demoralizzarti ed insisti. Suonare e' troppo bello per farsi scoraggiare dalle prime difficolta'.

Danilo



Danilo, 
quello che dici è giustissimo! Il problema vero è che chi tira l' arco all' italiana od alla francese, per qualche altro, lo tirerà sempre male, perchè non rispecchia la "sua" di Scuola. La didattica di base dell' insegnamento di una corretta conduzione dell' arco è difficilissima! La Scuola dell' arco non finisce mai, ma anche la ricerca della presa e degli appoggi più consoni alla propria struttura fisica, non termina mai. E' chiaro che bisogna trovare un punto di convergenza comune e poi magari partire da lì. E' giusto osservare gli altri e confrontarsi nelle idee. Ma è importante seguire anche il buon Maestro che ti spieghi "il perchè" dell' utilizzo di certe soluzioni rispetto ad altre. Certo che, al di là delle Scuole od indirizzi seguiti, non bisogna spaventarsi se certi risultati non arrivano dopo un pò di tempo. Arriveranno col giusto esercizio, col giusto tempo di apprendimento che è diverso fra ognuno di noi, e chiedendo sempre al proprio insegnante delucidazioni su come si può correggere eventualmente la propria impostazione.
E' certo che se si guardano i filmati del Petracchi, si preferisce orientarsi verso un certo tipo di impostazione. Se si osservano i video del "giovane" Sciascia, si va verso un' impostazione diametralmente opposta come concezione di base. Se si osserva Rabbath questa concezione, qualunque essa sia, può essere totalmente stravolta.
Nel mio piccolissimo, sul mio sitarello, mi sono permesso di mettere qualche foto di come personalmente la penso sulla presa dell' arco, ed ho parlato anche di "presa avvolta" sulla bacchetta. Ma sono solo foto indicative che spiegano una realtà di chi come me studia una realtà di chi vuole ottenere un suono dalla potenza e tenuta come con l' impugnatura alla tedesca, ma con i vantaggi della presa all' italiana specie in colpi d' arco particolari, dove i "tedeschi" sembrano avere più difficoltà. Insomma la ricerca di un connubio fra le due Scuole principali (o tre, se mettiamo giustamente l' Italiana), affinche si possa creare una presa universale, prendendo il meglio dall' uno e dall' altra. Idea chiaramente UTOPISTICA, ma su cui mi diverto a lavorarci!

Costanza e Pazienza, sono le amiche da trattare sempre ... anche se un pò bruttine!

Vito Liuzzi

p.s.: faccio un esempio! Nei video giovanili che ho messo su youtube.com, quando li rivedo, sono convinto che il mio modo di tirare l' arco era estremamente "libertino" e poco "pragmatico". Stranamente, dai riscontri che ho avuto, a molti piace terribilmente! Cosa per me assurda. Adesso cerco una struttura base delle dita sulla bacchetta più solida e meno gesticolazioni delle stesse dita, che spesso non ti aiutano nella precisa esecuzione di alcuni colpi d' arco. E come diceva saggiamente il mio Magister: "evitare i movimenti inutili". Tema difficile questo dell' "arco e polso". Si potrebbe scrivere un trattato sulle varie idee che circolano in giro.
  
vito liuzzi
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Re: l'arco e il polso
Reply #23 - 16.03.2007 at 14:07:18
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sì sì, infatti penso possa più che altro essere una cosa psicologica ...


Grazie Dinibass per aver ascoltato la mia voce.
Ma forse sto affrontando un problema "off topic", o Out topic, se così si dice

Cmq più che Questione psicologica, io la chiamerei pigrizia. Da parte dell' insegnante ovviamente, che scarica il problema tutto sull' allievo, dimenticando che il rapporto allievo-insegnante non è costruttivo solo per il primo.

Pino ti consiglio comunque di continuare a provare e riprovare, e se studi lentamente, concentrandoti molto sui movimenti della mano e del polso. prima o poi riuscirai a trovare il Tuo modo naturale di tirare l'arco. 
 

Ciao Ciao 
 
  
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vitoliuzzi
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Re: l'arco e il polso
Reply #24 - 16.03.2007 at 15:18:37
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Cmq più che Questione psicologica, io la chiamerei pigrizia. Da parte dell' insegnante ovviamente, che scarica il problema tutto sull' allievo, dimenticando che il rapporto allievo-insegnante non è costruttivo solo per il primo.


Pino ti consiglio comunque di continuare a provare e riprovare, e se studi lentamente, concentrandoti molto sui movimenti della mano e del polso. prima o poi riuscirai a trovare il Tuo modo naturale di tirare l'arco. 
 

Ciao Ciao 
 
 


Sagge parole! Specie il primo concetto espresso. 

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Re: l'arco e il polso
Reply #25 - 23.03.2007 at 10:49:07
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Sono un dilettante alle soglie della depressione. nonostante gli sforzi, la fluidità dell'arco latita a causa di un polso che non si sblocca. il fatto è che se cerco di essere mobile l'arco letteralmente mi sfugge di mano (è il pollice, secondo me, che tradisce...), tutte le dita scivolano in avanti e il controllo va a farsi benedire. Se serro la presa tutte le dita restano al loro posto, ma la tanto agognata fluidità va a farsi benedire!



Ciao!
Sono anche io un dilettante, e mi sono trovato spesso davanti a questo problema, e mi sto entusiasmando perchè mi sembra di fare dei progressi in questo senso!

Ti racconterò cosa sto facendo, anzi approfitto della cura dei Maestri che leggono questo forum, per vedere loro cosa ne pensano!

Visivamente, quello che mi ha sempre affascinato è osservare una certa "flessibilità" nel modo con cui l'arco si muove: in pratica notavo che nonostante ci fosse la meticolosa cura affinchè il crine passasse sulla corda sempre sullo stesso punto, l'arco aveva un margine di libertà di ruotare, e di fatto cambiare l'angolo che (dal punto di vista dell'osservatore) forma con la corda stessa.

Questa osservazione è stata confermata quando ho visto un video di lezioni di Jeff Bradetich, che appunto mostrava questa flessibilità chiudendo indice e pollice della mano sinistra tra il crine e la bacchetta, anello che virtualmente rappresentava il punto fermo della corda su cui il crine doveva passare. Ed effettivamente simulando un'arcata si nota molto l'effetto diciamo "basculante" dell'angolatura dell'arco.

Ed è bella questa cosa perchè comunica flessibilità e padronanza. Se l'arco deve realmente ruotare un poco significa, a rigor di fisica, che deve farlo attorno a "due punti fissi".
Il mio esercizio è stato quello di focalizzare su indice e pollice della mano destra, che costituivano la "presa forte", come dei "perni" che fissano la mano all'arco, tanto che non è impossibile mantenere l'arco reggendolo contro la corda solo con indice e pollice.
In particolare, mi sono trovato meglio spostanto più in avanti l'indice (maggiore distanza tra indice e pollice -i due perni- si traduce in più controllo), anche a costo di arrivare alla "poco estetica" situazione in cui il medio va a finire un poco sul crine nudo e crudo.   XD

Così facendo le altre dita sono una presa "morbida", che non irrigidisce il polso e il movimento, accompagnano e bilanciano ma lasciano ampia libertà di movimento...

Perdonatemi la prolissità   :s

Saluti
Gianfranco
  
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vitoliuzzi
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Re: l'arco e il polso
Reply #26 - 23.03.2007 at 11:40:21
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Ciao Gianfranco (blushine83).
Ho letto con attenzione quello che hai scritto. 
Personalmente cerco di fare in modo che nessuno dito sia in contatto con i crini. E possibilmente che tutte le dita abbiano la stessa importanza nella pressione o non-pressione che devono esercitare sulla bacchetta. 
Nel tempo ho modificato la mia personale presa, pensando ancora di più a quella del Petracchi, visto che il mio Maestro proviene dalla sua Scuola. 
Ad ogni modo penso che il concetto angolatorio espresso da Bradetich possa avere una certa importanza solo dopo aver compreso l' intera dinamica del movimento a partire dalla spalla e per concludersi alla disposizione delle dita sulla bacchetta, ed al pollice (se nell a"U" o al di sopra di essa, secondo la Scuola francese).

Ciao

Vito
  
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Re: l'arco e il polso
Reply #27 - 23.03.2007 at 15:19:12
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Bella discussione. Grazie ancora a tutti. Anche a me succede che, nella ricerca della agognata flessibilità, l'indice si posizioni un pò più in avanti e il medio, invece che sull'anello di metallo, si piazzi sulla parte finale (o iniziale) del crine. Insomma, ma mano tende a scivolare in avanti e la posizione sembra (e ribadisco sembra) più confortevole. Adesso sto cercando di concentrarmi sulla cavata e sulla pressione costante di tutte le dita. Nel frattempo mi si sta formando un callo sulla parte superiore destra del pollice - tendo ad appoggiare la punta del pollice sulla parte alta del tallone dell'archetto. Chissà se sono riuscito a spiegarmi....
  
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Re: l'arco e il polso
Reply #28 - 23.03.2007 at 19:45:26
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Ciao Pino,

il callo è buon segno: vuol dire che stai studiando!

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Re: l'arco e il polso
Reply #29 - 27.05.2007 at 23:42:20
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se posso dire una breve opinione,non credo che tenendo l'arco con la manosinistra potresti risolvere i problemi,mentre ne avresti sicuramente dal fatto di non poter suonare su contrabbassi ordinari e in fila con altri.A volte piu' si mette l'attenzione sui particolari della condotta dell'arco,che siano articolazioni,movimenti,peso ecc,e piu' si disturba l'equilibrio che secondo me dovrebbe esserci naturalmente se invece l'attenzione e' veramente sul suono come motivo unico e immediato.
  
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