Per dirla tutta … io ero conoscenza dell’edizione del mio amico Rodney (Rodney Slatford, creatore della York Edition), che qui saluto, ma animato come sono attualmente da un spirito autarchico che mira a sostenere il prodotto italico nazionale, per quanto possibile, non l’avevo menzionata. Mentre va riconosciuta alla nostra Casa Editrice Ricordi, il merito di un’eccellente sostegno al nostro strumento (Bottesini, Billè ...). Per questo motivo, ugualmente, da diverso poco tempo non nomino più la mia “Suite I” (notare la malcelata ipocrisia), perché ora è il tempo di ritirare i remi in barca ed apprendere un’arte ed un mestiere, e perché no, pensando al suolo italico. Ora l’argomento è di nuovo rimbalzato, inopinatamente, alla ribalta. Sì, perché nel secolo scorso si sollevò la questione (quella fu veramenteuna diatriba!) di ricondurre tutto il repertorio contrabbassistico all’accordatura d’orchestra, a grave danno, in particolare e a mio avviso, dell’immagine del nostro amato Giovanni Bottesini. Tra le aberrazioni che accompagnano ciclicamente il nostro strumento, va menzionata anche quella, appunto, del secolo scorso, quando un intraprendente movimento di pseudo-cultori del contrabbasso mirava a ricondurre nell’alveo orchestrale il contrabbasso … come? Attraverso l’accordatura per l’orchestra: MI 1 – LA 1 – RE 2 – SOL 2. Io che sono un bottesiniano convinto, non più né meno di Silvia, e che a quei tempi ero molto più belligerante di oggi (ma non è dovuto all’età, che non avanza) esternando le mie opinioni con estrema violenza, reagii … come? Tacendo! E nessuno potrà contraddirmi al riguardo, infatti, il pensieroGrillo non è mai stato conosciuto, ma sempre sottaciuto finanche quale persona fisica esistente (vedasi qualsivoglia blog/forum) se non quando, di mia libera scelta mi sono pronunciato, da una manciata di mesi, in Contrabbasso Italiano, attenendomi solo ed esclusivamente a questo forum per i miei commenti (voce fuori campo: Cosa abbiamo fatto di male?). La “diatriba” investì anche la produzione delle materie prime: LE CORDE! I produttori delle stesse non videro di buon occhio un’operazione semi-culturale “in fieri” in quanto essa avrebbe comportato una drastica riduzione del prodotto manifatturiero e fors’anche della manodopera, con la perdita di posti di lavoro, per non parlare poi del danno economico in tutta la filiera, dal luogo di produzione (leggasi: TIR per le corde dei contrabbassi) sino a quelli della distribuzione (occhiolino a Elindro, no a Bonacchi), qualcosa di simile di quello che sta avvenendo oggi, ma per altre materie. Per i fabbricanti di corde la denominazione “Doppio Basso” è molto più significativa e pregnante nel rispetto del piano economico, essa, infatti velatamente sottende un aspetto formidabile, quello di “Doppie Corde Basso + DO 1” a cui qualsivoglia diplomando in un Conservatorio di Stato dovrà assoggettarsi con duplice acquisto di corde (4 SOLO + 4 ORCHESTRA = 8 CORDE + DO 1 ad libitum). Una vera manna per i produttori di corde!. Purtroppo il solidale e parsimonioso Giannantonio poco o nulla potrà fare al riguardo. (io uso: accordatura “solista” e nella musica da camera abbasso le corde di un tono). Purtuttavia la York, visto che è stata nominata, perseverò nel travisamento delle reali intenzioni di Giovanni Bottesini a prodursi, egli stesso, con l’accordatura delle triplice corde: SI 1 – MI 2 – LA 2, che altro non era se non aver uno strumento agile e meno ingombrante (di corde) e, in definitiva, la sua propria « boîte à joujou ». Prerogativa legittima, di un grande musicista che per primo si avventurò nelle regioni stratosferiche della corda vibrante, non per imitare il violino, come gli sciocchi credono, ma per dare, piuttosto, una visione del suono che prescinda dalla semplice azione strumentale. La cosa che più avvilisce in quel temerario tentativo di pseudo-cultori (globalizzatori “ante litteram”!) e tra questi il mio amico Rodney, che qui saluto di nuovo, fu quella di ricondurre il repertorio contrabbassistico all’uso dell’accordatura orchestrale. Quale repertorio? Principalmente quello mirabilmente creato da Giovanni Bottesini, (e qui ci siamo), miseramente espresso, a mio modesto avviso, da Dragonetti, degno quello Dittersdorf, ancor più immeritatamente per Hindemith che manifestò invece gran rispetto per il contrabbasso, accollandosi di buon grado l’accordatura solista e producendo di converso una formidabile partitura “d’accompagnamento” per il pf. difficilmente trascrivibile anche con Finale 2009; preservando, in definitiva, l'opera da possibili tentativi di modificazione o stravolgimento, e … fuori del tempo con la mia Suite I (voce fuori campo: ci risiamo MaestroGrillo!) … se ho dimenticato qualcuno l’ho fatto volutamente. Apprendiamo dal periodo barocco, dalle viole pompose da braccio e da gamba, sino a giungere al violone o arciviola contrabbassa, dove il numero delle corde e la loro accordatura dipendeva spesso dal “capriccio” dell’esecutore o dalla ”invenzione” del compositore! (e qui il nostro dinibass … “Re: Quali corde usi? Risposta #10 - 27.10.2008 alle 18:30:49 … ma infatti sono convinto che il suono sia nella testa e nelle mani, più che nelle corde!” potrebbe aggiungere: “e dall’accordatura delle stesse! Qualora non lo facesse lui (ipotesi molto peregrina) lo farei io”. . . .
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