ON ossia ONORE! Quando sento nominare Stefano Sciascia, mi si apre il cuore ... come una scia che riverbera all'infinito. Che Signore! Ama "il Bello, l'Arte e la Bontà". Con il Maestro, il nostro sfortunato strumento rientra nella famiglia degli strumenti ad arco, dalla porta di servizio in ossequio all'umiltà del nostro grande interprete, riconquistando dignità e vibratile amorevolezza. L’arco, principe dell’azione strumentale, osservato con l'occhio destro, annulla in Lui e in modo definitivo, il vanaglorioso imitare il violino dei “virtuosi” di questo nostro sfortunato (repetita) strumento, ben evidenziato dal nostro Boogie, nel tempo che fhù, con quel “oddio! … l’armonico!”. Il prudente ricorso alla filologia del nostro amato Maestro Vito, ultimo e forse vano tentativo d’invito al ravvedimento per il velocipedico che ci annoia con le sue insulse acrobazie è, come sempre, encomiabile. Servirsi della mano sinistra per "velocizzare", in luogo del piede, alterando il decorso naturale del tempo scandito dall'attacco del suono, è atto fortemente riprovevole ed evasivo della problematica del linguaggio babelico, falsamente giustificato a motivo dell’ampiezza del “diapason” e, ancor più mistificatorio e temerario in quanto costringe schiere di onesti studiosi di questo strumento ad arco, e penso ora a ciccio e Claudio, Mr. Aosta … creature innocenti, a cimentarsi in una competizione da animali veloci e, parafrasando Camille Saint-Saëns nella sua zoologica Suite « Le Carnaval des animaux », quando ricordava i pianisti, mentre sull’intestazione - in ALTO - di nbb records appare, dello stesso autore, altro animale. (Indovinala grillo .. Qual è?,.;:C a m p u s . Presidente del MORISAMOCI: che ci … Lei potrà intervenire dopo. Prego!). Appellarsi quindi alla filologia, all’impellenza del linguaggio dei suoni, è un richiamo benevolo, saggio e non riprovevole; ma siccome Vito non è mio gemello ma semplice fratello, mi rammento un mio intervento, poco benevolo e ancor meno indulgente, quando, in una Giuria di un Concorso per contrabbasso (che palle!) si presentò un esecutore Cubano, che aveva studiato a Mosca (altri tempi), che eseguì in modo tecniquàmente ineccepibile un concerto per contrabbasso ad una velocità d’esecuzione impressionante, da iperrrbrivido vitiano; io, invidioso oltremisura, come una bestia, di quella suberba mano sinistra, distolsi addirittura l’occhio mio destro dal di lui suo arco!, meditando vendetta, atroce vendetta; poiché il punteggio era da 1 a 1 0, gli assegnai lo 0 (dicasizero). Gli altri “membri” della Giuria un po’ stupefatti mi chieser0: Ma Maestr0 Fernand0, perché 0? Risposi: Per la presenza. Questo lo dico agl’innocenti: prima di recarvi in un concorso, assicuratevi che io sia in giuria, se ci sono non avete nulla da temere, rilassativi. Non posso firmarmi. OPs Nel secolo scorso e qui di nuovo interviene C a m p u s . Presidente del MORISAMOCI (Movimento per la Rianimazione e il Salvataggio di quel che rimane del Monocolo del Contrabbassista Italiano, con: NOI, dei Valori MORISAMOCI l'abbiamo già decrippitato, dell'italia! Il Presidente. Dicevo, anche se non c’entra molto, durante un concorso del “PREMIO VALENTINO BUCCHI” tenni una piccola Conferenza, si fa♯ o♭per dire, imponendomi il tema: "Estetica del movimento e virtualità del suono". Riporto qui, di seguito, ii piccolo pensiero paleolitico: “Affronterò, per intanto, solo un aspetto della virtualità del suono: non è assolutamente vero che la qualità di una musica risieda e si esprima principalmente attraverso la sua altezza, considerata quale parametro fisico del suono. In particolare sono assolutamente contrario all’idea, purtroppo sostenuta da diversi esecutori, che si alteri il registro normale del contrabbasso per raggiungere vette “virtuosistiche”. La qualità di questo strumento, infatti, non risiede nell’oppurtunità di straordinario virtuosismo, conseguenza inevitabile dell’articolazione della mano sinistra lungo l’ampiezza della tastiera, ma va sostenuta, piuttosto, attraverso una semplice osservanza: fondare il “modus operandi” sulla condotta dell’arco e rimanere nel registro dello strumento. Muovendo da quest’assunto ho prodotto, così, una nuova letteratura nella quale l’attacco del suono per valorizzare la ricchezza timbrica e il considerare gli armonici come uno spettro sonoro del registro dello strumento, divengono rilevanti nel procedimento compositivo. Non mi sono appropriato dei suoni armonici per farne del virtuosismo, ma piuttosto li ho considerati in relazione ad alcuni prodigiosi aspetti desunti della tradizione pitagorica del filosofo di Samo. In questa il numero 1 è l’inizio, per così dire, il suono fondamentale, e già il ricavare il numero 2 (il secondo armonico) da una corda vibrante è un atto di grande coscienza, una scelta estetica, filosofica, evolutiva… Utilizzare il contrabbasso per renderlo simile ad un violino mediante l’utilizzo dei suoni armonici è per me una modalità aberrante e da evitare, visto che non è un violino. Il virtuosismo, infatti, non è riferibile ad uno strumento che bisogna imitare, ma, semmai, è coscienza di sé …” Continua, ma termino, perché mi sono annoiato.
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