Illustre Maestro Liuzzi, Questi pochi mesi trascorsi con Lei, sono stati i più belli e significanti della mia vita! Ho conosciuto, anche, nuovi e veri amici e il mio cuore si rallegra … e, nel contempo è triste, poiché ho "perduto" un vero amico, che si era offerto e prodigato per me, generosamente. Un amico con il quale ho avuto la fortuna di comunicare in un periodo della mia vita di “notte oscura” ed egli, sensibile e accorato, mi è stato vicino. L’unico. Agli onori che l’amico del cuore mi offriva, ho preferito la miseria. Su di lui scrissi, e queste parole rimangono indelebili nella mia anima: “Visitando il Suo sito rimango ammirato dell’attitudine allo strumento che lei assume, rivelando una consapevole grazia che si predispone, con umiltà, a ricevere, accogliere. in un’aura di gratitudine. L’effetto è dirompente e, per me, è da attribuire all’assoluta impersonalità della rappresentazione. Essa mi conferma l’estrema Sua determinazione a considerarsi mezzo, in simbiosi con lo strumento. Alto insegnamento di un mistico contemporaneo!” L’amico vive ora a Berlino; credo, con grandi rinuncie e nostalgia. Confido d’incontrarlo anche di persona nel prossimo futuro, non intendo rinunciare a lui. Questo è quanto Le dovevo, Maestro Liuzzi. L’affetto non è innocuo ma è riconoscente. Ma, coraggio, torniamo a parlare di ottobasso e delle corde IV e V, o meglio ancora, V e IV. Glazie. Plego. Fernando Grillo
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