Anno di Nostro Signore 2008. 18 gennaio, ore 21.00. Fine del crepuscolo.
Sembrerebbe che non ci sia altro da aggiungere, ma:
“Cammina, svolta l’angolo e la prima persona che incontri … Ecco il tuo Maestro!”
Accogliere questo viatico comporta purezza di cuore e presuppone quella condizione etica dello studioso, anche del contrabbasso, a cui mi riferivo altrove e che volentieri vengo a trattare in questa circostanza.
Il rispetto, infatti, che lo studioso/allievo/discepolo deve al sig. Pinco Pallino è la condizione indispensabile per avanzare nella conoscenza di sé, riscoprendo, sempre e nuovamente, il proprio talento, la propria vocazione durante lo studio e la ricerca.
Le professionalità, quindi, sono indiscutibili, pur nel variegato modo di manifestarsi di ognuna.
Rimane, per l’appunto, ad una prima disamina, “curioso” (ma dopo sarò più preciso e circostanziato), il fatto che un allievo, dopo aver conseguito il diploma (ancor peggio e spregevole durante i suoi studi istituzionali!), in un Conservatorio di Musica di Stato con un docente che ha dedicato anni di sollecita attenzione, con cura e dovizia, alla sua formazione e crescita, ebbene, si rivolge “altrove” per avere “risposte”, a domande che nella sua insipienza non è stato mai in grado di porre al proprio docente, designato con l’autorevolezza del suo ruolo ad assolvere l’alta funzione di trasmettere conoscenza, anche, ancor più, se sollecitato dai propri allievi. La potenzialità di conoscenza di un maestro, infatti, è inesauribile: insegnando egli apprende.
Il nostro compito è quello (gravoso, ahimè, e purtroppo il caro Boogieman non può essermi d’aiuto in questa circostanza in quanto devo compierlo in perfetta solitudine), di porre rimedio e ristabilire il rispetto che si deve ad un docente e ad un allievo. Al lavoro! …
… Un “lupo” si aggira (aggiravasi?) intorno ai conservatori italiani e d’oltralpe per carpire la buona fede dei nostri “cappuccetti rossi”, i nostri allievi prediletti, diplomati o diplomandi:
http://www.francopetracchi.com/didattica/listaallievi_eng.asp La stesura di questo mitomaniacale elenco presuppone il premeditato azzeramento d’ogni esperienza passata e a venire di quei malcapitati allievi. Malcapitati per loro ignavia. Questi allievi, veri tagliatori di teste, appena varcato il Sacro Soglio Seminariale, si appropriano del macabro trofeo per apporlo, con orgoglio, al di sopra (o al di sotto, come più allegramente loro aggrada) del proprio leggio. Indubbiamente, nella virtualità del libero scambio, del dare e dell’avere, non è uno spettacolo edificante a vedersi.
Il foglio-sudario, su sfondo ebano, sovrastato da un senso di latente apoteosi, nel suo lento e pigro svolgersi attraverso la barra di scorrimento, produce un impatto raccapricciante e soltanto l’auspicabile aggiunta dei dati anagrafici (di nascita etc.) da completare tra una cinquantina d’anni potrà dare una certa serenità al luogo. Non si capisce se attribuire la stesura del testo al trucco scespiriano dell’apparire/non apparire, o ad un grano di follia, alla vanagloria, o al polifemo~ismo antropofagico (novità: da sottoporre all’attenzione del Trattato del barone Richard von Kraft-Ebing).
L’apparente brutalità di queste osservazioni è nulla in rispetto alla necessità di riscattare tutti quei numerosi docenti (di materie principali, complementari e quant’altro il dispositivo del Conservatorio di Stato dispone per un proficuo e professionale apprendistato) che, pur avendo dedicato “anima e corpo”, [si legge letteralmente], si ritrovano a “sparire” inspiegabilmente e a vantaggio di un sig. DoremifasolasidO!
Ma c’è di peggio, ebbene sì, (ah! … l’orgoglio italico) e guardo malinconicamente a quei mentecatti d’oltralpe, vecchi bacucchi, che girano il pianeta illuminando il buio finale della loro esistenza con la piccola lanterna di conoscenza contrabbassistica! Compiendo ugualmente un’opera devastatrice sul piano, sempre, della perdita d’identità degli allievi.
Il ritardo della qualità dell’apprendistato per il nostro strumento risiede, oltre che alla sopradetta insipienza, anche in questa liquidazione da IperSuperMercato. L’accuratezza di un insegnamento, infatti, si dimostra e si afferma, in numerosi anni di studio e di condivisione d’esperienze, umane e metodologiche e in definitiva, filosofiche (ah! … il nostro rimpianto Maestro Liuzzi. Fortunati i suoi discepoli!). Nessun allievo può, onestamente, negare che l’impronta del proprio maestro è indelebile, sia sul piano etico che di riconoscimento del proprio valore. Ovviamente questa prodigiosa opera di risveglio della personalità non può compiersi nella brevità di tempo che inevitabilmente è destinato al cosiddetto “Seminario”, né un docente di siffatti corsi è così stupido da affermare il contrario. L’inadeguatezza circostanziata che si viene a creare durante tali incontri fugaci, è la riprova che prevarrà sempre ed inevitabilmente il vero ed unico apprendistato: quello istituzionale di provenienza, e ritorniamo al nostro Pallino Pinco.
La mia proposta-invito - pacifica e condivisibile - è semplice: i nominati in quell’elenco dichiarino, con uno scatto d’orgoglio, il nome dei loro maestri, illustri colleghi dei Conservatori di Musica di Stato, non sottovalutando la sincera e profonda sofferenza che ogni docente ha dovuto provare e subire nel sentirsi defraudato della riconoscenza e dell’affetto di un proprio allievo. Tra questi anche Fernando Grillo.
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