ciao Boogie, all'affermazione di serafino ho già risposto argomentando il mio punto di vista, da questa mia risposta hai estrapolato una affermazione da me espressa a titolo di chiusura del post e ovviamente non argomentata. Su questa ti esprimi con un “esageratoooo” , penso voglia dire che sarebbe giusto argomentarla. Mi appresto a farlo, premettendo che ognuno ha i propri punti di vista. Se questi punti sono diversi è inevitabile che i panorami che si presentano, di volta in volta siano diversi. Per panorami intendo il modo di concepire il mondo della musica in sé. Tutto il Creato è musica, ma certi suoni non ci è consentito udirli perché non possediamo la perfezione assoluta. Siamo limitati, e con questi limiti dobbiamo convivere; come se non bastasse questi limiti non sono assegnati a tutti in parti uguali ma variamente distribuiti nella forma e nella sostanza: Da questo assunto, punti di vista diversi portano a formazioni musicali diverse. E come disse l’uovo in camicia dopo i fatidici due minuti, “ora passiamo al sodo”. Una prima formazione musicale può essere, anzi lo fu, istintiva. Basata sulle percussioni, più che sui suoni era vincolata alla differenziazione ritmica. Solo in un secondo momento si curò il suono con variazioni nella durata e successivamente con accorgimenti diversi (altre fonti sonore) si ottennero suoni diversi. Il tutto opportunamente miscelato dette vita ad un percorso di insieme che possiamo già considerare musica dei giorni nostri. A quel momento l’istintività lasciò posto alla necessità di coordinamento attraverso un percorso di insegnamento specifico. L’uomo si ingegnò prima in un insegnamento visivo-acustico, cioè imparava guardando e ascoltando gli altri, poi ci si dette delle regole…. e con un balzo di secoli arriviamo ad oggi, con tanto di conservatori e scuole varie. Ancora oggi chi vuole imparare a suonare uno strumento ha a disposizione gli stessi mezzi: quello istintivo (oggi si chiama “a orecchio”, anzi “fai-da-te)) o quello classico cioè conservatori e/o scuole. Molto diversi uno dall’altro (ci mancherebbe), ma sorprendentemente sia dall’uno che dall’altro possono fiorire delle eccellenze musicali. Questo perché chi suona a orecchio, se dotato dei requisiti necessari (psico-fisici) e forza di volontà, trova il tempo di studiare in proprio arrivando ad erudirsi al punto che, in molti casi, supera le conoscenze acquisite da chi in conservatorio ha studiato per pari tempo, anche se con molta volontà ma mediocri attitudini. Ad un contrabbassista di fila non servono particolari attitudini per fare del pieno con pedali che durano per l’intera partitura (forse l'avevo già detto in un'altro post), e così è anche per tanti altri strumenti. Ma torniamo al contrabbasso che non sia quello di fila ma un passo più su, il “solista”. E’ innegabile che debba avere ben altre qualità e capacità: un’ottima tecnica, un’ottima lettura, un’ottima velocità esecutiva, un’ottima quadratura, un’ottima intonazione; ma stranamente se difetta in conoscenza armonica quasi nessuno se ne accorge e questo perché deve leggere ed eseguire ciò che è scritto. Diverso il caso del contrabbassista che scrive (compone), in questo caso la conoscenza armonica è indispensabile, ed esegue ciò che con tutta calma ha scritto a tavolino con l’ausilio magari di un pianoforte (l’armonia, ma anche il contrabbasso purchè non siano esercizi di tecnica strumentale, si studia al pianoforte). Esiste poi un’altra categoria di contrabbassisti e sono coloro che compongono mentre eseguono, per questi le conoscenze e gli studi devono essere quantomeno a livello pianistico. A confronto di molto meno il 5° di conservatorio in clarinetto è sicuramente una passeggiata. Non sono esagerazioni drammatiche, è la realtà. Le realtà possono essere tante e diverse da quella descritta ma fanno parte delle eccezioni che confermano la regola. Senza presunzione alcuna, questo è il vic-pensiero.
|