Hot Topic (More than 10 Replies) "Segni del tempo" by Francioni -observat (Read 9569 times)
vitoliuzzi
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"Segni del tempo" by Francioni -observat
04.01.2009 at 12:49:11
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Segni del tempo"-E. Francioni - osservazioni a braccio

Enrico,
premesso che ci conosciamo solo virtualmente, che mi hai detto di volere una recensione, che ho ascoltato tre volte il tuo CD, che mi sono permesso solo di fare osservazioni "a braccio" e che qui riporto, nel senso che stamane, causa il cattivo tempo, mi sono messo a scrivere come veniva veniva (la versione finale se ti va la metto sul sitarello), spero che la nostra amicizia seppur ripeto virtuale non venga meno dopo quello che ho scritto.
Vl
« Last Edit: 05.01.2009 at 13:36:54 by vitoliuzzi »  

vito liuzzi
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Re: "Segni del tempo"-E. Francioni - osservazioni
Reply #1 - 04.01.2009 at 15:44:34
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OT

Enrico, il booklet lo sto leggendo ora ed è molto ben fatto. Trovi tutto sul sitarello che sai. Non l' ho letto prima perchè poi ti condiziona mentalmente. Ciao
  

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dinibass
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Re: "Segni del tempo"-E. Francioni - osserva
Reply #2 - 05.01.2009 at 09:31:41
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..scusa Vito, l'osservazione te la devo fare: troppo lungo!

E' bello trovare recensioni tanto dettagliate, ma se eccedi poi la leggono in due.... Mi permetto di suggerire concisione!

ciao
giorgio
  
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vitoliuzzi
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Re: "Segni del tempo"-E. Francioni -
Reply #3 - 05.01.2009 at 13:35:52
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dinibass wrote on 05.01.2009 at 09:31:41:
..scusa Vito, l'osservazione te la devo fare: troppo lungo!

E' bello trovare recensioni tanto dettagliate, ma se eccedi poi la leggono in due.... Mi permetto di suggerire concisione!

ciao
giorgio


Quando mi capita di scrivere delle vere recensioni su qualche giornale locale (queste sono osservazioni più dettagliate), chiedo sempre quanto spazio ho a disposizione. In base a quello mi regolo.

Il problema è capire se è interessante per Enrico. Se gli avessi scritto il booklet (cosa che mi sono rifiutato di fare perchè non me la sentivo)
sarebbe stato tutto diverso.

Giorgione,
se vuoi la riscrivo per te, magari mi vengono altre idee, in una sola paginetta !!! Cambia, per mia abitudine, il taglio che diventa molto più giornalistico. Frasi brevi e poche lungaggini. Insomma un pò come mi capitò con le osservazioni fatte al Cd Mantra di Stefano. Quello poteva andare relativamente bene in un booklet o giornale specializzato, meno sul Corriere della Sera, per intenderci  Smiley

Finisco. Sai la cosa più strana quale è stata. Che quando mi sono andato a leggere il booklet del Cd, dopo aver scritto le mie osservazioni, ho ritrovato qualche effimera coincidenza. 

Ma ZIGNANI è veramente molto ma molto preparato. E' stato un bene per Enrico avergli affidato la prefazione al suo CD.

OT.:
Giorgio, a quasi tutti i miei allievi farò montare le Bel Canto. Sono meno gracchianti delle weich? Ciao 
  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #4 - 06.01.2009 at 19:55:46
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Ma fa schifo la versione finale. QUESTA E' LA VERSIONE FINALISSIMA delle Osservazioni sul cd di Enrico Francioni "Segni del tempo". Siamo lì, però ...

Un favore VIC ... puoi cancellare (pensavo ancora di poterlo fare io)
i post nn. 4/5/6/7 ed 8? Mamma mia!

Osservazioni su i “Segni del tempo” di Enrico Francioni
                       
                                               di VitoD.Liuzzi


“Nemo propheta acceptus est in patria sua”
     Partendo dal noto brocardo latino, il quale nel caso specifico di “Segni del tempo” di Enrico Francioni che si spera vivamente non abbia seguito specie in un ambiente come quello italiano, sovente vedente e tendente a soprassiedere in merito a composizioni artistiche che si distaccano, o sovente non rimembrano un determinato tipo di scrittura musicale, specifichiamo subito e, con vigore, che le parole che seguiranno non costituiscono una vera e propria “critica” (nel senso più lato dell’ idioma), bensì avranno uno scopo esclusivamente di tipo osservativo, teso possibilmente ad identificare nella modalità compositiva del Francioni l’ essenza o l’ Essere, anche criptico, di questo lavoro che si presenta nel panorama internazionale non tanto come un evento o una conferma di un contrabbassista-compositore ben conosciuto nei confini italici, bensì come l’ espletamento di varie situazioni sonoramente particolareggiate e ben delineate che, a nostro giudizio, risultano essere meritevoli di grande attenzione e cautela, specie nel giudicare la materia sonora che compone il compact disc.
     Come spesso accade in un ambiente teso a sicostarsi dai parametri contenutistici più scontati e talvolta eccessivamente portati “in auge”, un primo problema che si pone è quello di carattere squisitamente definitorio: nel nostro caso non si lascia spazio che ad un’ unica e forse incontestabile definizione del lavoro di Francioni come “un poeta dell’ avanguardia classica con uno spunto di romanticismo contemporaneo”, affermazione che assomma in sé non tanto un filosofismo di tipo sofistico, bensì una considerazione che ben si attaglia ad una serie di brani che fluttuano nello spazio-tempo con una logica consequenzialità estremamente piacevole anche per coloro che, per cultura propria o disattenzione innata a certi fenomeni sonori, mal percepiscono delle musiche che si distaccano dal tradizionalismo di stampo classicheggiante, definizione quest’ ultima in sé e per sé già errata. Inomma, vi sono cose che è bene dire, ma che possono essere dette al momento inopportuno ed alle persone non idonee. Un caso potrebbe essere proprio questo, nostro malgrado.
Infatti ci troviamo innanzi ad un contrabbasso che, ad esempio, nel suo solipsimo più stravagante, si accompagna ad altri strumenti quali un ottavino, un flauto, un violoncello e niente di  meno che ad un arpa. Ma il Francioni contrabbassista-solista non ha elaborato questo lavoro con caratteristiche in cui la voce del caro mastodonte assume la prevalenza, bensì si è voluto mettere in evidenza come sia l’ aspetto prettamente compositivo e quello esecutivo possano andare di pari passo ed a livelli creativi di un certo spessore, e che tra l’ altro non vogliamo assolutamente decontestualizzare. Una chitarra, un flauto anche in Sol ed  altri strumenti citati  vengono manipolati con destrezza, abilità, intuizioni e spirito di non-protagonismo assolutamente apprezzabili, anzi meritevoli di grande attenzione da parte di una 

  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #5 - 06.01.2009 at 19:56:28
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critica a volte più propensa a pensare in maniera eccessivamente intellettualistica che concreta e propensa ad un’ analisi più semplicistica ma, tecnicamente preparata nel giudicare, osservare, minimizzare o massimizzare quella che è poi un’ Idea costante e lungimirante, a mò di quella che si può ritrovare in Segni del Tempo. Quello che abbiamo definito in questo lavoro compositivo come “materia sonora”, non può essere suscettibile di una facile catalogazione o definizione, poiché trattasi di risorsa conoscitiva-innovativa, sotto alcuni aspetti, e classicisticha sotto talaltre angolazioni, che possiedono uno spirito romantico di alcune cellule sonore, anche microtonali, le quali forniscono un risultato finale estremamente variegato e che lascia l’ ascoltatore ben presente-e-non-assente nella percezione dei brani che si susseguono con estrema logica di stampo razionalistico, non volutamente improvvisativa, ma estremamente coerente con se stessa per tutto il cammino sonoro che accompagna l’ ipotetico fruitore di tale Arte, non definibile aprioristicamente. Un discorso univoco, scevro di quella facile ripetitività che spesso si riscontra in fenomeni acustici similari a quello oggetto di questa analisi. E’ come dire che la critica più alta è la cronaca della propria anima. Essa ha maggior fascino che non abbia la Storia (nel nostro caso musicale) perché ne siamo oggetti noi stessi. Ben si confà anche l’ Idea secondo la quale tale Storia è più dilettevole della filosofia musicale, perché l’ argomento è concreto e non astratto, reale e non fittizio. Unica forma civile dell’ autobiografia dell’ artista, perché si aggira non intorno agli avvenimenti ma, ai pensieri (musicali) della vita dell’ autore, non tratta di azioni o circostanze dovute a casi fisico-acustici, diremmo noi, ma che ha per argomento gli aspetti spirituali e le passioni immaginative dello Spirito stesso. Esattamente come accade per il Francioni, compositore ma anche virtuoso del suo strumento, il contrabbasso, che attrae con un linguaggio sonoro affascinante e sotto certi aspetti idealistici. Un lavoro di “effettistica” già riconosciuta da taluno? Assolutamente no! Altrimenti la composizione non avrebbe quella diversità e varietà che, tuttavia, costituiscono il sottile filo conduttore preciso, puntuale e durevole in quello che si definisce lo Spazio-Tempo. Non vogliamo in questa sede operare una vivisezione di “Segni nel tempo”, anche perché non ve ne è l’ assoluta necessità. Ma alcune osservazioni particolaristiche e tecniche sono degne di nota, e non possiamo rifuggire da queste.
     Alcuni esempi potrebbero meglio far comprendere al lettore quello che si vuol mettere in evidenza, sottolineando come le tematiche del Francioni siano di per sé simili a “piccoli quadri pittorici”, la cui visibilità è tracciabile tramite l’ alternanza di suono-silenzio-suono o silenzio-suono-silenzio che ne ingrandiscono l’ immagine senza alterarne i contenuti. Un flauto che si esprime con grande nitidezza espressiva, estrema pulizia dei suoni anche nei passaggi più ardui, l’ accentuazione estrema di dinamiche che partono da suono-zero per ripercuotersi in un infinito-ben-delineato (assurdità logica ma percepibile). L’ utilizzo di staccati espressi con grande virtuosismo tecnico-espressivo e l’ utilizzo di tutte le potenzialità espressive dello strumento, fanno ad esempio di Flabrum un brano in cui le cellule melodiche finali, spesso ripetute, si avvalgono anche di una serie di “mordenti” che costituiscono una sorta di “osannazione” ad un tempo sì segnato, ma sempre ben cadenzato. Questo “segno nel tempo e del tempo” poteva essere il titolo più idoneo del lavoro ed il
  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #6 - 06.01.2009 at 19:57:00
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perché lo si potrà comprendere nel seguito di questo discorso che stiamo affrontando contemporaneamente e insieme ad un ipotetico ascoltatore. Il contrabbasso, sempre in quella pacatezza espressiva che delinea e permea l’ intero compact-disc, si avvale di tecniche sopraffini, come una riverberazione dei pizzicati sempre ben articolata e che scandisce questo “Tempo” da cui inesorabilmente l’ interprete-compositore-esecutore non riesce a distaccarsi; si avvale anche di un rincorrersi di suoni armonici che dimostrano grande sensibilità  espressiva, talvolta riecheggianti filosofie orientaleggianti ove il tempo è ben segnato, scandito e discretamente silenzioso.
     Di rilievo anche l’ affiancarsi di due strumenti opposti come il contrabbasso e flauto, i quali spesso riescono qui a riprodurre timbriche similari ed estremamente anche ben intonate, sebbene tutti i brani si contraddistinguano per l’ utilizzo di microtoni mai eccessivi o trasbordanti nel loro continuo esplicarsi o ripresentarsi. L’ aspetto principale, secondo noi, è questa voglia di costruire un “dialogo narrativo” vero e proprio, talvolta all’ unisono altre volte per terze od anche tramite dissonanze creative. Evidente il carattere introspettivo di Record’ en flans , dove la scrittura si presenta ben delineata ma mai semplicistica, fuorviante o eccessivamente maniacale; per non parlare della ripresa sonora di un contrabbasso sicuramente di eccellente livello, ove il “fraseggio” si esprime con grande attenzione rispetto all’ oggetto dinamico. “Contr’ tast” . Solo violino. Quasi una sfida della conoscenza compositiva sulle reali possibilità dinamico-espressive dello strumento. E qui si ripresenta una tematica cara a Francioni: l’ alternarsi di armonici ai limiti dell’ udibilità a cui fanno da contrasto i pizzicati che delineano l’ aspetto temporale che è l’ elemento unificatore di tutte le composizioni realizzate. Notevoli le conoscenze in merito alle potenzialità dello strumento, come già accennato in precedenza, ma con questo carattere quasi dimesso, e poi riscontrabile anche in altri brani, quasi a voler significare una forma di introspezione personalistica dell’ autore, che preferisce sempre ben cadenzare l’ utilizzo che viene fatto di un violino, il quale si esprime con estremo lirismo e precisione tecnica. “Mestizia visiva”, con un altro aspetto ricorrente di cellule melodiche che aprono e chiudono un discorso talvolta più che suonato, oseremmo dire “parlato”. Il frusciato degli armonici nel violino si ricollega a quel discorso espresso in precedenza circa una sorta di “ quadri pittorici” visivibli; molto precisi i passaggi fra pizzicati e suoni sulla tastiera che esprimono un’ affidabilissima e competente esecuzione del violino di Farinacci, sempre attento ad esprimere in maniera magistrale queste domande e risposte che si ripresentano in una stessa frase.      A volte si ha proprio questa visione di più persone che discutono, che animano i loro pensieri usufruendo del suono ma anche del silenzio, rapporto di base sempre presente in tutto il contesto compositivo, cardine dell’ esistenza umana. Ciò che più apprezziamo è anche l’ oculatezza con cui viene usata la percussività innata di tutti gli strumenti, magari meno in un violino, ma sintomo questo di una forma quasi di religioso rispetto nei confronti di uno strumento il cui valore storico è a tutti ben noto ed evidente. In questo nostro “excursus” attraverso le tracce volutamente inserite in Segni del tempo con estrema attenzione dispositiva, Cluster  fornisce materiale a Francioni per avviare un discorso compositivo dove ottavino, flauto, flauto in sol e contrabbasso si uniscono in una formazione estremamente stravagante, ma di
  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #7 - 06.01.2009 at 19:57:35
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notevole impatto sonoro. Una parte iniziale dove sembra che il contrabbasso la faccia da padrone, si pone più in evidenza rispetto agli altri strumenti, in specie con questa percussività che insieme a sonorità e bicordi ottimamente realizzati, portano ad un certo punto l’ ascoltatore a raffigurarsi delle “campane mistiche orientaleggianti”, sempre in questa punteggiatura ed accentuazione di un Tempo che scorre pacato sì, ma con una sorta di inesorabilità (e la medesima cosa compare con i flauti che  scandiscono un tempo fatto mai di frenesia nevrotica ma costituito da estrema lucidità linguistica-compositiva). L’ uso del “sautillé” ai limiti delle possibilità espressive del contrabbasso, ed altri elementi tecnici, sembrano ad un certo punto creare una sorta di “caos esistenziale”, con l’ ostinato dei fiati che mette in risalto la qualità dell’ intero brano ma che, secondo chi scrive, è anche il risultato di una spiccata sensibilità di Francioni, aspetto che non sta a significare l’ uniformità dei vari brani anzi, al contrario, la dimostrazione di una certa inquietudine che poi è caratteristica conduttrice di alcuni brani più introspettivi, che si riconoscono con estrema facilità percettiva. Torniamo al solo contrabbasso, strumento sul quale Francioni dimostra di possedere una serie di varianti esecutive anche qui degne di ammirazione, poiché non scende mai nella banalità di carattere compositivo, od in una forma di ovvietà interpretativa, ma dimostra di avere fra le mani, e specie nel brano di cui parlasi, un vero e proprio “contrabbasso parlante”. Troviamo una ricerca appunto estrema della giustezza dei tempi nelle singole frasi, con pizzicati molto precisi e questa razionalità espositiva che spesso è ben evidenziata tramite l’ utilizzo di armonici artificiali a sfinire, abilità tecnica non improvvisata ma voluta secondo quanto la sua scrittura riflette su foglio. Le lunghe pause sono l’ aspetto predominante, specie se paragonate ai brani che precedono “Ricercare” e non posso stare che a significare come il silenzio quasi cosmico costituisca una rottura nel fluire di un tempo il quale scorre inesorabile ma che pur lo comprende. E per poter meglio comprendere quello che si sostiene, Francioni qui è molto abile nello sfruttare tutte le possibilità espressive del suo contrabbasso, di grande ed ampio respiro. Quindi un “Trio”, in questo caso più rassicurante specie perché composto da viola, violoncello e contrabbasso che, appartenendo alla fine ad un’ unica famiglia, ben interagiscono fra loro. Un brano che preferiamo particolarmente poiché qui è evidente quel segno-del-tempo che parte da una sorta di basso ostinato, per poi alternarsi fra gli altri strumenti sicuramente al fine di valorizzare un particolare concetto creativo di tipo compositivo che, fino a questo punto, Francioni è riuscito a realizzare appieno. Interessante la parte in cui il contrabbasso cerca di dialogare, riuscendovi quasi magicamente, con dei sincopati ostinati del violoncello, mettendo per la prima volta in risalto un tempo diverso da quello utilizzato in precedenza, ma sotto il profilo concettuale sostanzialmente identico. L’ utilizzo inoltre di una forma quasi a mò di canone, riconferma quella nostra tesi della ricerca di un dialogo fra gli strumenti utilizzati, all’ interno di una spazialità sonora composta e rispettosa di quella determinata scorrevolezza del tempo lenta ma, come sempre, ben cadenzata. Subito dopo passiamo nuovamente in una situazione di caos a carattere introspettivo, nel quale prevale l’ alternanza fra pizzicati ed arco e, per un attimo, si ha la sensazione di ritrovarsi in una situazione ambientale estremamente piacevole, ma di stampo più occidentalistico. Si tratta proprio di uno
  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #8 - 06.01.2009 at 19:58:09
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spunto di breve durata. Ed allora vi è la ricomposizione fra i tre strumenti “dialoganti”, all’ interno della quale la nitidezza espressiva rappresenta il caposaldo di questo ultimo movimento. La cosa che più ha colpito positivamente di tutte queste composizioni è stata la particolare precisione nell’ esecuzione di passaggi talvolta esasperati, per la loro difficoltà, e questa “pacatezza” interiore di Francioni che in un mondo atonale sembra preferire quasi delle tonalità minori più temperate. Insomma, si ha la sensazione obiettiva che esistano nel compositore due aspetti contrapposti fra loro: la pacatezza come detto da una parte e un’ inquietudine interiore, tutto compreso in un tempo che fluentemente scorre, ma che sicuramente fa sì che l’ intero Cd possa pretendere di assurgere a vette ben più elevate. Ed infatti la contestualizzazione dei fatti non termina qui, visto che passiamo ad i cc.dd. Segni del tempo per Arpa e Contrabbasso propriamente detti, brano di estrema bellezza compositiva nel quale il compositore, ancora una volta, preferisce iniziare il suo nuovo dialogo narrativo con una serie di armonici, anche artificiali e dove si evidenzia un vero e proprio “contrabbasso virtuoso”; oltre ad un’ arpa grazie alla quale la Patrizia Marciani si mette ulteriormente in evidenza con passaggi, anche questi, di grande virtuosità ma, soprattutto, che provvedono ad una serie di “effettistiche” assolutamente sconosciute per chi scrive, certamente più congeniali a Francioni che ne ha saputo, ancora una volta, valorizzare l’ alta forma contenutistica. Ma non è finita qui. Infatti il contrabbasso, ancora una volta ottimamente ripreso magistralmente dai tecnici del suono, in una serie di virtuosismi in cui c’è poco di scontato visto che tenta, riuscendovi, di imitare un’ arpa che in questo secondo movimento sembra avere un compito più d’ accompagnamento, sfrutta i tipici glissati a sfinire e “ricche” di un certo effetto. Ma è qui che si può apprezzare il Francioni che vive quella specie di “avanguardia romantica”, cercando e trovandolo un’ espressività lirico-sonora che fa pensare ad un certo Koussevitzky, cellule melodiche che si discostano notevolmente da quelle presentate e realizzate in precedenza, e che in maniera realmente lapalissiana dimostrano l’ abilità, la destrezza dell’ esecutore nel suonare, anche sulla tastiera e con grande intensità, ma sempre di stampo intimistico. I “Cinque piccoli pezzi” per chitarra solo, amabilmente suonata da Aldo Vianello, ritorna sul selciato del tempo scandito quasi un secondo alla volta. E’ tipico l’ utilizzo degli armonici chitarristici, dove si può notare un’ esecuzione estremamente sensibile, specie nell’ evidenziazione estrema delle dinamiche, e di un fraseggio in cui ritornano le grandi pause, ma trattasi del momento nel quale silenzio-suono appaiono la stessa ed identica cosa. Non vogliamo entrare nel “filosofismo musicale”, ma si tratta del momento più emozionante ed importante di tutto il contesto compositivo. Il tratteggiarsi sempre di questo ritmo ben cadenzato (è il “leit motiv” dell’ intero Cd). La chitarra ad un certo punto sembra sdoppiarsi e nel Rondel vengono evidenziati due aspetti della “scienza musicale”: il ritorno al “suono zero” ed una resa espressiva del chitarrista che suona più “al manico” riuscendo con grande perizia ad evidenziare passaggi dal “ppp” al “mf”, anche qui manifestazione non estemporanea di un virtuosismo mai fine a se stesso. Lo si può notare in questa sorta di “accordi tremolati o tremolanti”, in questo utilizzo compassato della chitarra e nella bellezza di sentire su questo strumento una sorta di “frusciare del tempo” su
  

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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #9 - 06.01.2009 at 19:58:52
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corde non certamente a ciò predisposte, ma che fanno realmente pensare e percepire questa sensazione di “ventosità sonora”, estremamente valorizzante. Giungiamo al termine di queste semplici osservazioni sui “Segni del tempo” di Enrico Francioni  con un brano “Zauberspiegel” che non poteva essere se non un brano dedicato al contrabbasso solo, strumento principe del compositore. Un inizio che oseremmo definire “alla Rabbath” (non me ne voglia l’ esecutore), con l’ utilizzo dell’ arco molto vicino al ponticello e con sonorità che in questo caso si possono definire estremistiche. Il Tempo si fa notevolmente più cadenzato, meno pacato rispetto ai precedenti brani. La ripresa sonora dello strumento, in questo contesto, ne mette in risalto tutti gli aspetti espressivi-tecnico-esecutivi. Un’ ostinazione temporale che talvolta fa a pugni con un basso ostinato, con un fraseggio limpido e puro, con l’ uso di armonici sempre più evidenti. Sembra ritornare quella inquietudine esistenziale di cui si faceva cenno, ma in maniera marcata e decisa, passando attraverso glissati e sonorità misticheggianti, ad una serie di bicordi balzati che quasi tendono a ricreare una situazione sempre più caotica ma ben misurata, e con un fraseggio realmente estremo dal pianissimo al fortissimo in questo caso, in cui anche le pause si fanno molto più lunghe. Alla ripresa, il contrabbasso sembra quasi collidere con una certa forma di lamentosità che si esercita con virtuosistici “sautillè” proprio sugli armonici. C’è un ritorno quasi dovuto a quelle sonorità mistiche, orientaleggianti nelle quali i pizzicati più che mai tendono a divenire dei cantabili. Un archetto tambureggiante sulle corde con rimbalzi esasperati ed una tipologia effettistica che predilige anche il c.d. “strofinìo”. Il canto qui è sempre più di tipo percussivo e non manca mai l’ alternarsi del silenzio-suono-silenzio, ove sembra quasi di ritrovarsi nelle predette tonalità minori ed in cui le sonorità si fanno di carattere mantrico e/o tantrico, ed infine una percepibilissima cadenza temporale maggiore. Il tutto condito da un virtuosismo lirico-affettivo, in cui i cantabili si presentano sia in posizione al manico che al capotasto, segno questo di padronanza dello e sullo strumento. Insomma, una conclusione di un lavoro “assemblato” da brani concepiti in momenti diversi, con maggiore sfoggio di frasi melodiche e dissonanze mai fini a se stesse.
     Una produzione, questa di Francioni, che non lascia “segni” sulla valenza del compositore che, sempre a nostro giudizio, merita un tributo soprattutto per aver creato un lavoro che potevamo pensare sulle prime frammentato o frammentario, ma che al contrario ha dimostrato le capacità di un Artista che pensiamo debbano essere valorizzate da una critica sempre più ampia e conoscitiva. Senza dimenticare l’ estrema competenza esecutiva anche di Francesco Manna (ottavino, flauto e flauto in Sol), Aldo Vianello alla chitarra, Aldo Zangheri alla viola, Gabriele Zoffoli al violoncello, Pasquale Farinacci al violino e Patrizia Carciani, “last but not least” all’ arpa. Un insieme di professionisti ed artisti al servizio dell’ Arte musicale, e non solo.   

                                         A cura di Vito D. Liuzzi
  

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Re: "Segni del tempo"-E. Francioni -
Reply #10 - 10.01.2009 at 12:47:44
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OT.: Giorgio, a quasi tutti i miei allievi farò montare le Bel Canto. Sono meno gracchianti delle weich? Ciao

ciao Vito e grazie per tutte le spiegazioni.

Rispondo al tuo OT: le Bel Canto non sono affatto gracchianti, se per gracchianti intendi quella particolare enfasi sugli armonici e sulle frequenze acute che si verifica con certe corde in fase di attacco (lo 'sctratch', per intenderci). 
Peer Weich forse intendi le Spriocore Weich? Questo non mi è chiaro.
Le Spirocore soffrono facilmente di un po' di scratch, anche se ho riscontrato che questo si può riscontrare più o meno potente (e più o meno fastidioso) a seconda del contrabbasso e del suonatore.

Le Bel Canto sono ottime corde e anche molto durature; mi risulta che l'Orchestra del Teatro Regio di Torino le stia montando su tutti (o quasi) i contrabbassi.

Recentemente ho scritto un report sulle Bel Canto per la Pirastro (erano interessati a uno studio sulla concorrenza...) e te lo posso inviare per email se desideri.

PS - sto testando le Evah Pirazzi, e sono grandi corde, un miglioramento rispetto alle Obligato specialmente con l'arco. Se prima reputavo le Dominant leggermente superiori alle Obligato in fatto di qualità del suono (seppure più fragili), le Evah Pirazzi a mio personale parere le superano entrambe.

Disclaimer: queste sono tutte opinioni personali non mi assumo responsabilità di sorta qualora qualche collega che mi legge decide di acquistare delle corde basandosi sulle mie opinioni e poi ne fosse insoddisfatto. 

saluti!
  
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Re: "Segni del tempo" by Francioni -observat
Reply #11 - 10.01.2009 at 17:44:32
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OT

Circa le Bel Canto ecc....

Anche a me hanno fatto testare le Evah Pirazzi, poi le ho regalate ad un mio allievo. Sul mio contra andavano abbastanza bene. sai mi sembrano una versione delle Obligato che hanno però una robustezza
maggiore. Ma il timbro budelloso delle Obligato è irraggiungibile, imho. Le Evahs hanno un timbro simile ma sembra più opaco. Pazienza, le Obligato ti dureranno un paio d'anni o poco più, ma la
differenza è notevole. Però sono molto meglio di altri modelli della Pirastro.

Bel canto.
Grazie Giorgio, aspetto una tua mail sulla tua recensione.
Mi piacerebbe tradurla, se ci riesco, e metterla nel sitarello. Che ne pensi? Fammi sapere perchè ci sarà la versione in Italiano a firma tua
e quella in Inglese (riduttiva) a firma mia e tua. Poi eventualmente ti spiego. Tanto ormai visto che non posso studiare sul contra per la
tendinite al dito indice della sinistra (la cosa è purtroppo molto seria)
cerco di tirarmi sù inventandomi qualcosa. Ma non è facile.

Torino hai detto? Mi fa ricordare il grandissimo Emilio Benzi. Che Artista. Poi se volete vi racconto un aneddoto su caro Emilio e l' altro virtuosissimo Ovidiu Badilà, quest' ultimo veramente un geniaccio.
Per fortuna che ci ha lasciato tre cd favolosi. E' la vita!

Grazie Giorgione

VltC
  

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