Prima di tutto benvenuto a Stefano.
Forse stiamo parlando tutti della stessa cosa ma con aspetti differenti.
Faccio un esempio.
Devo andare in macchina in un luogo e devo fare determinati chilometri sapendo che mi aspetta un caldo notevole e che lo strumento, di liuteria moderna o antica, di fabbrica cinese o papuanense, dovrà essere sottoposto ad un' abbronzatura per mezz' ora o otto ore. Bene, in questi casi, cioè con caldo eccessivo a prescindere dal tasso di umidità, sarebbe abbastanza azzardato mettersi in viaggio senza usare una spugnetta imbevuta di acqua (da bagnarsi di tanto in tanto quando si nota che essa si va asciugando). In questi casi il tubicino della Lemur è assolutamente inefficace poichè con il caldo eccessivo andrebbe umidificato ogni dieci minuti, pertanto la molto più economica spugnetta è di gran lunga più raccomandata. Ma questo anche se vi dovesse essere un caldo umido pure sul 90 %, e parlo di caldo esterno, non di quello che avviene all' interno del fodero dello strumento.
La paura di crepe o di cedimenti di catene o di scollature o di scivolamenti inaspettati ad esempio del piano armonico determinati in parte da una variazione repentina di temperatura/tasso di umidità dovrebbe preoccupare solo se le predette variazioni non seguono una certa gradualità. Personalmente se parliamo dell' ambiente (stanza o quant' altro) in cui si tiene lo strumento per parecchie ore, non dovrebbero spaventare variazioni come nel mio caso fra i 70/95 di umidità. D' inverno vicino al termosifone o radiatore, non faccio mettere acqua perchè conosco le variazioni di umidità con l' igrometro e non v'è bisogno di tenere più umido l' ambiente. Solitamente fra i 55/65 di tasso di umidità uno dovrebbe cominciare a preoccuparsi, anche se gli strumenti vibrano al massimo, hanno una sonorità più potente ma leggermente più aspra e di solito le differenti colofonie (tipo nyman o Pops) rendono al meglio (meglio usare la Pops se molto ma molto umido, Nyman se il tasso d' umidità è relativamente basso ... anche se alla fine rendono più o meno allo stesso modo). Io personalmente sono convinto che quella che ho definito "repentinità del tasso di variazione d' umdità" dovrebbe preoccupare o una prolungata esposizione ai raggi solari o a collocazioni in luoghi dove l' eccessiva secchezza dell' ambiente determina un notevole irrigidimento delle fibre legnose. Negli altri casi, l' acquisto di un deumidificatore potrebbe risultare anche eccessivo anche se valido sotto l' aspetto preventivo.
Inoltre sono sempre più convinto, per esperienza venticinquennale, che quando lo strumento è di liuteria moderna od antica ma fatto bene, a dovere, con scollature non preesistenti, insomma se lo strumento è fatto (o è stato fatto) bene, molte volte le disquisizioni su cambi di umidità ed affini non abbiano grosso senso per un semplice motivo: non è che gli strumenti non soffrano, ma molte volte non ci rendiamo conto nemmeno per istinto come sono cambiate le percentuali di umidità anche nel giro di un ora, per esempio nel tempo ipotetico che passa fra la collocazione nella propria stanza di casa ed il luogo dove dobbiamo tenere un concerto. Cioè, è mia convinzione che questi cambiamenti i nostri strumenti li subiscano molto ma molto più spesso di quanto pensiamo e se lo strumento è fatto ad arte difficilmente "si romperà"!!! Credetemi, quando suonavo nella ICO di Bari passavo da un 80% a casa ed un 60%in teatro.
Non sò se il mio pensiero astruso sia stato compreso. Avere un igrometro al seguito, come si trovano nei foderi rigidi dei violinisti, può e non può avere senso. Poi uno fa come meglio crede. Ma in tanti anni e con strumenti diversissimi, non ho mai avuto problemi anche gettando lo strumento in una stiva di una nave con un fodero di un centimetro di spessore. Però prevenire è sempre meglio che .... riparare
Vito liuzzi