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Very Hot Topic (More than 25 Replies) utilizzo dell'Arco barocco (Read 36007 times)
Fede
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #20 - 07.03.2008 at 18:13:02
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Per Alverman: beh, se hai questa vocazione alla traduzione, oltre che la competenza si capisce, potresti proporla al Brun (se il suo libro ti piace); è già un'edizione recente ed è abbastanza conosciuta internazionalmente, ti sarebbero grati moltissimi italiani e magari rischieresti pure di guadagnarci un po'...

Per Giorgio:
ci sono diversi modi di intendere l'improvvisazione nella musica barocca, ne provo un elenco con qualche riferimento a letture possibili.

- esiste una forte componente improvvisativa nell'interpretazione della musica barocca (alle volte maggiore altre volte minore a seconda dei contesti e periodi e autori), legata sia alla esibizione virtuosistica delle "diminuzioni" (vedi sotto), sia alla realizzazione del basso continuo da parte degli strumenti armonici (tastiere e pizzichi) e sia nella scelta del colore orchestrale (penso alle indicazioni "per qualsivoglia istrumento" o alla libertà di raddopiare le parti). E sia ancora a libertà espressive, agogiche o timbriche, finalizzate all' "affetto", al testo o alla situazione. C'è insomma un rapporto molto più libero con la parte scritta di quanto non ci sarà poi successivamente. A tal proposito Harnoncourt come molti altri hanno scritto parecchio, tutto ciò è insomma rientra nello studio della prassi esecutiva.
- esiste inoltre la pratica degli abbellimenti e delle diminuzioni (o tirate); materiale musicale che si aggiunge a ciò che è scritto e predefinito. Credo che uno dei libri migliori in merito all'ornamentazione sia "l'interpretazione della musica dei secoli XVII e XVIII" di Arnold Dolmetsch (edito in Italia da Rugginenti). La vera difficoltà dell'ornamentazione sta nella giusta applicazione, per risultare coerenti con il gusto e il linguaggio di ciò che si sta eseguendo. Molta musica del seicento apparentemente semplice e povera di materiale musicale sopravvive grazie alla consueta pratica delle diminuzioni, frasi scritte semplici si trasformano in costruzioni dense di scale e arpeggi, note di volta o di passaggio, trilli e appoggiature; esempi nel trattato di Ortiz o ne La Fontegara. L'uso dei ritornelli o di qualsiasi forma strofica solitamente non prescinde dalla variazione di quanto esposto in precedenza (un esempio per tutti le arie col da capo), arrivando anche a cambiare le linee melodiche. Oltre ai citati mi sfuggono un paio di testi che riproducono alcune variazioni/diminuzioni abbastanza eclatanti dove frasi molto elementari si trasformano in scrittura da esame di licenza di solfeggio! Al di là dell'aspetto visrtuosistico, peraltro fondamentale, visti da una prospettiva jazzistica non c'è nulla di troppo sconvolgente: viene utilizzato materiale tonale aggiunto alla parte scritta (ma si può anche lavorare per sottrazione), tramite modelli ritmici e melodici dello stile in cui si sta suonando, per lo più note di volta, note di passaggio, ritardi e appoggiature. Il trucco (e la difficoltà) è conoscere bene lo stile in cui si sta suonando e comporre "manieristicamente" estemporaneamente.
- Ci sono poi le cadenze, ovvero momenti di improvvisazione interni a composizioni scritte, o molto brevi (per esempio una piccola ornamentazione) o anche abbastanza lunghi (come poi sono rimasti nelle forme "concerto" dei secoli a venire), che utilizzando materiale esposto oppure in totale libertà rimangono in uno stato di sospensione per risolversi con la ripresa della parte accompagnata.
- C'è inoltre l'improvvisazione libera su ground, ovvero su basso ostinato, ...ovvero su un chorus ben definito. I ground più comuni sono tutti sul già citato trattato di Ortiz (el primo libro di Diego Ortiz) con esempi di improvvisazioni. Questo si chè è molto jazzistico, infatti molto sfruttato in recenti produzioni discografiche più o meno "contaminate". Un basso ostinato può essere presente all'interno di oratori o opere o altre e può essere una buona occasione improvvisativa.
- E c'è infine l'improvvisazione libera, quella che C. P. Bach chiama libera fantasia. Quasi sempre per strumento solo e quasi sempre per strumento armonico. Basti pensare che gli organisti studiano in conservatorio "composizione e improvvisazione organistica" e conosco musicisti in grado di improvvisare su un tema fischiettatoli lì per lì fughe a 4 voci senza troppi problemi. Si tratta di avere una buona conoscenza delle tecniche compositive ...e poi utilizzarle; i libri su cui studiare sono gli stessi libri su cui studiare composizione, cioè molti e non saprei cosa consigliare. Potrebbero essere improvvisazioni molte fantasie cembalistiche che si presentano appunto in forma libera oppure un esempio su tutti la cadenza del cembalo del 5° brandeburghese dovrebbe essere la successiva trascrizione di un'improvvisazione dello stesso Bach. Esiste anche la formula del ricercare o del tastar de corde, anche con strumento melodico (vedi Ortiz), dove è molto forte l'aspetto tecnico meccanico con lo strumento suonato. Si sa inoltre che potevano esserci improvvisazioni libere con due o tre elementi, con meccanismi non dissimili dalla libera fantasia di C. P. Bach, sommata a una sana capacità di sentirsi e seguirsi.


Ti consiglio un libro che parla in generale di improvvisazione e quindi parzialmente anche di impro nel barocco: " I processi improvvisativi nella musica, un approcio globale" di Vincenzo Caporaletti. L'ho comprato un anno fa ma non l'ho ancora letto con attenzione, mi sembra fatto molto molto bene, non è semplice però.

Ciao!
Fede
  
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Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #21 - 07.03.2008 at 20:10:00
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Caro Fede,
l'esperienza con Planyavsky mi ha fatto passare la voglia di imbarcarmi in un'operazione del genere...ero partito con tanto entusiasmo trovando la casa editrice disponibile e la traduttrice dall'originale in tedesco. Non lo facevo a fini di lucro ma esclusivamente per fini culturali. 
Appena possibile comprerò il libro di Brun; mi incuriosisce moltissimo.
Hai trovato qualcosa riguardo il discorso dell'arco di contrabbasso barocco "alla francese" (tanto per intenderci).
Grazie e a presto
  

Saluti,&&Alverman
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vitoliuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #22 - 08.03.2008 at 12:10:23
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Topic veramente molto bello. Grazie ragazzi.

Qualche link simpatico ... inoltre, invitiamo Marco Pasquino a dirci la sua opinione? Non sarebbe male!

http://www.baroquebows.com/index.html

http://www.baroquebows.net/

http://www.baroquebows.net/contenuti/violinbows.html#doublebass

http://www.marcopasquino.com/Marco_Pasquino_indice.htm ;

v.
  

vito liuzzi
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Fede
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #23 - 08.03.2008 at 13:24:16
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Alverman wrote on 07.03.2008 at 20:10:00:

Hai trovato qualcosa riguardo il discorso dell'arco di contrabbasso barocco "alla francese" (tanto per intenderci).
Grazie e a presto


Son stato fuori città per qualche giorno, un po' impegnato... mi rifarò vivo in proposito. Ciao!
  
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Fede
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #24 - 08.03.2008 at 13:29:44
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vitoliuzzi wrote on 08.03.2008 at 12:10:23:
Topic veramente molto bello. Grazie ragazzi.

v.


...e ciao Vito, bentornato!
  
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Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #25 - 08.03.2008 at 14:35:20
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Caro Vito,
grazie per i links che hai postato (si dice così?) nel tuo intervento. Ci ho dato un occhiata ma non ho risolto l'enigma in quanto credo che gli archi che ho visionato siano frutto di fantasia degli archettai, la caccia è rivolta agli archi antichi alla francese originali (se esistono); io e un mio amico pensiamo di no e i cosiddetti archi barocchi che si fanno adesso sono solo degli archi di violoncello un po'...ingrossati (parlo del modello "alla francese").
Mi sarebbe piaciuto leggere l'intervento di pabass in merito alla questione...
  

Saluti,&&Alverman
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vitoliuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #26 - 08.03.2008 at 16:41:58
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Io credo che Paola non si tirerà indietro nel fornire il suo parere.
Ma certo che è un bel dilemma.
Sarai sicuramente a conoscenza di questo sito di Joelle Morton, probabilmente il migliore sulla musica rinascimentale, Barocca e classica. Oltretutto vi è una incredibile varietà di iconografie addirittura selezionate e poste in ordine alfabetico.
Chissà magari spulciando potresti trovare qualcosa di interessante.
E poi tutti i trattati anche antichi che elenca, secondo il suo autorevolissimo parere, sono rintracciabili. 

http://www.greatbassviol.com/home.html

Poi c'è il mio "collega" Federico, che vedo molto attento alla materia e che saluto, il quale dovrà fornirti il suo parere altrimenti lo banniamo (si dicè così?). 

Ciao

Vito
  

vito liuzzi
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Paz S.Cecilia
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #27 - 08.03.2008 at 17:14:51
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mi piacerebbe provare uno di quegli archi... sono molto curioso... mi sono spulciato i tuoi links vito... beh ce da "perderci" del tempo...
  

penzamm a salut!!!!
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pabbass
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #28 - 09.03.2008 at 13:34:37
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Non ho molto da dire in merito, perchè come strumentista non mi occupo di barocco e come costruttrice ho un solo arco antico al mio attivo (e non da contrabbasso), quindi non mi reputo competente a sufficienza perchè la mia opinione abbia particolare rilevanza. 
Comunque: in relazione al Barocco, non è necessario lavorare esclusivamente di fantasia, dal momento che ci sono pervenuti diversi esemplari su cui ci si può basare per le ricostruzioni (mentre lo stesso non può dirsi per gli archi medioevali, visto che il più antico strumento pervenutoci integro - la cosidetta "Violetta di s. Caterina de' Vigri", della metà del '400 - non è purtroppo accompagnata dall'arco originale).
La bretone Nelly Poidevin ( http://www.archets-poidevin.com ) è al momento uno degli archettai a livello internazionale più rigorosi nella ricerca delle fonti, e i suoi modelli tardorinascimentali, barocchi e classici si basano su esemplari esistenti, oltre che sulle semplici iconografie.
Quanto ad alcuni degli archi visibili nei links, posso parlare solo per due di essi, che avevo a suo tempo testato: uno, quello da violone, è realizzato su un modello di scuola francese riportato su un testo di liuteria anch'esso di pubblicazione francese, dove per ciascun arco sono campionate sezioni, curve e pesi. Quello da contrabbasso barocco era invece stato costruito su modello di un arco del M° Ghirardelli (autore che per i barocchisti non necessita di ulteriori presentazioni...), che lo aveva disegnato dopo aver studiato e campionato gli archi barocchi originali presenti in una collezione viennese (nel Museo degli Strumenti, appunto). Spazio per la fantasia, direi, ce n'è poco in questi casi...
  
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Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #29 - 10.03.2008 at 06:42:57
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Ringrazio, in ordine di intervento, Vito per la segnalazione del sito del quale ero comunque a conoscenza e Paola. Il sito di Nelly Poidevon è senz'altro interessante. Più che dei dipindi mi fiderei degli archi che si trovano nei musei e nel mio prossimo viaggio a Vienna non mancherò di visitare il Museo (..ma quale museo per l'esattezza?).
Per Paola: quale dovrebbe essere (più o meno) il peso di un arco del periodo classico "alla tedesca"?
Grazie
  

Saluti,&&Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #30 - 10.03.2008 at 08:48:36
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[quote author=Fede link=1204274897/20#20 date=1204913582]...
Per Giorgio:
ci sono diversi modi di intendere l'improvvisazione nella musica barocca, ne provo un elenco con qualche riferimento a letture possibili.
[...]

Grazie molte Fede per questa spiegazione, molto chiara.
Il trattato di Ortiz ce l'ho e mi ci ritrovo con quanto mi dici.

Quando si dice casualità: ho visto il libro di Caporaletti proprio sabato da Ricordi... non l'ho preso ma certamente lo farò!

grazie 1000
giorgio
  
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pabbass
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #31 - 10.03.2008 at 10:08:40
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Alverman wrote on 10.03.2008 at 06:42:57:
...mi fiderei degli archi che si trovano nei musei e nel mio prossimo viaggio a Vienna non mancherò di visitare il Museo (..ma quale museo per l'esattezza?).Per Paola: quale dovrebbe essere (più o meno) il peso di un arco del periodo classico "alla tedesca"?
Grazie
 

Ribadendo che gli archi antichi da contrabbasso NON sono il mio campo, direi che - considerando sia il peso specifico del legno serpente leggermente superiore a quello del pernambuco che la mancanza delle parti metalliche nella montatura, che invece sottrae peso - dovrebbe attestarsi su circa 10 gr. meno del corrispondente arco moderno, quindi sui 125-130 gr.

Circa il museo: la cosa mi era stata riferita alcuni anni fa. Non riguardandomi in prima persona, non sono certa di ricordare esattamente, ma mi pare sia una collezione conservata al Kunsthistorisches Museum. Nella sezione strumenti di questo museo, in ogni caso, c'è un'ampia teca dove sono visibili parecchi archi storici, e dovrebbero essercene altri non esposti. Vengono mostrati e lasciati misurare e pesare ai liutai che ne facciano richiesta, ma quali siano i termini per ottenere i necessari permessi, proprio non lo so. 
Mi pare che anche Bohr e Cavalazzi, che si erano occupati della ricostruzione dell'octabasso per conto di Nicola Moneta una quindicina d'anni fa, avessero studiato lo strumento e relativo arco conservato nella stessa sede (ma anche in questo caso: "mi pare", non ci metto la mano sul fuoco).
« Last Edit: 10.03.2008 at 14:19:56 by pabbass »  
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Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #32 - 10.03.2008 at 16:21:51
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Grazie molte Paola, manderò quanto prima il mio agente segreto a Vienna armato di metro e bilancia di precisione!  Wink
  

Saluti,&&Alverman
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Fede
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #33 - 10.04.2008 at 17:50:12
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Alverman wrote on 07.03.2008 at 20:10:00:
Caro Fede,

Hai trovato qualcosa riguardo il discorso dell'arco di contrabbasso barocco "alla francese" (tanto per intenderci).
Grazie e a presto



Non molto... anzi, effettivamente non ho trovato notizie circa archi con sicurezza precedenti alla metà del 700 con impugnatura evidentemente prona (si dice così? insomma palmo in giù). Senza certezza sulla datazione (nel senso che magari sono successivi alla metà, poichè segnalati semplicementi con 18° sec.) ci son quelli della cite del la musique a parigi. Guarda qui, ci sono alcune foto:
http://mediatheque.cite-musique.fr/masc/?URL=http://mediatheque.cite-musique.fr/...

Rimangono le informazioni sul Brun e qualche iconografie, e la triste realtà che gli archi originali barocchi per contrabbasso/violone sono comunque pochi, e non sempre meravigliosi (...chissà nel tempo forse non si facevano troppi problemi a bruciarli... mah).

Per ciò che riguarda archi originali di provenienza tedesca primo 700, invece (mano supina...), hai mica qualche notizia circa la diffusione del meccanismo a vite o il perdurare del meccanismo a scatto, per tendere il crine? Hai qualche sito da segnalare con archi originali? A presto
Fede
  
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vitoliuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #34 - 11.04.2008 at 10:05:11
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Caro Fede,
vorrei ricordare che in commercio c'è un bellissimo cd rom del maestro Lucchi (credo lo si possa ordinare anche dal suo sito). Mi sembra che una miniera di informazioni notevoli siano in esso contenute.
Anche molte iconografie sono presenti, ma queste ormai sul net se ne trovano a montagne. 

Buona ricerca ed un saluto

VL
  

vito liuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #35 - 11.04.2008 at 15:17:05
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Fede scrive: hai mica qualche notizia circa la diffusione del meccanismo a vite o il perdurare del meccanismo a scatto, per tendere il crine? Hai qualche sito da segnalare con archi originali?

Caro Fede, grazie per le tue segnalazioni.
Purtroppo non ho niente di nuovo da segnalare...la mia ricerca era appena all'inizio. Mi sembra interessante quanto segnalato da Vito riguardo al CD di Lucchi...chi più ne ha più ne metta...vediamo di capirci qualcosa in più!
A presto!
  

Saluti,&&Alverman
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #36 - 11.04.2008 at 18:44:30
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Alverman wrote on 11.04.2008 at 15:17:05:
Mi sembra interessante quanto segnalato da Vito riguardo al CD di Lucchi...chi più ne ha più ne metta...vediamo di capirci qualcosa in più!


Mi pare di ricordare che sul cd rom in questione non si faccia cenno alcuno sugli archi barocchi da contrabbasso
  
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vitoliuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #37 - 12.04.2008 at 09:18:57
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Eh si Paola. Errata corrige. 
Grazie per la correzione. Ovvero, si parla dell' arco nei vari periodi storici, Barocco compreso e periodo di transizione, ma se uno vuole con certezza avere notizie sull' arco barocco "per contrabbasso" si può andare solo per intuizione od analogia, ma non ho letto nulla di specifico. Chiederemo al maestro Lucchi direttamente se ne sa qualcosa in più sugli "archi per contrabbasso barocchi". Ma sarà corretto parlare di arco per "contrabbasso" nella fase iniziale del barocco?? Molti studiosi parlano di una sorta di "interscambiabilità" fra gli archetti in questa fase iniziale del barocco. Solo più tardi sembra che si definiscano al meglio le caratteristiche tecniche o tecnologiche per ogni strumento. Tanto che per alcuni il c.d. periodo di transizione non avrebbe molto senso sotto il profilo storiografico visto che mancherebbe di quel principio di continuità che caratterizza gle eventi di cui in questione. Si pensa infatti che in alcune zone geografiche della vecchia Europa questo periodo non si sia mai realizzato. Vabbèèè... teorie contrastanti! Ma sull' arco barocco "per contrabbasso" niente! Mistero.

  

vito liuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #38 - 12.04.2008 at 09:31:59
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Aggiungo che Pasquino è uno dei miei preferiti:

http://www.marcopasquino.com/antichi.htm

Dobbiamo ricordare che ci sono altri archettai specializzati nell' arco barocco o pre e post rinascimentale. Le frammentazioni storiche per la musica lasciano il tempo che trovano, figuriamoci per gli strumenti tecnici come un "archetto" che servono a realizzarla.
  

vito liuzzi
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Re: utilizzo dell'Arco barocco
Reply #39 - 13.04.2008 at 10:19:18
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A parte i bravi Cavalazzi, Airenti, Cangelosi, DeVecchi (giusto per citare alcuni di quelli impegnati sull'arco antico) volte i più attenti ricostruttori degli archi storici non hanno nemmeno un sito web, perchè basta la qualità del loro lavoro a segnalarli all'attenzione del potenziale cliente (chi si dedica - come esecutore - alla musica antica di solito si sbatte in prima persona per cercare artigiani e fornitori, non fa parte delle masse vocianti che corrono dietro a chi ha il più invasivo sistema di battage pubblicitario sui media...).

Vedi ad esempio il milanese Nicola Galliena, autore di archi che sono una gioia già solo per gli occhi, finissimi, vere opere d'arte... non usa nemmeno strumenti elettrici, figuriamoci avere un sito. Però ogni tanto è presente a Cremona Mondomusica.
  
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