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vitoliuzzi
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ENPALS - una firma per la MUSICA
08.10.2007 at 18:06:58
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Anche se già riportato dal Forum del M.°Bocini, mi pare opportuno inserirlo anche qui. Spero che lo facciano TUTTI i Forum aventi anche oggetti musicali diversi.


Al Presidente della Repubblica
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Al Ministero delle Finanze
Al Ministero dei Beni Culturali

Gentile Presidente,

Le scriviamo per segnalarLe una gravissima ingiustizia
tributaria che da molti anni si perpetua ai danni dei
musicisti che - come noi - svolgono l'attività
concertistica come loro unica professione.

Per ogni concerto tenuto in Italia, la legge ci obbliga a
versare all'Enpals una percentuale del nostro cachet, e
anche gli enti organizzatori devono pagare un'ulteriore
quota. In totale, per ogni nostro concerto viene versato
all'Enpals più del 30% del nostro cachet, ma, in pratica,
nessuno di noi avrà mai diritto alla pensione da parte dell'Enpals.

Infatti, la legge prevede che la pensione per la nostra
categoria professionale venga erogata dopo almeno 20 anni di
contributi, e per raggiungere un anno occorrono 120 giornate
lavorative. Poichè generalmente un concerto viene
conteggiato come una giornata contributiva, per raggiungere
un anno di contributi sarebbero necessari circa 120 concerti
effettuati in Italia con regolari contributi versati. Per
raggiungere la quota necessaria per la pensione, ossia 20
anni, sono quindi necessari 2400 concerti effettuati in
Italia: un traguardo che nella storia della Repubbica
Italiana forse nessun concertista classico è mai riuscito a
raggiungere. Infatti la nostra professione prevede che i
concerti siano preceduti da un lungo periodo di preparazione
(che l'Enpals evidentemente ignora), e per di più molti di
noi svolgono la propria attività principalmente
all'estero,
la quale si solito non rientra nei conteggi Enpals.

Noi versiamo ogni anno all'Enpals molto di più delle
trattenute previdenziali di gran parte degli impiegati
statali, e, se la legge non cambia, non solo non avremo mai
la pensione pubblica, ma neanche ci verrà restituita
l'enorme cifra versata invano. Alcuni di noi hanno chiamato
il call center dell'Enpals per chiedere chiarimenti, e ci è
stato confermato quanto sopra, e addirittura gli stessi
impiegati Enpals ci hanno suggerito di provvedere in proprio
ad una pensione privata, visto che altrimenti resteremo senza.

Questa è solo una delle varie ingiustizie che subiamo da
parte del Fisco italiano: tra Enpals, ritenuta d'acconto,
Iva e altre trattenute, più del 60% dei nostri cachet è
versato in tasse. E, sia all'estero che in Italia, spesso
costiamo agli organizzatori molto di più dei nostri colleghi
stranieri, i quali godono di molte agevolazioni che a noi
non sono concesse.

Mai nessuna istituzione pubblica si è preoccupata di
risolvere questa ingiustizia, anche perché coloro che si
trovano nella nostra condizione sono solo poche decine.

Chiediamo, dunque, le seguenti modifiche alla normativa che
regola la tassazione della nostra attività:

- L'abolizione del limite minimo di 120 giornate
contributive annuali per ottenere il diritto alla pensione.
La pensione, come già avviene nella maggior parte degli
altri paesi europei, deve essere proporzionale alla somme
versate all'Enpals, e indipendente dal numero di giornate
contributive. Oppure chiediamo, in alternativa, l'abolizione
dell'obbligo di pagare le trattenute Enpals.

- L'introduzione di un regime fiscale speciale per i
musicisti professionisti, che tenga conto delle
caratteristiche essenziali della produzione del reddito, e
quindi l'introduzione di meccanismi di detrazione fiscale
degli oneri sostenuti, quali le spese di trasferimento e
soggiorno.

La ringraziamo per la Sua preziosa considerazione,
augurandoci che con il Suo aiuto sia possibile risolvere al
più presto questa paradossale situazione, che per molti
versi è contraria ai principi della Costituzione Italiana.

Seguono firme e websites


http://www.PetitionOnline.com/enpals/ ;  (per sottoscrivere)

www.musicarticolo9.it (per ulteriori informazioni)

  
vito liuzzi
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